Reddito di cittadinanza, tra i primi 300 “furbetti” ci sono anche spacciatori

In Italia c’è ancora molto da lavorare sia sul senso civico, in un Paese che conosce soprattutto questo tipo di arretratezza rispetto a Paesi decisamente più civili come quelli del nord Europa, ma anche sul modo in cui è strutturata la misura pensata e fortemente voluta dal Movimento 5 Stelle: il reddito di cittadinanza.

Ad oggi grazie al Rdc migliaia di cittadini hanno potuto finalmente uscire da una situazione di grave difficoltà economica, dalla cosiddetta soglia di povertà, un merito innegabile, ma resta ancora molto da fare, sia per quel che riguarda la riorganizzazione dei centri per l’impiego che per quel che concerne l’aspetto dei controlli, che servono ad assicurarsi che chi non ha diritto al sussidio non vi acceda.

Per ora però i cosiddetti furbetti, che non sarebbe male iniziare a chiamare disonesti, sembrano esserci un po’ dappertutto in Italia. E fortunatamente grazie alle operazioni di controllo portate avanti dalle forze dell’ordine, molti di loro prima o poi finiscono per fare i conti con la macchina della giustizia, che sarà pure lenta e imprecisa nel nostro Paese ma qualche volta funziona.

Furbetti del reddito di cittadinanza dalla Sicilia al Piemonte

A Palermo la settimana scorsa la Guardia di Finanza operava nell’ambito dei controlli per il contrabbando di sigarette, un mercato meno florido di un tempo, ma che porta ancora un po’ di soldi nelle tasche della malavita organizzata. Ebbene le Fiamme Gialle sequestrano 8 imbarcazioni e arrestano 17 persone, una delle quale è un signore di Trapani, che dal mese di giugno ha iniziato a percepire il reddito di cittadinanza, circa 1000 euro al mese, nemmeno poco.

A Napoli a ottobre c’è l’arresto per spaccio di droga di tale Francesco Colantuono, 58 anni, che nel cruscotto della sua auto teneva nascosto poco meno di un chilo e mezzo di marijuana e due etti di hashish, difficile fosse tutto per uso personale insomma, eppure i proventi delle vendite non gli bastavano, così aveva fatto domanda per il reddito di cittadinanza e gli era stato riconosciuto.

Saliamo ora ad Erba, in provincia di Como, dove nel mese di ottobre la Guarda di Finanza era impegnata in una serie di controlli sul lavoro nero nell’ambito del mercato rionale. Qui dietro una bancarella di frutta e verdura c’è un altro percettore del reddito di cittadinanza, ufficialmente disoccupato, che riceve ogni mese un accredito di 535 euro e 85 centesimi.

I nuovi furbetti d’Italia

Quelli sopra esposti sono solo tre casi, ma ce ne sono molti altri. Bastano questi però per avere un’idea di quanto lavoro ci sia da fare in Italia nel rieducare la popolazione al rispetto delle regole, al rispetto della cosa pubblica a cominciare proprio dal denaro pubblico, come quello del reddito di cittadinanza, che arriva dalle tasse pagate dalla collettività.

Nessuna sorpresa? E’ vero, perché in fondo lo sapevamo tutti, e lo sapeva chi ha deciso ugualmente di far diventare realtà una misura indispensabile in un Paese con un tasso di disoccupazione tra i più alti d’Europa.

Intanto, dando un’occhiata alla voce “furbetto” sull’enciclopedia Treccani troviamo elencate sette sottospecie, dal furbetto del cartellino a quello della legge 104, quella di cui approfittano i falsi invalidi per intendersi. Viene menzionato anche l’innocuo furbetto della narrativa, cioè “lo scrittore che utilizza temi, situazioni, stili accattivanti e di sicura presa sul lettore”.

Che dire? Ora ne abbiamo uno nuovo: il “furbetto del reddito di cittadinanza” che pur non avendo i requisiti, decide di voler ricevere un comodo assegno perché “tutto fa brodo” e perché quando c’è l’occasione è meglio coglierla, bisogna “farsi furbi”. Di bello c’è che 300 di questi furbetti sono incappati nelle maglie della legge e in questo caso non solo dovranno restituire quanto indebitamente intascato, ma si va sul penale.

Circa 300 furbetti in tutta Italia

L’Ispettorato generale del Lavoro dice che sono solo 185 le persone che hanno percepito il reddito di cittadinanza pur non essendo in possesso dei requisiti previsti dalla legge. Non avrebbero avuto diritto al sussidio perché ad esempio lavoravano a nero, come l’addetto al mercato rionale di Erba, o perché conducevano attività illegali, come il contrabbandiere di Trapani e lo spacciatore di Napoli.

