In Germania aumentano i contagi e si torna alla Fase 1? Tutto falso, ce lo spiegano Le Iene

Ne avevamo parlato appena un paio di giorni fa, così come ne avevano parlato quasi tutti i maggiori media nostrani, ma la notizia è risultata essere falsa. Insomma i cosiddetti “professionisti dell’informazione” cui la pubblicità dal sapore orwelliano che viene mandata in onda in Tv invita ad affidarsi, hanno diffuso una fake news bella e buona.

Quantomeno questo è quanto emerge da un servizio de Le Iene, che partendo da contatti con Italiani che vivono in Germania hanno approfondito la vicenda, appurando che non vi è stato alcun aumento dei contagi in seguito all’allentamento delle misure restrittive, che peraltro lì non sono mai state stringenti come nel nostro Paese.

Tv e giornali italiani insomma si sono sbracciati a raccontare di come in Germania si fosse passati da un indice di contagio R0 (erre con zero, si legge così) inferiore a 1 a un indice pari a 1. E sarebbe proprio per via di questo improvviso aumento del numero dei casi di coronavirus che il Paese avrebbe deciso, o starebbe valutando di fare un passo indietro e di tornare a misure più stringenti.

Tutto falso. I media tedeschi infatti non ne parlano, non ne parlano i politici tedeschi, e non dovrebbero parlarne nemmeno i media italiani visto che non sta accadendo nulla del genere.

Ne hanno parlato alle Iene diversi Italiani residenti in Germania, che hanno contattato la redazione e hanno fornito un quadro completamente diverso da quello disegnato da titoli come: “il tasso dei contagi risale dopo le riaperture: la Germania torna alla fase 1” oppure “allarme per un’impennata di contagi in Germania”, eppure i ‘professionisti dell’informazione’ hanno preso un abbaglio.

La Germania è il Paese che, nonostante l’elevato numero dei casi di coronavirus registrati sta registrando uno dei tassi di mortalità più bassi. Il numero complessivo dei contagi ha superato i 160 mila, contro gli oltre 200 mila dell’Italia (terza al mondo come numero di casi di Covid-19) ma in compenso le vittime sono solo 6.500 circa contro le quasi 28 mila registrate nel nostro Paese.

Un Paese che, potendo contare su un sistema sanitario che funziona in maniera estremamente efficace, non avendo subito il saccheggio perpetrato da una serie di Governi irresponsabili, davanti all’emergenza sanitaria rappresentata dalla pandemia di coronavirus ha risposto molto bene.

Insomma un modello di estrema efficienza quello tedesco, ma che in questi giorni, stando alla narrazione dei nostri media, si sarebbe trovato a fronteggiare un’inesorabile crescita del numero dei contagi a causa dell’allentamento delle misure restrittive.

Una specie di monito si direbbe, come ad avvertire gli Italiani di quello che ci aspetta se dovesse esserci un allentamento delle misure restrittive anche da noi. Anzi da noi peggio, visto che abbiamo ben poco dell’efficienza e della disciplina della Germania.

E magari un aumento dei casi da noi ci sarà se e quando verranno allentate le misure restrittive, ma questo non toglie che in Germania, almeno per ora, non sta accadendo nulla di tutto ciò.

“Nessuno qui in Germania ha parlato di un indice di contagio risalito a 1, né tanto meno del fatto che si voglia tornare alla Fase 1, che qui tra l’altro non chiamano così, o ripensare la politica delle aperture” racconta alle Iene Stefano Mento, un romando che vive e lavora da 9 anni a Dusseldorf.

Nella fase del lockdown hanno chiuso le scuole e proibito gli assembramenti ma non hanno impedito alla gente di uscire e lavorare” spiega ancora “e non c’erano autocertificazioni, poliziotti, droni o posti di blocco continui. Dal 4 maggio, dopo le prime riaperture dei negozi del 20 aprile, molti bambini e ragazzi torneranno in classe, riapriranno anche i parrucchieri, per esempio, fatto salvo il rispetto della distanza di un metro e l’evitare assembramenti superiori a 50 persone“.

“Riapre quasi tutto insomma e nessuno pensa di tornare indietro. Stanno già preparandosi anche alla stagione estiva da giugno, con la possibilità di riprendere a usare gli aerei con accordi con alcuni altri Paesi. Se i decessi non supereranno l’1% della popolazione di 83 milioni di abitanti non ci sarà nessun dietrofront“.

