scene di guerra con bandiera Israele e Iran e logo di Eni e Leonardo
Azioni Leonardo e Eni - BorsaInside.com

L’attacco di Israele ai siti nucleari iraniani e la risposta di Teheran con una pioggia di droni, ha infiammato ancora di più la già alta tensione in Medio Oriente. Scontato il tipo di impatto generato dall’escalation militare sui listini azionari. Come già avvenuto nei mesi mesi passati in corrispondenza di azioni militari da parte di Gerusalemme contro obiettivi iraniani ma anche all’interno della striscia di Gaza contro Hamas, i trader si riversano sugli asset che più beneficiano dell’aumento della tensione: oro, petrolio (e azioni legate al greggio) e titoli del settore della difesa.

Qualcuno per l’avvio della seduta di borsa di oggi si poteva attendere un crollo generalizzato del Ftse Mib ma così non è stato e questo non perchè non ci siano titoli in forte ribasso, ma perchè il rally delle quotate attive nei comparti che stanno beneficiando dell’escalation (oil e difesa) grazie forti rialzi in atto riescono a fare da contrappeso.

E’ da leggere quindi in quest’ottica la dinamica in atto sul paniere di riferimento di Piazza Affari che, dopo aver aperto gli scambi sull’orlo dell’emotività tipica delle situazioni di paura indotta dall’escalation militare, dopo circa un’ora limita il rosso all’1,2 per cento. Tuttavia, ed è questo il tratto che caratterizza davvero la situazione in atto, accanto ai forti verdi delle azioni Eni e Leonardo, ci sono i rossi ancora più intensi di alcuni bancari ma anche Nexi e Cucinelli. Gli investitori stanno quindi comprando le azioni che trarranno vantaggio dal balzo del prezzo del petrolio e dalla crescente ostilità mentre si stanno sbarazzando di quei titoli meno convincenti ma senza privilegiare un settore specifico.

Una situazione che, per certi versi, è stimolante dal punto di vista operativo. E proprio a tal riguardo ricordiamo che di recente il broker eToro ha lanciato il nuovo servizio di trading nazionale che include una proposta molto competitiva sulle azioni italiane rispetto a quella della concorrenza.

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Le azioni Eni galvanizzate dal rally del prezzo del petrolio

Complice anche l’orario in cui è avvenuto l’attacco di Israele all’Iran, la prima reazione dei trader non c’è stata sulle borse europee ma sui mercati allora già aperti in primis quello del petrolio. Il prezzo del greggio a New York (contratto con scadenza a luglio 2025) ha registrato una impennata a 73,5 dollari al barile. Di conseguenza, al momento dell’apertura degli scambi, le azioni petrolifere sono subito balzate in vetta su tutti gli indici europei.

A Piazza Affari sono state le azioni Eni a finire nel mirino degli acquisti: il titolo del Cane a Sei Zampe si è preso subito la vetta del paniere di riferimento di Piazza Affari. Alle 10,30 la quotata avanza dell’1,6 per cento in area 14,1 euro. Grazie proprio al ritorno degli acquisti, Eni riesce a consolidare la sua prestazione su base mensile e su base annua. Rispetto a un mese fa il verde è ora del 6 per cento mentre anno su anno compare un verde dell’1 per cento.

Come sempre avviene in questi casi, si è generato il classico effetto cascata. Anche gli altri titoli petroliferi sono finiti nel mirino dei compratori. In particolare Saipem sta registrando un rialzo dello 0,4 per cento e Tenaris dello 0,2 per cento.

Considerando le preoccupazioni indotte dall’attacco di Israele all’Iran e gli effetti sul prezzo del petrolio, è plausibile che l’hype delle azioni Eni resti alto per tutta la seduta di borsa.

Del resto sul titolo del Cane a Sei Zampe ci sono una selva di valutazioni favorevoli. Nelle scorse settimane Banca Akros aveva confermato il rating buy pur abbassando il target price a 17 euro mentre gli analisti di Jefferies, sempre bullish, lo avevano tagliato a 15,1 euro. In entrambi i casi, comunque, si tratta di prezzi obiettivo più alti delle quotazioni attuali di Eni e ciò significa che c’è potenziale di upside.

L’appeal dato dal rialzo del prezzo del petrolio a sua volta causato dalla tensione in Medio Oriente, può essere l’occasione per la sua concretizzazione.

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Le azioni Leonardo beneficiano della tensione geopolitica

Il secondo titolo che trae vantaggio dallo scontro tra Israele e Iran è Leonardo. In questo caso il rally del prezzo del petrolio non centra niente. Dietro alla progressione delle azioni Leonardo c’è semplicemente la tensione internazionale. Il copione è quello che abbiamo visto che in altre situazioni simili in Medio Oriente ma anche in Ucraina. Ed è forse proprio perchè manca un catalizzatore reale come è il caso del petrolio con Eni se il titolo della difesa dopo l’irrazionale fiammata iniziale, quando i prezzi sono saliti ad un massimo intraday di oltre 50 euro, ha poi smussato il verde che a metà mattinata è attorno all’1 per cento.

A differenza di Eni, Leonardo presenta già da tempo verdi molto forti su tutti gli intervalli: + 7 per cento nell’ultimo mese e +112 per cento anno su anno.

La crescita del titolo è stata talmente ampia che molti analisti sono passati da una view bullish a una più prudenziale. Ad esempio Banca Akros ha di recente tagliato il rating a neutral con target price a 52 euro, leggermente più alto delle più recenti quotazioni. In controtendenza Deutsche Bank che invece ha ribadito il ratinng buy.

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