Speranza conferma l’arrivo del vaccino anti Covid entro fine anno: “orgogliosi del nostro Paese”

La domanda più ricorrente degli ultimi mesi riguarda il vaccino anti Covid-19, ed in particolare ci si chiede quando questo sarà finalmente disponibile per tutta la popolazione.

La Commissione europea ha già firmato un contratto che prevede, nel caso in cui la sperimentazione dovesse dare risultati positivi, l’acquisto e la distribuzione delle prime dosi di vaccino anti Covid già entro la fine del 2020.

Lo stesso Ministro della Salute Roberto Speranza lo ha ribadito, confermando le anticipazioni fatte alcune settimane fa.

Inoltre il ministro ha affermato che l’Italia è in prima linea nella lotta al Coronavirus e che proprio la mutua alleanza con Francia, Germania e Olanda ha portato alla prima intesa con la casa farmaceutica AstraZeneca sull’acquisto del vaccino sviluppato a Oxford, ma il cui vettore virale è stato fatto a Pomezia, mentre l’infialamento avverrà ad Anagni.

Inomma in questo progetto, come sottolinea il ministro Speranza, “c’è anche un pezzo d’Italia e dobbiamo essere orgogliosi che il nostro Paese sia dentro fino in fondo a questa sfida”.

L’Italia e l’Europa però non stanno concentrando le loro attenzioni solo su questo vaccino. La Commissione europea ha infatti chiuso un pacchetto “6+1” con le principali case farmaceutiche del mondo per raggiungere al più presto uno scudo anti Covid.

Ci vorranno circa 6 mesi prima che si inizino a notare degli sviluppi positivi, ma secondo il ministro questo non significa azzerare del tutto il virus. Se da un lato è essenziale ottenere un vaccino efficace, dall’altro sono anche fondamentali le cure mediche.

I ricercatori italiani stanno infatti lavorando sullo sviluppo di alcuni anticorpi monoclonali promettenti, ma la strada è ancora lunga.

Chi riceverà prima il vaccino?

Il ministro Speranza ha affermato che le dosi inizialmente saranno poche, quindi verranno vaccinati per primi gli operatori sanitari e i medici, e in seguito le persone fragili e gli anziani.

Si tratta di una scelta dettata dalla necessità, poiché durante i mesi più duri della pandemia numerosi operatori sanitari hanno contratto il Covid, e in alcuni casi anche in forme abbastanza gravi. In questo modo viene tutelata la sicurezza di medici e infermieri che si trovano in prima linea nella lotta al virus.

Il ministro ha un’idea ben chiara di quella che dovrebbe essere la sanità del futuro ed i punti principali del cambiamento riguardano:

  • ospedali più moderni ed efficenti;
  • rafforzamento degli istituti Ircss per la cura e la ricerca;
  • rendere l’Italia più attrattiva per gli investimenti farmaceutici.

In altre parole, la sua idea è quella di migliorare affinché le cure vengano portate sul territorio e inoltre fare in modo che “il primo luogo della salute diventi la nostra casa“.

La telemedicina e i controlli a distanza diventano quindi uno strumento cardine per la creazione di una nuova rete di assistenza per ciascun malato, al centro della quale vi è il medico di famiglia.

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