La campagna elettorale è iniziata qualche ora fa, e condurrà a alle elezioni per la Camera Alta in grado di determinare le possibilità del Primo Ministro Shinzo Abe di conseguire la “forza” di cui necessita per poter cambiare la costituzione del Paese, suo obiettivo non certo nascosto.

Sebbene i sondaggi stiano mostrando che il suo partito liberaldemocratico, da tempo in carica, vanta il favore in vista del voto del 21 luglio, ricordiamo che Abe ha bisogno di una maggioranza di due terzi per poter effettuare i cambiamenti costituzionale, in entrambe le Camere. La bassa condizione di disoccupazione ha aiutato Abe a respingere le sfide dell’opposizione, nonostante una serie di scandali che coinvolgono il suo governo da quando è entrato in carica, nel 2012, ma ci sono comunque dei dubbi sul fatto che la tenuta sarà soddisfacente.

Ad ogni modo, appare chiaro che la sesta vittoria consecutiva in un’elezione nazionale rafforzerebbe lo status di partito di governo e consoliderebbe la posizione di Abe. Dal canto suo, il principale rivale, il democratico Yukio Edano, sta conducendo la campagna elettorale soprattutto sul deterioramento della società giapponese, sottolineando che a fronte di un incremento dell’occupazione, ad aumentare sarebbero stati anche i lavoratori irregolari.

Numerosi, peraltro, sono i problemi che il governo Abe deve affrontare. Si può ad esempio rammentare l’evoluzione presumibile dell’imposta sulle vendite al 10% rispetto all’attuale 8%, a partire da ottobre, al fine di finanziare gli impegni sull’istruzione e coprire i costi della sicurezza sociale. In tal proposito, un altro problema non può che essere rappresentato proprio dalle pensioni, in quella che è la società più anziana del mondo.

In aggiunto a ciò, i partiti di opposizione sostengono che le politiche economiche di Abe avrebbero pensato ai prezzi delle azioni e ai profitti aziendali, ma non sono riusciti a portare prosperità agli individui e alle famiglie.

Insomma, crucci di particolare rilievo, che potrebbero costituire terreno aspro di scontro tra le due diverse parti della Camera.

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