Vicenda Sea Watch, dal Parlamento Europeo applausi per Carola Rackete

Le vicende della Sea Watch 3, bloccata per giorni e giorni al largo di Lampedusa, e della sua capitana Carola Rackete, impegnata in un braccio di ferro con l’allora ministro dell’Interno Matteo Salvini, hanno fatto parlare i giornali per settimane.

Dopo quel caso infatti, lamenta Carola Rackete nell’audizione all’Eurocamera “ho ottenuto attenzione dalle istituzioni. Ma dove eravate quando abbiamo chiesto aiuto?” Per chi ha buona memoria sarà piuttosto facile ricordare che la Rackete aveva chiesto un porto sicuro dove far sbarcare i migranti che aveva a bordo, ma nessun Paese dell’Eu si era fatto avanti.

“L’unica risposta che ho avuto allora è stata da Tripoli” ricorda la Rackete “dove non potevo andare. In Europa, la culla dei diritti, nessun governo voleva 53 migranti. E’ stata una vergogna”. La capitana della Sea Watch 3 ha aggiunto poi: “provo tristezza in questo anniversario in cui si ricorda la perdita di oltre 300 vite umane nel Mediterraneo centrale, perché l’Unione Europea ricorre sempre più all’esternalizzazione dei salvataggi con deleghe a Paesi in guerra come la Libia, violando le leggi internazionali”.

La questione dell’entrata in porto senza l’autorizzazione dell’Italia

Dopo una lunga e snervante attesa, la capitana Carola Rackete decise di violare il blocco ed entrare nelle acque territoriali italiane per sbarcare i migranti nel porto di Lampedusa. Ne ha parlato nella sua audizione all’Eurocamera la Rackete, spiegando che quella decisione “dopo 17 giorni in mare senza ricevere risposta non fu una provocazione come molti hanno detto. Ma un’esigenza”.

Come molti ricorderanno in quei giorni vigeva la politica dei “porti chiusi” di Matteo Salvini, che di fatto permetteva l’approdo di qualsiasi imbarcazione contenenti migranti e non, ad eccezione di quelle delle ong, tra cui naturalmente la Sea Watch 3 di Carola Rackete, che nell’audizione spiega cosa determinò la sua scelta di entrare in porto comunque.

“Ritenevo che non fosse più sicuro restare in mare e temevo per quanto poteva accadere. Il nostro caso come quello di altre ong sottolinea la necessità di affrontare la situazione dei salvataggi in mare a livello europeo, che non può essere lasciata a negoziati ad hoc” spiega la Rackete “e anche un meccanismo di ricollocamenti temporaneo, focalizzato sui rimpatri piuttosto che sull’accoglienza non è una soluzione realistica”.

La Rackete quindi avalla la necessità di modificare li accordi di Dublino affermando: “la riforma del regolamento di Dublino è attesa da tempo” ma propone anche “la creazione di canali legali verso l’Europa”.

In Italia una “legge che viola il diritto internazionale”

Carola Rackete ha anche espresso un parere in merito alla legge italiana che a suo avviso viola il diritto internazionale. “La ricerca ed il salvataggio in mare sono operazioni che rientrano nel diritto internazionale” ha detto la capitana “non so come abbia fatto l’Italia ad approvare una legge che non rispetta il diritto internazionale”.

Il decreto sicurezza bis, poi legge, prevede infatti multe salate per i comandanti e sequestro delle navi che violano il divieto di ingresso nelle acque nazionali. “Mentre parlo sono sottoposta a due inchieste penali in Italia per aver salvato vite in mare” racconta la Rackete “non sono preoccupata perché le mie azioni sono giustificate dalla legge e dalla moralità, e come difensore dei diritti umani. Quello che mi preoccupa è che da allora la Seawatch 3 è sotto sequestro in porto“.

La Rackete esprime infatti preoccupazione soprattutto per il fatto che la nave, essendo ancora sotto sequestro, non può riprendere il mare e contrivuire al salvataggio di altre vite umane. La capitana tedesca poi pone un quesito alla sua platea: “non è una distorsione della giustizia punire civili che salvano vite in mare a difesa dello stato di diritto e proteggere una pratica di Stato fuorilegge?”

Un discorso, quello della capitana tedesca della Sea Watch, al termine del quale il Parlamento europeo ha risposto con un lungo applauso, con molti eurodeputati che si sono alzati in piedi per dimostrare quanto quelle parole siano state apprezzate.

Salvini: “l’omaggio alla comandante della Sea Watch 3 è un’offesa all’Italia”

Di tutt’altro avviso il leader della Lega Matteo Salvini, che su quanto avvenuto nel Parlamento Europeo si è espresso in ben altri termini. “Non mi sognerei mai di applaudire una comandate che, dopo aver aspettato deliberatamente 15 giorni al largo di Lampedusa per scaricare a tutti i costi degli immigrati in Italia, ha addirittura speronato una motovedetta della Guardia di Finanza, mettendo a rischio la vita delle donne e degli uomini in divisa.”

“Provo pena, imbarazzo e vergogna per chi ha applaudito Carola Rackete a Bruxelles” ha dichiarato Salvini “l’omaggio alla comandante della Sea Watch 3 è un’offesa all’Italia” e aggiunge infine: “e nessuno ha ancora smentito la notizia dei tre presunti torturatori di immigrati caricati da Carola e scaricati nel nostro Paese, cioè in quell’Europa dove qualcuno batte le mani alle ong”.

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