Vetrine con i loghi di JD, Adidas e Puma. In trasparenza davanti un grafico in crescita
JD Adidas Puma - BorsaInside.com

Le azioni di JD Sports, Adidas e Puma hanno registrato un netto rialzo in Borsa, trainate dall’effetto positivo generato dai risultati finanziari di Nike, che hanno sorpreso gli investitori con performance migliori delle attese e un piano di rilancio in fase avanzata.

A Londra, JD Sports Fashion ha guadagnato oltre il 7% nella giornata di venerdì, beneficiando direttamente del rapporto privilegiato con Nike, principale fornitore della catena britannica di articoli sportivi. Intanto, anche a Francoforte, i titoli dei colossi tedeschi Adidas AG e Puma SE hanno visto rispettivamente un rialzo compreso tra il 4% e il 6%.

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Nike supera le aspettative e accende l’ottimismo nel settore

Il tutto è partito dal nuovo report di Nike (NYSE:NKE), che ha offerto indicazioni più rosee per il prossimo trimestre. Il gruppo statunitense prevede infatti una diminuzione delle entrate del primo trimestre inferiore al previsto, stimando un calo di entità media a una sola cifra, contro il -7,3% stimato dagli analisti (fonte: LSEG).

  • Previsioni di calo dei ricavi più contenute rispetto alle attese
  • Vendite trimestrali superiori alle stime
  • Titolo in forte rialzo nel pre-market

Nonostante una contrazione del 12% nelle vendite trimestrali, Nike ha battuto le attese registrando un fatturato di 11,10 miliardi di dollari, rispetto ai 10,72 miliardi previsti. Questo ha innescato un’impennata del titolo in pre-market di oltre il 10%, riflettendo la rinnovata fiducia degli investitori.

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Strategie anti-dazi e debolezza in Cina: le sfide restano

Durante la consueta call con gli investitori, Nike ha affrontato il tema dei nuovi dazi imposti dagli Stati Uniti, che secondo il Chief Financial Officer Matthew Friend potrebbero pesare per circa 1 miliardo di dollari sui conti aziendali.

Una delle misure per fronteggiare questa sfida sarà lo spostamento della produzione fuori dalla Cina, che al momento rappresenta circa il 16% delle importazioni di calzature Nike negli USA. L’obiettivo è ridurre questo valore a una percentuale singola alta entro maggio 2026, diversificando il mix di approvvigionamento.

  • Aumento previsto dei costi per 1 miliardo di dollari
  • Piano di riduzione della dipendenza dalla produzione cinese
  • Obiettivo di riorganizzazione della supply chain entro il 2026.

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Tuttavia, nonostante l’ottimismo, persistono alcune difficoltà: l’utile netto trimestrale è crollato dell’86%, attestandosi a 211 milioni di dollari, principalmente a causa di forti sconti promozionali e attività di liquidazione delle scorte.

Anche il mercato cinese continua a rappresentare un’area critica, con segnali di ripresa lenti in un contesto economico complesso e una concorrenza locale sempre più agguerrita.

Nike ha dichiarato che valuterà ulteriori tagli ai costi interni e continuerà con rialzi mirati dei prezzi su alcuni prodotti statunitensi. Parallelamente, le spese in marketing sono cresciute del 15% rispetto allo scorso anno, mentre le scorte sono rimaste stabili a quota 7,5 miliardi di dollari alla data del 31 maggio.

Questo quadro complesso ma in parte rassicurante ha spinto in alto non solo Nike, ma anche i suoi partner e rivali europei, confermando quanto l’andamento del gigante americano dell’abbigliamento sportivo continui a influenzare l’intero comparto retail del settore.

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