Cannabis light legale da gennaio 2020, ma “non dovrà contenere più dello 0.5% di Thc”

Sarà legale in Italia, a partire dal mese di gennaio 2020, la cosiddetta Cannabis Light. Il merito di questa novità introdotta nella Legge di Bilancio è di un emendamento presentato dai senatori del Movimento 5 Stelle Matteo Mantero e Francesco Mollame.

Si scrive così la parola fine sulla diatriba in merito a vendita e consumo della cannabis light che ormai si era trascinata fino alle sezioni unite della Cassazione. Con il termine cannabis light ci si riferisce alla cannabis che contiene una percentuale molto bassa di Thc, vale a dire di quella sostanza psicotropa che produce l’effetto, per così dire ricreativo, della cannabis.

Nel testo che è stato inserito nella Legge di Bilancio 2020 si legge: “l’uso della canapa composta dall’intera pianta di canapa o di sue parti come biomassa è consentito in forma essiccata, fresca, trinciata o pellettizzata ai fini industriali, commerciali ed energetici”.

Nello stesso testo di legge troviamo la postilla: “il contenuto di tetraidrocannabinolo (THC) nella biomassa di cui al precedente periodo non deve risultare superiore allo 0,5%”. Questo passaggio comporta quindi un cambiamento della tabella del testo unico delle leggi che disciplinano stupefacenti e sostanze psicotrope, categorie queste all’interno delle quali non si potrà più andare a collocare la cosiddetta cannabis light.

Grazie all’emendamento dei senatori Mantero e Mollame sarà disciplinata anche la tassazione relativa alla cannabis legale, la quale sarà infatti sottoposta a “imposta di fabbricazione”, e per il prezzo di vendita del prodotto varranno le “aliquote percentuali in misura pari a euro 12 per mille chilogrammi, per ogni punto percentuale di cannabidiolo (CBD) presente nella biomassa”.

Un piccolo passo in avanti per un Paese che sulla regolamentazione della cannabis light era precipitato nel caos più totale soprattutto in seguito alle prese di posizione dell’ex ministro dell’interno Matteo Salvini.

“Non è il punto di arrivo, anzi solo quello di partenza, ma oggi abbiamo dato la prima spallata all’assurdo muro di pregiudizio, che ancora circonda questa pianta” ha scritto su facebook il senatore Matteo Mantero del M5s “i canapicoltori e negozianti italiani potranno lavorare un po’ più tranquilli”.

Non solo i consumatori infatti, ma anche e soprattutto i produttori e i commercianti ad essersi ritrovati dall’oggi al domani nei ‘guai con la legge’ in seguito alle iniziative che Matteo Salvini aveva preso come titolare del Viminale, in preda ad una foga proibizionistica insensata, la cui unica spiegazione possibile si può trovare solo nella spasmodica ricerca di consensi all’interno di un elettorato poco informato sulla materia.

Il quadro normativo all’interno del quale si sono ritrovati ad operare produttori e commercianti di cannabis light era tutt’altro che chiaro, ed è così che per far luce si è finito per coinvolgere le sezioni unite della Cassazione. La sentenza poi mise chiarezza, ma bandendo la vendita della cannabis anche nella sua forma light, forma nella quale, proprio per via del bassissimo contenuto di Thc, non produce alcun effetto ‘drogante’, e men che meno dipendenza.

La Cassazione però stabiliva che: “la coltivazione della cannabis e la commercializzazione dei prodotti da essa ottenuti, quali foglie, inflorescenze, olio e resina, in assenza di alcun valore soglia preventivamente individuato dal legislatore penale rispetto alla percentuale di Thc” rientrava nell’ambito dell’applicazione del testo unico sugli stupefacenti.

Unica eccezione per la Cassazione sarebbe rappresentata dalla “canapa coltivata esclusivamente per la produzione di fibre o per altri usi industriali”. Fortunatamente su questa sentenza e sull’insensata battaglia proibizionistica di Matteo Salvini, da gennaio si potrà serenamente stendere un velo pietoso.

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