auto con marchio Stellantis e bandiera UE
Azioni Stellantis - BorsaInside.com

Sono partite con il segno negativo e poi hanno progressivamente allargato il passivo sempre di più tanto da risultare a metà mattinata le peggiori di tutto il Ftse Mib. E’ stato questo il “destino” delle azioni Stellantis che, mentre è in corso la redazione dell’articolo, registrano un rosso del 2,5 per cento a 9,65 euro facendo nettamente peggio di un paniere di riferimento in calo di appena lo 0,2 per cento.

Il crollo delle azioni Stellantis in atto nella prima di ottava, per adesso, non minaccia il verde mensile della quotata automotive che, pur riducendosi leggermente, resta superiore al 14 per cento. Tuttavia è un segnale negativo perchè, se confermato alla chiusura, porterebbe alla definizione di una serie di quattro sessioni consecutive tinte di rosso che andrebbero a smussare l’entusiasmo che nelle ultime settimane è circolato tra gli investitori. Parallelamente con il crollo odierno si vanno invece a rinfocolare vecchie preoccupazioni mai del tutto sopite anche perchè, va bene il trend di fiducia dell’ultimo periodo, ma stiamo sempre parlando di una quotata che da inizio anno ha perso oltre il 23 per cento.

Perchè le azioni Stellantis stanno crollando?

Il brusco arretramento del titolo Stellantis in atto oggi si inserisce in un contesto che va oltre la dinamica di mercato di breve periodo. A pesare sulle valutazioni è l’alert lanciato dall’amministratore delegato Antonio Filosa sul nuovo impianto delle politiche europee per l’automotive. Le sue dichiarazioni, arrivate in coincidenza con la presentazione delle proposte di revisione del piano di decarbonizzazione UE, hanno riacceso i timori degli investitori sulla sostenibilità industriale e finanziaria del settore in Europa, con effetti immediati sulle quotazioni.

Ma vediamo nel dettaglio.

Filosa ha espresso una posizione netta: le misure proposte da Bruxelles non sono sufficienti a sostenere la crescita del comparto e, senza crescita, diventa complesso giustificare nuovi investimenti. Il messaggio è rilevante perché tocca un punto centrale per la valutazione di Stellantis: la capacità del gruppo di allocare capitale in Europa in modo profittevole, preservando margini e competitività.Il mercato ha letto queste parole come un segnale di aumento del rischio regolatorio. Per un costruttore globale come Stellantis, che opera con logiche di allocazione flessibile del capitale tra diverse aree geografiche, l‘assenza di un quadro normativo chiaro e sostenibile riduce la visibilità sugli investimenti futuri. Il risultato è un repricing del titolo, che incorpora aspettative più caute su volumi, ritorni sugli asset industriali europei e cash flow prospettici.

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Perché il piano UE è percepito come negativo da Stellantis

Il nodo centrale riguarda la transizione energetica e le modalità con cui l’Unione Europea intende governarla. Sebbene il divieto assoluto sui motori endotermici dal 2035 sia stato formalmente rimosso, l’impianto regolatorio continua a privilegiare il full electric. I costruttori non sono più chiamati a un azzeramento totale delle emissioni, ma a una riduzione del 90 per cento, con il restante 10% da compensare tramite acciaio verde o carburanti sostenibili come e-fuel e biofuel.

Per Stellantis, questa impostazione presenta tre criticità chiave. Primo, la neutralità tecnologica resta incompleta: le alternative all’elettrico esistono sulla carta, ma non sono messe nelle condizioni di competere su scala industriale. Secondo, il focus continua a essere sulle emissioni allo scarico e non sull’intero ciclo di vita del veicolo, penalizzando tecnologie che potrebbero risultare più efficienti in un’analisi well-to-wheel. Terzo, il costo complessivo delle misure rischia di essere eccessivo per i costruttori generalisti, quelli che servono la fascia più ampia di consumatori.

Investimenti, supply chain e occupazione: il circolo vizioso

Dal punto di vista finanziario, l’elemento più critico evidenziato da Filosa è il legame tra crescita, investimenti e filiera. Senza una domanda sostenuta e senza incentivi immediati, diventa difficile investire in capacità produttiva e in una supply chain resiliente. Questo tema è particolarmente sensibile per Stellantis, che ha una forte esposizione industriale in Europa e una base occupazionale significativa.

Per gli investitori, il rischio è che l’Europa diventi un’area a bassa priorità nell’allocazione del capitale del gruppo, a favore di mercati con regolamentazione più prevedibile e domanda più dinamica. In uno scenario di questo tipo, la redditività degli asset europei potrebbe comprimersi, con impatti negativi su ROIC e free cash flow, due metriche chiave per la valutazione del titolo.

Il quadro è ulteriormente complicato dalle divisioni interne all’Unione Europea. Paesi e costruttori si muovono su linee divergenti: da un lato chi sostiene una neutralità tecnologica più ampia, dall’altro chi continua a spingere sull’elettrico come soluzione dominante. Non a caso, alcuni player come Renault hanno accolto positivamente il pacchetto UE, mentre altre voci autorevoli dell’industria tedesca lo hanno definito dannoso e poco realistico.Per il mercato, questa frammentazione aumenta l’incertezza. L’assenza di una “roadmap” chiara e condivisa rende più complesso stimare tempi e ritorni degli investimenti, alimentando uno sconto di rischio regolatorio che si riflette nei multipli di Borsa.

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Il segnale per chi investe in azioni Stellantis

Il crollo delle azioni Stellantis in atto oggi non va letto come una reazione emotiva a una singola dichiarazione, ma come l’emersione di un rischio strutturale. Le parole di Filosa segnalano che il quadro regolatorio europeo potrebbe non essere compatibile con una strategia industriale orientata alla crescita profittevole. Questo è un tema che il mercato tende a prezzare in modo severo, soprattutto per un titolo che negli ultimi anni aveva beneficiato di una forte generazione di cassa e di una narrativa di disciplina finanziaria.

Volendo quindi trarre delle conclusioni, l’alert sul piano UE rappresenta una notizia negativa perché riduce la visibilità sugli investimenti futuri, aumenta l’incertezza sui margini di lungo periodo e riapre il dibattito sulla sostenibilità industriale dell’automotive europeo. Finché questi nodi non verranno sciolti, il titolo Stellantis resterà esposto a volatilità e a un possibile derating, indipendentemente dalla solidità dei fondamentali di breve termine. Del resto sulle azioni STLA ci sono ben 13 rating hold e solo 5 buy. Per la maggior parte delle case di analisti che coprono il titolo automotive, Stellantis è solo da mantenere. Da evidenziare che anche il target price medio calcolato sulla base di 26 valutazioni attive a metà dicembre è di appena 9,74 euro, addirittura più basso delle attuali quotazioni a dimostrazione del fatto che non c’è potenziale di upside sul titolo.

Questo contenuto non deve essere considerato un consiglio di investimento. Non offriamo alcun tipo di consulenza finanziaria. L’articolo ha uno scopo soltanto informativo e alcuni contenuti sono Comunicati Stampa scritti direttamente dai nostri Clienti.
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