Cina, dopo la riforestazione ora Pechino punta al CCS offshore per raggiungere la neutralità climatica

Dopo aver annunciato l’avvio del proprio progetto di riforestazione su larga scala, ora la Cina punta al CCS offshore, che si è infatti rivelato essere un altro dei punti chiave della sua politica climatica.

La cattura e lo stoccaggio della CO2 dentro bacini di idrocarburi al largo delle coste del Paese è una delle strategie con cui Pechino sta progettando di raggiungere la neutralità climatica entro il 2060 e il picco di emissioni già entro, e non oltre, il 2030.

Già alcune settimane fa le autorità hanno svelato il loro piano di riforestazione, affermando che l’obiettivo è quello di piantare 36.000 km quadrati di nuove foreste ogni anno, da qui al 2025. Se si dovesse procedere come stabilito, al termine di questa data verrà ricoperta un’area grande quasi quanto metà della Germania.

Nonostante ciò Pechino continua a premere sulle emissioni negative per rafforzare maggiormente le sue credenziali climatiche. In questo caso, però, il CCS offshore va ad abbattere le emissioni dei siti esistenti. Il primo progetto CCS offshore del Paese è da poco etrato in funzione ed è situato nel Mar cinese meridionale, a circa 190 km a sud est di Hong Kong.

La CNOOC (China National Offshore Oil Corporation), ossia il produttore principale di gas e petrolio del Paese, ha stimato di poter stoccare circa un milione e mezzo di tonnellate di anidride carbonica, con un ritmo di 300.000 tonnellate all’anno.

Bisogna però specificare che l’anidride che viene stoccata in questo modo non viene prelevata dall’atmosfera, ma proviene dal recupero della CO2 che viene emessa durante le operzioni di estrazione di vari idrocarburi da quel determinato sito.

A sua volta, il pompaggio del gas climalterante nel fondale marino faciliterà notevolmente le attività di estrazione del petrolio. Per il momento, però, si parla ancora di quantità fin troppo lontane da quelle necessarie alla strategia cinese per raggiungere l’obiettivo della neutralità climatica entro la data prevista.

Secondo uno studio pubblicato lo scorso luglio, infatti, la Cina riuscirebbe a raggiungere tale obiettivo nel 2060 solamente con emissioni negative ogni anno per circa 1,8 miliardi di tonnellate di CO2. Nonostante ciò si tratta comunque di un enorme passo avanti per il Paese, che così facendo punta a blindare l’espansione delle attività di estrazione delle fonti fossili e a presentarla come un’alternativa in linea con gli obiettivi climatici nel lungo termine.

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