Guerra in Siria, violata la tregua, riprendono gli scontri tra curdi e filo-turchi

La nuova tregua stabilita da Russia, Turchia, Siria e milizie curde non ferma gli scontri armati, che proseguono non solo nel nord-est del Paese, ma anche in molte altre aree. Mentre il ritiro delle Syrian Democratic Forces (Sdf) procede per liberare l’area che rientra nella Safe Zone voluta dal governo di Ankara, anche i Curdi, secondo quanto riferiscono dall’Osservatorio siriano per i diritti umani, hanno abbandonato le loro postazioni a Darabasiyah e Amuda nella provincia di al-Hasaka.

Nonostante ciò, come confermato dal viceministro degli Esteri russo Serghiei Vershinin, a nord-est di Aleppo si sono verificati scontri tra combattenti del Rojava e milizie sunnite pro-Ankara precedentemente inquadrate tra quelle che hanno preso parte all’operazione Fonte di Pace dell’esercito turco.

L’Osservatorio siriano parla sul suo sito web di “violenti scontri” tra le due fazioni. Fonti degli attivisti affermano che gli scontri si sono verificati nell’area a ovest della città di al-Bab, con attacchi dell’artiglieria diretti contro postazioni militari curde.

In base a quanto reso noto dai media curdi come l’Afrin Media Center (Amc), quattro vittime tra le fazioni sostenute dalla Turchia sono state causate da un’esplosione nella città di confine Tall Abyad. I media curdi hanno anche riferito di altre esplosioni in diverse località del nord della Siria, ma senza essere in grado di indicarne il responsabile.

Sembra infatti che in seguito all’offensiva turca siano aumentati gli attacchi condotti anche da cellule jihadiste dormienti, in modo particolare quelle riconducibili all’Isis.

Nelle ultime ore si sono anche registrati dei bombardamenti nella regione di Latakia nell’ovest della Siria, ad opera però di caccia russi, i quali, secondo quanto riportato dai media locali, hanno portato a segno “intensi raid aerei sul villaggio di al-Kabina”.

Dietro i raid di matrice russa ci sarebbe l’interesse strategico che Mosca ha per quella regione che si affaccia sul Mediterraneo. Infatti già nel 2015 i militari russi erano intervenuti nel governatoriato di Latakia per assicurare a Mosca e Damasco il controllo delle basi di Latakia e Tartus. Si ritiene quindi che i raid potrebbero aver avuto come obiettivo quello di colpire postazioni dei ribelli.

L’agenzia di stampa statale russa Ria Novosti ha reso noto quanto appreso da una fonte del ministero della Difesa di Mosca, secondo la quale la Russia sarebbe pronta ad inviare in Siria altri 276 agenti di polizia militare e 33 mezzi bellici entro una settimana.

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