Coronavirus, si potrà andare a mare? Ecco quali potrebbero essere le misure restrittive per l’estate

L’estate si fa sempre più vicina, e nonostante i dati su contagi e vittime del coronavirus continuano lentamente a migliorare, la situazione è ancora avvolta nella più totale incertezza per quel che riguarda la bella stagione, con il turismo che subirà inevitabilmente un duro colpo.

Si inizia a parlare di prenotazioni obbligatorie, di aumentare la distanza minima tra gli ombrelloni, ma anche di app e altri dispositivi di sicurezza accessibili a tutti, e persone di fasce orarie per l’accesso ai lidi, con orari prestabiliti per chi rientra nelle fasce di età più a rischio, vale a dire gli anziani.

Di ipotesi d’altra parte ne sono state fatte tante, ma sono solo idee almeno per ora. Di decisioni in merito alle regole che dovranno valere per gli stabilimenti balneari che apriranno quest’estate non ne sono state ancora prese. Gli operatori pressano perché si approdi a qualche certezza prima possibile, con le Regioni che nel frattempo in autonomia stanno prendendo provvedimenti diversi caso per caso.

La scadenza delle concessioni demaniali marittime per oltre 30 mila imprese arriverà a fine dicembre 2020, data entro la quale secondo una previsione di Confturismo Confcommercio, si registrerà una perdita del 60% sui circa 200 miliardi di euro che dovrebbero arrivare dal turismo e dalle attività ad esso correlate.

Ne ha parlato anche Mauro Della Valle, vicepresidente di Federbalneari e numero uno di Assobalneari Puglia, che a IlFattoQuotidiano ha detto: “non si può far gestire tutto a sindaci e presidenti di Regione, perché il rischio è di creare disuguaglianze e penalizzare gli operatori di determinate aree del Paese“.

D’obbligo quindi interpellare il ministro per i Beni, le attività culturali e per il Turismo, Dario Franceschini, il cui staff fa sapere che “in questo momento si lavora sugli aspetti strettamente economici che riguardano le imprese turistiche e, quindi, anche gli stabilimenti balneari, ma un confronto sulle regole che queste strutture dovranno seguire si potrà aprire solo quando dal ministero della Salute arriveranno indicazioni in merito alle modalità con cui gli spazi aperti, stabilimenti compresi, potranno riaccogliere i cittadini. A quel punto saremo aperti al dialogo”.

Misure diverse regione per regione

Le misure che verranno adottate per affrontare questa difficile stagione estiva variano da regione a regione. La Sicilia ha sospeso la partenza della stagione prevista per il 1° maggio, con l’esonero dal pagamento del canone delle concessioni demaniali marittime 2020 per i gestori delle strutture balneari.

Gianpaolo Miceli, coordinatore regionale di Cna Balneari Sicilia ha ricordato che il 65% delle prenotazioni è stato già cancellato. Un dato preoccupante specie se si considera che nella regione operano nel settore del turismo circa 3 mila imprese per un totale di oltre 10 mila lavoratori stagionali.

In Emilia Romagna intanto è stato dato il via libera da parte della Regione per i lavori di manutenzione, pulizia e vigilanza in vista dell’arrivo della stagione estiva, invece in Toscana, dove c’è grande attesa per la Versilia, ancora non si è deciso nulla.

In Puglia alcune concessioni sono state prorogate fino al 2033, decisione presa ad esempio dai Comuni di Bari e di Monopoli, mentre nel resto della regione di decisioni ne sono state prese ben poche al momento. E soprattutto, in tutta Italia non si sa ancora nulla di quali potranno essere le misure di sicurezza da adottare su spiagge e lidi.

Una stagione difficile, i rischi per il turismo estate 2020

Il settore del turismo è già stato gravemente danneggiato a cominciare dal mese di febbraio, per un calo che nel primo semestre 2020 si traduce secondo la Confederazione nazionale dell’artigianato e della piccola media impresa (Cna) in un calo del 73% circa, pari a 16 miliardi di euro di ricavi complessivi contro i 57 miliardi dello stesso periodo dell’anno scorso.

La situazione sarà altrettanto grave nel dopo pandemia, ammesso che si possa definire così la cosiddetta Fase 2, che ci auguriamo possa essere avviata molto presto. Tra i mesi di luglio e settembre in Italia arriveranno circa 25 milioni di turisti stranieri in meno, per un totale di circa 98,5 milioni di presenze.

