ArcelorMittal finisce sotto la lente di UBS, che ha deciso di abbassare la raccomandazione sul titolo da buy a neutral. La scelta arriva dopo un rally considerevole delle azioni e un peggioramento della redditività in quasi tutte le aree operative al di fuori del continente europeo.
Secondo UBS Global Research, la corsa del titolo – che ha messo a segno un incremento vicino al 52% dall’inizio dell’anno – ha già incorporato buona parte del potenziale rialzo, soprattutto perché alimentata dalle attese di nuove restrizioni sulle importazioni di acciaio in Europa. Con un mercato che ha già scontato questo scenario, la banca ritiene che la valutazione attuale sia ormai piena.
Nonostante UBS abbia alzato il prezzo obiettivo del 10%, portandolo a 35,4 euro per azione, la banca segnala che il titolo quota circa 4,8 volte l’EV/EBITDA previsto per il 2026, un livello superiore di circa il 40% rispetto alla media degli ultimi cinque anni.
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Europa in miglioramento, ma il suo peso sul gruppo è limitato
Il principale driver positivo identificato da UBS riguarda l’Europa: la proposta della Commissione Europea di tagliare del 47% le quote di importazione di acciaio. Un intervento così netto ridurrebbe in modo significativo l’afflusso di acciaio piatto dall’estero, sostenendo l’utilizzo degli impianti europei e favorendo un rialzo dei prezzi dell’HRC.
La banca prevede che nella seconda metà del 2026 il prezzo dell’HRC europeo possa salire fino a circa 726 euro a tonnellata. Se lo scenario si concretizzerà, l’azienda potrebbe arrivare a raddoppiare l’EBITDA europeo entro il 2027.
Il problema, però, è il peso dell’Europa sul totale del gruppo: solo il 30% dell’EBITDA complessivo arriva da questa area. Inoltre, l’eventuale beneficio normativo non sarebbe immediato, dato che il processo legislativo potrebbe richiedere almeno sei mesi.
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Nord America e Brasile zavorrano i conti
La parte più debole della fotografia arriva dal Nord America. UBS segnala un peggioramento dei margini, aggravato dall’impatto dei dazi della Sezione 232, che hanno fatto aumentare i costi produttivi per gli stabilimenti in Canada e Messico. A questo si aggiungono problemi operativi in Messico, che hanno sottratto circa 200 milioni di dollari di EBITDA nel 2025.
Il risultato è una caduta dell’EBITDA per tonnellata: dai 180 dollari del primo trimestre si è scesi fino a circa 115 dollari nel terzo trimestre. UBS ha tagliato del 24% le attese sul 2025 per questa regione e ritiene improbabile una revisione dei dazi, soprattutto dopo lo stop ai dialoghi commerciali tra Stati Uniti e Canada.
Situazione complicata anche in Brasile. La penetrazione delle importazioni di acciaio piatto ha raggiunto il 22,5% a settembre, mantenendo i prezzi sotto pressione. L’EBITDA per tonnellata è sceso da 124 dollari del primo trimestre a circa 85 nel terzo. La banca ha quindi abbassato del 13% le stime per il 2025, sottolineando che l’eventuale introduzione di dazi antidumping contro l’acciaio cinese resta un’incognita: se non arrivasse alcuna protezione, i margini continuerebbero a soffrire.
India: produzione in forte crescita, ma prezzi e margini si comprimono
In India ArcelorMittal si scontra con un altro problema: la crescita dell’offerta. La produzione di acciaio grezzo è aumentata del 10,5% dall’inizio dell’anno, mentre nel resto del mondo – esclusa la Cina – è rimasta stabile. La maggiore disponibilità di acciaio ha frenato i prezzi e compresso i margini, costringendo UBS a ridurre leggermente le aspettative di utile per il 2025.
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Conti trimestrali in miglioramento, ma cash flow negativo e debito in aumento
Il terzo trimestre ha visto un EBITDA di 1,51 miliardi di dollari, circa il 4% sopra le attese del consenso, grazie a risultati migliori del previsto in Europa e Nord America. Tuttavia, i deflussi di capitale circolante – pari a 417 milioni di dollari – hanno portato il flusso di cassa libero in territorio negativo per 538 milioni di dollari. Il debito netto è così salito del 10% rispetto al trimestre precedente, raggiungendo 9,1 miliardi di dollari, ben oltre l’obiettivo di lungo termine del gruppo fissato sotto i 7 miliardi.
UBS precisa che la società si aspetta una normalizzazione del capitale circolante nel quarto trimestre, definendo il dato del terzo trimestre un fenomeno temporaneo.
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Le previsioni di UBS: crescita lenta e ritorni limitati
Guardando avanti, la banca prevede un calo del 3% dell’EBITDA nel 2025, seguito da un modesto +3% nel 2026 e da un +9% nel 2027. Il rendimento del flusso di cassa libero potrebbe salire al 4,6% solo nel 2027, un risultato considerato poco attraente in rapporto alle recenti performance del titolo.
Per queste ragioni – rally già avvenuto, margini in indebolimento fuori dall’Europa e prospettive di cash flow solo moderate – UBS ritiene che il titolo non offra più un profilo rischio–rendimento sufficientemente interessante e giustifica così il passaggio a neutral.
La banca segnala anche che altri produttori più concentrati sul mercato europeo, come Salzgitter e SSAB, potrebbero beneficiare maggiormente del possibile miglioramento dei margini dell’acciaio europeo.
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