Nuova variante Covid a Napoli, primo caso in Italia

In queste settimane gli esperti si sono chiesti se i test antigenici rapidi, utilizzati per rilevare l’eventuale positività al Covid-19, siano efficaci anche nel rilevare le tante varianti che si stanno diffondendo. Per il momento sembrano funzionare, ma è necessario un monitoraggio continuo perché le mutazioni del virus potrebbero comunque comprometterne l’efficacia.

L’allerta è stata diramata attraverso una circolare del ministero della Salute ed è giunta proprio nel periodo in cui negli Stati Uniti sono state individuate 7 varianti del tutto nuove, e a Napoli è stata individuata una mutazione estremamente rara, segnando così il primo caso in Italia. Il nuovo ceppo è stato isolato dall’Istituto Pascale e dall’Università Federico II di Napoli, confermando che questo non era mai stato individuato prima nel Paese.

La Regione Campania ha fatto sapere che per il momento non si conoscono né il suo potere di infezione, né altre caratteristiche del nuovo ceppo, come accade spesso per mutazioni abbastanza rare del virus. E’ stata denominata B.1.525 e ad oggi si contano 32 casi in Gran Bretagna e pochi casi isolati in Danimarca, Stati Uniti e Nigeria.

Negli USA i ricercatori stanno effettuando maggiori accertamenti perché pare che siano emerse 7 nuove varianti del virus e che presentino un tasso elevato di contagiosità. Lo stesso New York Times ne parla citando uno studio che fa riferimento a sette varianti del coronavirus isolate in Paesi diversi. In Veneto, poi, è stato rilevato anche qualche caso di variante brasiliana e Luca Zaia, presidente della Regione, ha precisato: “noi andiamo avanti con le sequenziazioni ma la situazione epidemiologica è in calo da 50 giorni. Sono comunque dei singoli campioni e non dei cluster”.

Intanto Moderna ha recentemente annunciato l’impegno per una disponibilità di nuovi vaccini contro le varianti. Infatti Stéphane Bancel, CEO di Moderna, ha riferito, in merito all’acquisto da parte della Commissione Europea di ulteriori 150 milioni di dosi del loro vaccino: “la Commissione Europea sta dialogando con noi su come prepararci al 2022, anche per far fronte a potenziali varianti, e la Commissione ha un’opzione per ulteriori 150 milioni di dosi da consegnare nel 2022. Moderna è impegnata a lavorare incessantemente per rendere disponibili boost dei vaccini per le varianti rilevanti per affrontare questa pandemia”.

I nuovi ceppi presentano mutazioni in una specifica area del genoma, e le più diffuse oggi sono la variante inglese, brasiliana e sudafricana. Queste tre, come sottolinea la circolare ministeriale (dal titolo “Aggiornamento sull’uso dei test antigenici e molecolare per la rilevazione di Sars-CoV-2”), “che presentano diverse mutazioni nella proteina Spike, non dovrebbero in teoria causare problemi ai test antigenici, in quanto questi rilevano la proteina N“.

Il ministero ha però fatto sapere che “è da tenere presente che anche per la proteina N stanno emergendo mutazioni che devono essere attentamente monitorate per valutare la possibile influenza sui test antigenici che la usino come bersaglio. Pur considerando l’elevata specificità dei test antigenici, i campioni positivi a tali test in contesti a bassa prevalenza necessitano di conferma con un test molecolare o, in caso di mancata disponibilità di molecolari, con un test antigenico differente, per eliminare la possibilità di risultati falsi positivi”.

Inoltre, dato che i test antigenici attualmente disponibili non hanno un’elevatissima sensibilità analitica, nella circolare si consiglia di confermare la negatività di pazienti con sintomi riconducibili al Covid-19, o di utilizzare il link epidemiologico per i casi confermati di Covid-19. Questo procedimento è necessario a causa della presenza di varianti con mutazioni sulla proteina N, che è appunto l’antigene target utilizzato in test di questo tipo.

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