
Il dollaro statunitense ha registrato un nuovo calo nella sessione di mercoledì, proseguendo la discesa avviata dopo i dati sull’inflazione che hanno rafforzato le attese di un imminente taglio dei tassi di interesse da parte della Federal Reserve già a settembre. Alle 08:25 italiane, il Dollar Index – che misura la performance del biglietto verde contro un paniere di sei principali valute – segnava un ribasso dello 0,4% a quota 97,540, dopo il -0,5% della seduta precedente.
Inflazione moderata e attese per la mossa della Fed
I dati di luglio hanno mostrato un incremento contenuto dei prezzi al consumo negli Stati Uniti, segnale che le pressioni inflazionistiche restano sotto controllo nonostante le politiche tariffarie avviate negli anni precedenti. Questa lettura ha spinto i mercati a prezzare una probabilità del 98% di un taglio dei tassi nella prossima riunione della Fed, elemento che sta penalizzando il dollaro sui mercati valutari. Secondo gli analisti di ING, una ripresa consistente del biglietto verde potrà verificarsi solo in presenza di un deciso miglioramento del mercato del lavoro.
Sul fronte macroeconomico, l’agenda odierna non presenta dati di particolare rilievo, ma gli investitori attendono giovedì l’aggiornamento sull’indice dei prezzi alla produzione (PPI) e, venerdì, i dati sulle vendite al dettaglio e sul sentiment dei consumatori statunitensi. La vigilia dell’incontro politico tra Stati Uniti e Russia e le recenti valutazioni su possibili sviluppi diplomatici contribuiscono a frenare ulteriori ribassi del dollaro.
Euro in rialzo dopo i dati sull’inflazione europea
L’euro ha proseguito la fase positiva, con il cambio EUR/USD in rialzo dello 0,3% a 1,1712, dopo il +0,5% della giornata precedente. I dati Eurostat hanno evidenziato un aumento dell’inflazione armonizzata in Spagna al 2,7% a luglio (dal 2,3% di giugno), mentre in Germania il tasso annuo è rimasto stabile all’1,8%. ING sottolinea che lo scenario rialzista dell’euro è rafforzato dalla debolezza del dollaro, anche se una vera rottura al rialzo potrebbe arrivare solo dopo l’atteso vertice politico di venerdì.
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Sterlina sostenuta dai salari nel Regno Unito
Il cambio GBP/USD è salito dello 0,4% a 1,3560, grazie ai dati che mostrano una crescita salariale britannica ancora sostenuta. Questo elemento rafforza la cautela della Bank of England nel procedere con eventuali tagli dei tassi, mantenendo così un sostegno alla valuta britannica.
Yen in rafforzamento e dollaro australiano in recupero
Sul fronte asiatico, il cambio USD/JPY ha perso lo 0,2% scendendo a 147,46, con lo yen giapponese sostenuto da un PPI superiore alle attese, fattore che potrebbe spingere la Bank of Japan a valutare ulteriori rialzi dei tassi.
Il dollaro australiano (AUD/USD) è salito dello 0,4% a 0,6551, recuperando terreno nonostante il terzo taglio dei tassi di riferimento operato dalla Reserve Bank of Australia dall’inizio dell’anno.
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Infine, il cambio USD/CNY è rimasto stabile a 7,1763, dopo un calo registrato in avvio di settimana in seguito all’estensione di 90 giorni dell’accordo commerciale provvisorio tra Stati Uniti e Cina. I negoziati tra Washington e Pechino riprenderanno nei prossimi mesi, fattore che potrebbe influenzare le future dinamiche valutarie.
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