Una moneta di Bitcoin insieme a una moneta di Ethereum in primo piano. Sullo sfondo una metropoli e una freccia verso l'alto
Bitcoin (BTC), Ethereum (ETH) - BorsaInside.com

Il mercato delle criptovalute sta attraversando una fase disordinata e difficile da interpretare. Dopo due anni segnati da tagli ai tassi della Federal Reserve, che in teoria avrebbero dovuto riaccendere l’interesse verso gli asset più rischiosi, l’ecosistema crypto si è trovato invece a fare i conti con rendimenti dei Treasury ancora elevati, timori di recessione globale e un clima geopolitico sempre più instabile.

Il risultato è stato un mercato spaccato in due: da un lato le criptovalute più consolidate come Bitcoin ed Ethereum, capaci di segnare nuovi massimi storici; dall’altro lato i token più speculativi, come Dogecoin e Shiba Inu, che hanno perso slancio e investitori.

Eppure, negli ultimi mesi persino i big hanno iniziato a correggere: a oggi Bitcoin perde circa il 10% dall’inizio dell’anno, Ethereum scende di oltre il 18%, mentre le meme coin crollano fino al 60%.
Una domanda, a questo punto, è inevitabile: il 2026 può essere davvero l’anno della ripartenza?

Per capirlo, bisogna analizzare cosa ha frenato la crescita e quali eventi potrebbero invertire la tendenza.

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Perché il mercato crypto si è raffreddato

Tra il 2022 e il 2023 il rialzo aggressivo dei tassi aveva riportato gli investitori verso asset più prudenti, aprendo una nuova fase di “crypto winter”. Con un costo del denaro più alto, le operazioni speculative a leva sono diminuite, il dollaro si è rafforzato e acquistare token come Bitcoin ed Ethereum è diventato più oneroso.

Con la ripresa dei tagli ai tassi nel 2024 e nel 2025, molti trader si aspettavano un rapido ritorno dell’ottimismo: regolamentazioni più chiare, gli ETF spot su Bitcoin ed Ethereum finalmente approvati, aziende e governi pronti a integrare le criptovalute nei propri bilanci. Tutti elementi che, almeno sulla carta, avrebbero dovuto sostenere un nuovo ciclo rialzista.

Qualcosa però si è inceppato. I tagli ai tassi non sono bastati a far scendere subito i rendimenti obbligazionari, ancora elevati per via delle pressioni inflazionistiche, delle incertezze politiche negli Stati Uniti e dell’aumento del debito pubblico. Allo stesso tempo, lo shutdown governativo di ottobre e novembre ha rallentato ulteriormente l’approvazione degli ETF spot per token emergenti come XRP e Dogecoin.

In questo contesto, molti investitori hanno preferito incassare i profitti accumulati durante la prima parte dell’anno. La contemporanea corsa dell’S&P 500 a nuovi massimi, con valutazioni considerate già molto tirate, ha accentuato l’idea che fosse il momento di ridurre l’esposizione agli asset più volatili.

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Il 2026 può essere l’anno della rinascita per le criptovalute?

Nonostante le incertezze, diversi fattori potrebbero riportare fiducia e capitali nel settore nel corso del 2026.

1. Politica monetaria più accomodante
Se l’inflazione continuerà a raffreddarsi, la Federal Reserve potrebbe accelerare il ritmo dei tagli. Un contesto con tassi più bassi, rendimenti dei Treasury in calo e un dollaro meno forte storicamente favorisce gli investimenti in criptovalute e in asset ad alta crescita.

2. Evoluzione delle blockchain PoS e nuove applicazioni reali
Reti come Ethereum, Solana e Cardano stanno lavorando su upgrade infrastrutturali pensati per rendere i loro ecosistemi più scalabili, economici e adatti ad applicazioni concrete: pagamenti quotidiani, servizi finanziari decentralizzati, marketplace digitali.
Una maggiore utilità reale potrebbe consolidare la percezione delle principali criptovalute come asset duraturi e non solo speculativi.

3. ETF spot su un numero crescente di token
Dopo l’approvazione degli ETF spot su XRP e Dogecoin a fine novembre, il mercato si aspetta un allargamento progressivo dell’offerta. Nuovi ETF attirerebbero capitali istituzionali, storicamente fondamentali nei cicli rialzisti di Bitcoin.

4. Crescente interesse dei governi
Alcuni Paesi colpiti da inflazione galoppante o instabilità politica potrebbero iniziare a riconoscere Bitcoin e altri token di alta capitalizzazione come mezzi di pagamento legali.
Un’utilità quotidiana e statale aumenterebbe la stabilità dei prezzi e la domanda per le criptovalute più solide.
Ma lo scenario non è privo di rischi

Il 2026 non sarà automaticamente rialzista. La situazione potrebbe restare complicata se:

• l’inflazione dovesse tornare a salire;
• i rendimenti dei titoli di Stato rimanessero elevati;
• le tensioni geopolitiche generassero nuova volatilità;
• i governi decidessero di irrigidire le regolamentazioni sul settore crypto.

Eventi di questo tipo potrebbero frenare l’adozione, limitare l’accesso ai servizi decentralizzati e mantenere il mercato in una lunga fase laterale.
Il 2026 può essere un punto di svolta, ma non per tutti

Il settore crypto ha già dimostrato più volte di poter rimbalzare dopo periodi difficili, ma la ripartenza del 2026 dipenderà da un insieme di elementi macroeconomici, tecnologici e regolatori. I token più solidi, con utilità reale e capitalizzazione importante, sono quelli con maggiori probabilità di beneficiare di un nuovo ciclo positivo.
Le criptovalute più speculative, invece, potrebbero continuare a soffrire in un contesto in cui gli investitori cercano stabilità e trasparenza.

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