Coronavirus: in Italia i guariti superano i malati, ma dall’Oms avvertono sul rischio di tornare al lockdown

Sono confortanti i dati che la Protezione Civile ha pubblicato nella giornata di ieri, con il numero dei guariti che per la prima volta supera il numero dei malati di coronavirus. Gli attualmente positivi al Covid-19 sono in tutto 91.528, in calo rispetto al giorno precedente di 6.939 unità, contro i guariti che sono invece 93.245, cioè 8.014 in più rispetto al giorno precedente.

Si tratta dell’aumento più alto delle persone positive registrato dall’inizio della pandemia in Italia, ma rimane alto anche il numero delle vittime, che attualmente in Italia risultano essere in tutto 29.684, con un incremento registrato di 369 persone decedute nelle ultime 24 ore. L’aumento registrato invece nella giornata del 5 maggio è stato più contenuto, con in tutto 236 vittime.

Scende anche il numero delle persone ricoverate nei reparti di terapia intensiva per Covid-19, con 1.333 pazienti sull’intero territorio nazionale, contro i 1427 del 5 maggio, vale a dire 94 in meno. Sono attualmente ricoverati con sintomi invece 15.769 pazienti, 501 in più rispetto all’ultimo aggiornamento. In isolamento domiciliare ci sono infine 74.426 persone, e anche qui il numero è notevolmente diminuito, sono infatti 6.344 in meno.

In tutto in Italia alla giornata di ieri, 6 maggio ore 18, sono stati registrati 214.457 casi di coronavirus, numero che comprende come sappiamo sia gli attualmente positivi che i guariti e i deceduti. L’aumento del numero dei casi è stato di 1.444 unità, contro l’incremento più contenuto registrato nell’ultimo aggiornamento, che era invece di 1.075.

Per avere un quadro più dettagliato di come si presente il Paese in questo momento, diamo uno sguardo ai numeri diffusi dalla Protezione Civile riguardanti le singole Regioni.

  • Lombardia: attualmente positivi 31.753 (-5.345)
  • Piemonte: attualmente positivi 14.858 (-465)
  • Emilia Romagna: attualmente positivi 8.391 (-290)
  • Veneto: attualmente positivi 6.689 (-327)
  • Toscana: attualmente positivi 5.088 (-102)
  • Lazio: attualmente positivi 4.433 (+63)
  • Liguria: attualmente positivi 3.306 (-121)
  • Marche: attualmente positivi 3.236 (+17)
  • Puglia: attualmente positivi 2.903 (-36)
  • Campania: attualmente positivi 2.340 (-190)
  • Sicilia: attualmente positivi 2.201 (-1)
  • Abruzzo: attualmente positivi 1.791 (-18)
  • Prov. Trento: attualmente positivi 982 (-59)
  • Friuli Venezia Giulia: attualmente positivi 962 (-22)
  • Calabria: attualmente positivi 644 (-6)
  • Sardegna: attualmente positivi 623 (-19)
  • Prov. Bolzano: attualmente positivi 579 (-33)
  • Molise: attualmente positivi 179 (+2)
  • Basilicata: attualmente positivi 172 (-5)
  • Umbria: attualmente positivi 171 (-5)
  • Valle d’Aosta: attualmente positivi 127 (+17)

Si tratta come detto di numeri incoraggianti, ma che sono il risultato, almeno secondo gli esperti, delle misure restrittive adottate nelle ultime settimane, e solo tra 15 giorni potremo vedere il risultato dell’allentamento delle stesse misure che ha avuto inizio, seppur parzialmente dal 4 maggio con l’avvio della Fase 2.

“Quello che registriamo oggi è il frutto di quello che abbiamo visto durante il lockdown” dice all’ANSA il fisico Giorgio Sestilli, fondatore e tra i curatori della pagina Facebook “Coronavirus-Dati e analisi scientifiche”. Sempre Sestilli ha poi aggiunto: “se in questi primi giorni della Fase 2 i contagi stanno ripartendo lo sapremo solo tra 15 giorni”.