I dati dell’Ispettorato però non sono completi perché si fermano al mese di giugno, quindi proprio agli albori dell’introduzione del reddito di cittadinanza. Adesso i numeri sono leggermente diversi, e per capire di che numeri si parla si deve scavare un po’ tra le pagine dei giornali, incrociando dati ufficiali e notizie prese qua e là, e alla fine si arriva intorno alle 300 persone.

I furbetti del reddito di cittadinanza che sono stati scovati sarebbero quindi 300, mentre i beneficiari del reddito sono in tutto circa un milione di persone, il che significa che la percentuale di furbetti è bassissima rispetto al totale. Facendo un rapido calcolo scopriamo che ad imbrogliare sono soltanto lo 0,03% dei percettori.

Quindi qualcosa non quadra, perché se poi diamo uno sguardo ai dati Istat riguardanti il sommerso in Italia scopriamo che l’intero fenomeno vede coinvolte circa 3 milioni e 700 mila persone, per un valore che raggiunge il 12% del Pil. Un fenomeno imponente insomma.

I furbetti colti sul fatto solo per caso

Eh già, perché in realtà dei 300 furbetti del reddito di cittadinanza che fino ad oggi sono incappati nelle maglie della legge, nemmeno uno ci è finito in seguito ad un’operazione mirata a scovare persone che percepiscono il sussidio senza averne il diritto.

I controlli che venivano fatti erano sempre di tutt’altro tipo. Sì, alcuni riguardavano il lavoro nero, ma altri erano controlli sul traffico di stupefacenti ad esempio, altri sul contrabbando di sigarette, alcuni addirittura nell’ambito dell’abusivismo edilizio.

Le cose però starebbero cambiando, infatti pare che la Guarda di Finanza abbia emanato una circolare a fine ottobre, con la quale si dispone di procedere con controlli mirati a scovare proprio chi percepisce il reddito di cittadinanza senza essere in possesso dei requisiti necessari.

Ed evidentemente è proprio il caso di dare un giro di vite, perché di episodi clamorosi non ne mancano. A Salinagrande in Sicilia un laboratorio di pasticceria è stato chiuso perché non era a norma, ed è venuto fuori che il titolare incassava un assegno da 700 euro mensili grazie al reddito di cittadinanza.

Poi c’è il caso di Bergamo, in cui il sussidio lo intascavano tre persone che erano ufficialmente morte da 4 mesi, un po’ come accade qualche volta con la pensione, che viene intascata per un po’ anche dopo che il nonno è passato a miglior vita.

Rimini: qui ad incassare il reddito di cittadinanza era un settantenne che però risulta proprietario di un hotel chiuso da tempo, che vale circa 800 mila euro. E per chiudere il giro ricordiamo i ragazzi di Ficarazzi, un paesino vicino a Palermo, che avevano una villetta con piscina ma non hanno saputo resistere alla tentazione di intascare l’assegno del Rdc.

Le sanzioni e il deterrente del penale

Chi si mette in tasca l’assegno del reddito di cittadinanza ma non ne ha i requisiti, una volta scoperto non solo deve restituire quanto indebitamente incassato, ma rischia una condanna penale che può arrivare a sei anni di reclusione. E quello del carcere dovrebbe fungere da deterrente, insomma scoraggiare i furbetti, ma funziona davvero?

Non si sa di preciso quanto sia efficace, quello che sappiamo è che ci sono 44 mila persone che avevano il sussidio e poi l’hanno perso, probabilmente perché ad un certo punto avranno trovato un impiego, ma non è detto che la ragione sia stata quella per tutti. Si potrebbe pensare che alcuni di loro si siano resi conto del rischio e abbiano preferito rinunciare, insomma furbetti pentiti o magari solo spaventati dall’idea di finire in galera.

Di strada insomma se ne deve fare ancora tanta, e quella del reddito di cittadinanza, che è una misura indispensabile, ha bisogno di crescere e perfezionarsi. C’è bisogno di più controllo mirato, e c’è bisogno di un maggior senso civico.

Perché poi in Italia ci sono anche persone che andrebbero prese come esempio, come Giovanni Benito Firenze, di Castelvetrano, che percepisce il reddito di cittadinanza, e ogni giorno si preoccupa di pulire le strade del suo paese, cominciando da quella in cui abita, via Garibaldi, per proseguire poi fino al museo e vicino alla stazione. “Ho voluto dare un messaggio a mio figlio Luigi che ha 5 anni” ci spiega il signor Giovanni “per insegnargli che nulla è dovuto”.

Infatti quando la misura del reddito di cittadinanza sarà a pieno regime, sarà strutturata in modo tale che chi percepisce il sussidio svolga dei lavori socialmente utili, proprio come fa Giovanni, che però non ha bisogno che sia la legge a imporglielo, lo fa per senso civico. Se fossero tutti come lui l’Italia sarebbe un Paese completamente diverso, ma noi ci accontentiamo di vederlo funzionare grazie a leggi e controlli, purché funzioni.

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