I dati sull’andamento dei contagi in Germania

Questo è il quadro descritto dagli Italiani in Germania che hanno parlato con Le Iene, ma vediamo esattamente queli sono i dati. Il punto di riferimento per quel che riguarda l’andamento dell’epidemia in Germania è l’Istituto Koch, secondo il quale l’indice R0 a marzo si attestava intorno a 3, vale a dire tre persone contagiate da ogni persona infetta.

Già al 21 marzo l’indice era sceso intorno a 1, e fino al 15 aprile è rimasto stabile. Il dato è da ritenersi molto importante perché se scende sotto 1 significa che la diffusione del virus sta rallentando.

Qual è il dato relativo all’R0 in questi giorni in Germania? Il 27 aprile, quindi appena tre giorni fa, era arrivato a 0,96, quasi 1 insomma, ma già il giorno dopo era sceso a 0.90. Qualcosa di simile era già successa il 20 aprile, ma non ci sono stati sostanziali cambiamenti in corrispondenza dell’allentamento delle misure restrittive.

Ieri, 29 aprile, l’R0 era a 0,75, che è uno dei dati più bassi mai registrati, e non c’è stata alcuna stretta sulle norme anti-contagio, né tantomeno è nei programmi ricorrervi visti i dati. Insomma R0 non tocca il valore pari a 1 da un pezzo in Germania, ma non solo, anche se ciò accadesse per un giorno non avrebbe alcun significato a meno che il dato non venisse confermato anche nei giorni seguenti.

Ed è per questo che i media tedeschi non hanno dato alcun valore a quel peraltro lieve incremento registrato il 27 aprile. Vi hanno dato rilievo solo i media italiani, e verrebbe da domandarsi come mai. Qualcuno ha ipotizzato che la decisione sia legata alle polemiche sul deludente allentamento delle misure restrittive stabilito da Conte con il dpcm 26 aprile.

Un modo per far capire agli Italiani insomma che è importante andare coi piedi di piombo. “Il messaggio è che si riapre con il massimo della prudenza” ha detto il ministro della Salute, Roberto Speranza, ospite della trasmissione Di Martedì su La7 “basta poco per tornare indietro e il caso della Germania ce lo dimostra“.

Beh, sembra proprio che il caso della Germania dimostri solo che depredare la sanità per anni non è stata una buona idea.

Ma qual è la situazione in Italia? In realtà l’indice R0 è decisamente incoraggiante, stando a quanto dichiarato il 23 aprile dal presidente del Consiglio Superiore di Sanità, Franco Locatelli, essendo sceso tra 0,5 e 0,7.

Inoltre il presidente dell’ISS, Silvio Busaferro, ha dichiarato proprio in queste ore che l’indice Rt, che misura la trasmissibilità del virus utilizzando un altro modello matematico, è più basso di 1 in tutte le regioni italiane.

Come mai così pochi morti in Germania?

Di certo non grazie alle misure restrittive, che fin dall’inizio, seppur adottate in maniera tempestiva, non sono mai state stringenti come quelle adottate in Italia, prova ne è che il numero dei casi registrati è il sesto più alto nel mondo, mentre il dato italiano è il terzo.

Nessun miracolo comunque, e non c’è nemmeno da stupirsi se si considera, come accennavamo poco fa, che la Germania può contare probabilmente sul miglior sistema sanitario del mondo. Eppure non è solo da questo che è dipeso l’ottimo risultato fin qui raggiunto.

Parte del merito va all’efficienza, tutta tedesca, nella gestione dei casi. Molti sono stati curati il più possibile a casa, attraverso il lavoro di una fitta rete di medici di base, e questo ha permesso di evitare che lo spostamento dei casi positivi potesse produrre nuovi contagi.

In Germania si è fatto anche un ottimo lavoro per evitare la morte degli anziani in degenza nelle case di cura, mentre in Italia proprio nelle case di cura si è registrato circa il 50% dei decessi complessivi.

I malati più gravi, perlopiù anziani, sono stati salvati grazie all’ampia disponibilità di posti letto in terapia intensiva che è 5 volte superiore a quella italiana. Molto è dipeso anche da un accurato lavoro di prevenzione, con test e trattamenti precoci, e dalla piena disponibilità di strumenti di protezione come guanti e mascherine, che ha permesso ai medici di lavorare in sicurezza senza contrarre il virus e mettere a repentaglio la propria salute e quella di altri pazienti o dei famigliari.

Tutto ciò ha permesso ai Tedeschi di continuare a fare la propria vita, seguendo, come loro solito in modo attento e disciplinato, le raccomandazioni e le poche norme restrittive imposte dal Governo. In Italia insomma non siamo agli ‘arresti domiciliari’ perché c’è il coronavirus, ma perché siamo in Italia, e forse sarebbe ora di cambiarlo questo Paese.

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