L’andamento delle principali valute asiatiche ha mostrato una sostanziale stabilità, in una giornata dominata dall’attesa e dall’incertezza. Gli operatori finanziari stanno infatti spostando progressivamente le loro scommesse su un taglio dei tassi di interesse da parte della Federal Reserve nella riunione del 9 e 10 dicembre, mentre sul fronte orientale arrivano nuovi segnali di rallentamento dal settore manifatturiero asiatico, in particolare da Cina, Giappone e Corea del Sud.
In questo contesto, la vera protagonista è stata la valuta giapponese, che ha messo a segno un netto rafforzamento dopo le recenti dichiarazioni della Bank of Japan (BOJ), interpretate dai mercati come un possibile preludio a un nuovo rialzo dei tassi, ipotesi che fino a poche settimane fa appariva ancora lontana.
Il dollaro arretra e cresce la fiducia in un taglio dei tassi Fed a dicembre
Le ultime letture macroeconomiche statunitensi hanno mostrato segnali di raffreddamento dell’economia, alimentando l’ipotesi che l’inflazione negli Stati Uniti stia lentamente rientrando e che la Fed possa permettersi un allentamento monetario. Di conseguenza, secondo i più recenti dati di mercato, la probabilità di un taglio di 25 punti base nel meeting di dicembre è salita fino all’85%-90%, quasi il doppio rispetto ai livelli della scorsa settimana.
Questa crescente aspettativa di riduzione dei tassi ha indebolito leggermente il dollaro americano, con l’Indice del Dollaro scivolato verso i minimi delle ultime due settimane. Tuttavia, l’evoluzione resta condizionata dall’assenza di nuovi dati ufficiali su occupazione e inflazione, complici i ritardi causati dalla precedente fase di paralisi amministrativa.
Valute asiatiche quasi immobili: lo yuan e il dollaro di Singapore restano stabili, rupia e won in lieve progresso
L’effetto Fed si è riflesso anche sui mercati valutari dell’Est, ma senza movimenti di rilievo. La coppia USD/CNY è rimasta praticamente invariata, mentre il won sudcoreano ha guadagnato circa lo 0,2%, sostenuto dall’indebolimento del dollaro USA. Stesso incremento per la rupia indiana, mentre il dollaro di Singapore ha mostrato un andamento piatto. Leggero arretramento invece per il dollaro australiano, sceso dello 0,1%.
PMI deboli in Asia: la manifattura frena e pesa sul sentiment dei mercati
La fiducia degli investitori è stata condizionata anche da una nuova tornata di dati poco incoraggianti dal comparto manifatturiero asiatico:
- Cina: gli indici PMI ufficiali e privati hanno confermato l’ottavo mese consecutivo di contrazione, evidenziando una domanda interna debole e ordinativi esteri in calo, complice anche la pressione delle tariffe imposte dagli Stati Uniti.
- Giappone: il PMI resta da cinque mesi sotto la soglia dei 50 punti, segnale di attività in contrazione e di un contesto economico ancora lento nonostante la graduale uscita dalla politica monetaria ultra-espansiva.
- Corea del Sud: nuova flessione dovuta a esportazioni più deboli e domanda interna stagnante, riportando il settore in zona negativa.
Questi dati alimentano la percezione di una ripresa asiatica eterogenea, rallentata e fortemente dipendente dalla domanda globale.
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Lo yen sale: la Bank of Japan apre alla possibilità di nuovi rialzi dei tassi
La valuta giapponese è stata l’eccezione nella giornata, registrando un progresso deciso dopo le parole del governatore Kazuo Ueda, che ha lasciato intendere che la BOJ potrebbe valutare i pro e contro di un rialzo dei tassi nella riunione del 18-19 dicembre.
Gli investitori hanno interpretato questa dichiarazione come un segnale inaspettatamente aggressivo, facendo aumentare le probabilità di una nuova stretta monetaria, che sarebbe la prima dopo l’uscita dai tassi negativi avvenuta a inizio anno.
Questa prospettiva ha spinto lo yen giapponese verso la parte centrale dell’area 155 per dollaro, sostenuto anche da un aumento dei rendimenti dei titoli di stato nipponici, segnale che i mercati stanno già incorporando un possibile cambiamento nella politica monetaria del Paese.
Cosa aspettarsi dai mercati valutari nelle prossime settimane
I mercati asiatici si muovono in equilibrio tra due forze contrapposte:
- Da un lato, l’attesa di un imminente taglio dei tassi Fed, che mantiene debole il dollaro e offre margine di respiro alle valute emergenti.
- Dall’altro, la persistenza di segnali macroeconomici negativi, soprattutto nel settore manifatturiero asiatico, che continua a frenare l’ottimismo.
L’elemento più dinamico e da monitorare sarà lo yen, che potrebbe diventare una delle valute più interessanti del mese se la Bank of Japan dovesse davvero avviare un nuovo ciclo di rialzi.
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