Non resta che salvare il salvabile, e concentrarsi su quello che si può fare per limitare i danni al turismo nostrano. “Siamo consapevoli che quest’anno lavoreremo soprattutto con gli Italiani e che avremo un ruolo di accoglienza anche psicologica. Perché le spiagge saranno il primo luogo dove iniziare lentamente, a riprendere in mano la propria vita, cercando di gettarsi alle spalle questa tragedia” ha detto il vicepresidente di Federbalneari.

“Il mare può essere il posto ideale per farlo, a patto che si seguano alcune regole. Linee guida che devono arrivare dopo Pasqua, altrimenti non si fa in tempo”. La manutenzione ordinaria delle struttire è bloccata praticamente ovunque, e Della Valle sottolinea che “ci vogliono almeno 15 giorni per vagliare la sabbia e disinfettarla, e gli stabilimenti devono essere pronti a fine maggio, per poter partire a giugno. Perché non credo che a luglio si potranno tenere separati gli Italiani dal mare“.

Limitazioni per l’estate 2020, cosa dobbiamo aspettarci?

Della Valle poi prova ad esporre alcune ipotesi su come potrebbe essere gestita la situazione, partendo dalla prenotazione obbligatoria, indispensabile per avere maggiore controllo sui numeri cui dovranno far fronte gli stabilimenti.

“La nostra volontà sarebbe quella di affittare l’ombrellone al nucleo familiare e di poterci affidare alle autocertificazioni, una sorta di patente sanitaria, magari anche con l’utilizzo di app.” spiega Della Valle “abbiamo pensato che si potrebbe chiedere agli utenti di fare (anche a domicilio) dei test rapidi del sangue“.

Difficile dire ora se sia questa la direzione che si prenderà, intanto però il vice di Federbalneari esclude che possano essere utilizzate le aree di gioco. Serviranno turni extra per l’igienizzazione degli spazi più frequentati, la dotazione di distributori di disinfettanti, e salviettine. La pulizia di spogliatoi e servizi, acquisto extra di saponi ecc…

Si continua a parlare delle mascherine, che “vanno indossate appena ci si allontana dal proprio ombrellone, che potrebbe rappresentare, anche se con dimensioni ridotte, un po’ quello che rappresenta la nostra casa in queste settimane” dice ancora Della Valle, ipotesi che appare sempre meno praticamente realizzabile, specie se chi si allontana dall’ombrellone lo fa per entrare in acqua.

E ancora “vorremmo che fosse imposta una distanza di sicurezza. Qui la scorsa estate eravamo a due metri e mezzo tra un ombrellone e l’altro e tre metri tra le file” spiega Della Valle, che poi continua a descrivere situazioni che continuano a sembrare irreali, ed improponibili.

Accenna alle spiagge libere, al fatto che le distanze variano anche tra uno stabilimento e l’altro e propone: “come concessionari di Stato siamo disposti anche a vigilare sulle aree adiacenti a quelle di nostra pertinenza. L’importante, ora, non è andare allo stabilimento più bello, quello vip. Oggi la priorità è trovarsi nel luogo più sicuro”.

Ma come si farà a chiedere alle comitive di amici, o peggio alle coppie, di mantenere le distanze di sicurezza mentre sono al mare? “Per le comitive immaginiamo dei lettini, distanziati tra loro, e siamo disposti a investire sulla vigilanza, ma molto dipende dalla responsabilità dei singoli” dice ancora l’imprenditore, ma magari è il caso di valutare di porre anche un limite alle limitazioni.

Di ipotesi poco realistiche parla anche il sindacato italiano balneari (Sib) aderente a Fipe/Confcommercio, che prova a fare il punto. “In questi giorni si moltiplicano riflessioni sulle modalità di esercizio delle attività balneari in presenza dell’epidemia virale ancora in corso: alcune di queste sono utili, interessanti e logiche, altre del tutto fantasiose e irrealistiche” spiega il presidente Antonio Capacchione.

“Temiamo che eventuali misure restrittive (come il garantire, da parte dei gestori, che non avvenga alcun contatto fra la clientela) possano impedire l’esercizio dell’attività medesima anche per le conseguenti responsabilità penali, civili ed amministrative“.

A chiudere il quadro arriva poi il parere del medico infettivologo Stefano Vella, del comitato tecnico-scientifico a supporto della regione Sardegna per la gestione dell’emergenza. “Sebbene sia esclusa la trasmissibilità del virus in ambiente marino, ogni previsione sulla stagione balneare è prematura se non si abbatte il contagio” spiega l’esperto, e conclude: “per fare previsioni servirà ancora qualche mese”.

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