Il chiaro riferimento è al periodo di incubazione della malattia, che prima di produrre i sintomi può impiegare fino a 15 giorni circa, dato questo sul quale comunque permangono dubbi sin dall’esplosione del focolaio di Wuhan in Cina, e in più occasioni si è ipotizzato un periodo di incubazione molto più lungo.

Ad ogni modo, dice ancora il fisico “è molto probabile che ancora oggi i dati indichino che decessi e contagi sono meno di cento, ma non è il caso di festeggiare né di abbassare la guardia perché si tratta di risultati del passato“.

Stefano Russo, direttore della SISSA (Scuola Internazionale di Studi Superiori Avanzati) di Trieste ha anche fatto sapere che “La preparazione della fase di post-lockdown è stata completamente insufficiente. Abbiamo ricevuto solo raccomandazioni ma nessun efficiente e reale piano d’azione da attuare è stato proposto dalle autorità. Non si sta effettuando un numero sufficiente di test molecolari e sierologici per identificare potenziali focolai di infezione”.

Russo ha poi aggiunto, secondo quanto riportato dall’ANSA, che “un progetto di tracciamento non è stato implementato e non è stata proposta alcuna strategia di isolamento per i potenziali infetti”.

Sempre il direttore della SISSA, in un intervento in videoconferenza in occasione della presentazione di un seminario dell’epidemiologo computazionale Alessandro Vespignani, ha fatto sapere che “la comunità scientifica di Trieste (SISSA, ICTP, UNITS) ha dato disponibilità alle autorità regionale della propria esperienza nell’analisi dei dati da ormai due mesi” e ha aggiunto: “stiamo osservando solo in questi giorni un timido progresso in questa direzione”.

L’avvertimento dell’OMS: “dobbiamo lavorare di più per prepararci alla prossima pandemia”

“Mentre lavoriamo per rispondere a questa pandemia dobbiamo anche lavorare di più per prepararci alla prossima” ha dichiarato il direttore generale dell’Oms, Tedros Adhanon Ghebreyesus, in occasione del consueto briefing sul coronavirus “adesso abbiamo l’opportunità per gettare le basi per sistemi sanitari resilienti nel mondo”.

“La pandemia di Covid-19 alla fine passerà, ma non si potrà tornare alla situazione di prima, al business as usual. Non possiamo continuare a correre per finanziare il panico, dobbiamo prepararci lungo la strada” ha fatto sapere il numero uno dell’Oms.

E mentre molti Paesi del mondo stanno allentando un minimo le misure di contenimento, dall’Oms arriva un avvertimento chiaro: “il rischio di ritornare in lockdown resta molto reale se i Paesi non gestiscono le transizioni con estrema attenzione e con un approccio a fasi”.

Per Ghebreyesus è chiaro che la chiave del problema è il sistema sanitario. “Se abbiamo imparato qualcosa dal Covid-19 è che investire nella sanità ora salverà vite dopo” ha affermato, ricordando poi che ci sono “più di 3,5 milioni di casi di Covid-19 e quasi 250 mila morti” e che “dall’inizio di aprile, sono stati registrati una media di circa 80 mila nuovi casi al giorno”.

Inoltre sul quadro complessivo dell’andamento del contagio evidenzia che “se il numero di casi segnalati in Europa occidentale è in calo, ogni giorno vengono segnalati più casi in Europa orientale, Africa, sud-est asiatico, Mediterraneo orientale e Americhe. Tuttavia, anche all’interno delle regioni e dei Paesi vediamo tendenze divergenti. Per questo ogni Paese e ogni regione ha bisogno di un approccio su misura”.

Quanto all’origine del virus, l’Oms ha confermato la partenza dalla Cina prospettando l’avvio da parte dell’Onu di “un’altra missione” che avrebbe lo scopo di approfondire “gli aspetti epidemiologici” e scoprire “cosa è successo all’inizio a livello di esposizione di diverse specie animali”.

Ne ha parlato il responsabile tecnico per il coronavirus dell’Oms, Maria Van Kerkhove, secondo la quale sarebbe possibile che il primo caso in Francia risalga a fine dicembre ma che “poteva anche trattarsi di un falso positivo” motivo per cui “servono maggiori informazioni”.

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