L’Ue a un bivio, il ruolo della BCE e la prospettiva del Mes mettono a rischio l’Europa

Difficile prevedere quali saranno gli sviluppi della crisi in cui il mondo sta sprofondando a causa dell’emergenza sanitaria rappresentata dalla pandemia di coronavirus. Sappiamo che si tratta di una situazione completamente inedita, che in quanto tale necessita per forza di cose di soluzioni altrettanto inedite, ed in tal senso il Mes è chiaramente inadeguato.

Parliamo quindi dell’Unione Europea, di quali sono le opzioni che i Paesi membri si trovano davanti, e una di queste è appunto l’utilizzo del cosiddetto Fondo salva-Stati, che come il premier Giuseppe Conte ha più volte sottolineato, nasce per affrontare crisi di natura “asimmetrica”, e si presenta del tutto inadeguato in situazioni come quella che stiamo vivendo.

Contrari all’uso del Mes si sono espressi poi i vari Paesi che si trovano ad affrontare le più gravi ripercussioni economiche per via del lockdown, come Francia, Grecia, Spagna, Portogallo. Insomma sembra che alla fine siano convenuti tutti sulla stessa conclusione: usare il Mes per uscire dalla crisi non conviene.

E l’Italia cosa farà? Anche l’Italia è contraria al Mes, quantomeno lo è il presidente del Consiglio Giuseppe Conte, lo sono i due principali partiti di opposizione, vale a dire Lega e Fratelli d’Italia, lo sono i partiti che compongono la maggioranza, cioè il Movimento 5 Stelle, il Partito Democratico (sebbene non con particolare convinzione) e La Sinistra.

Ma non è contrario al Mes il partito-non-partito Italia Viva. È bene non dimenticare che Italia Viva ufficialmente non esiste in parlamento, perché non si è mai presentato alle elezioni ma è nato nel corso della legislatura, dopo la formazione del nuovo esecutivo, il Conte bis.

Di fatto però conta diversi parlamentari seppur non rappresentino quasi nessuno, e non resta che prenderne atto. E pare proprio che la creazione di Matteo Renzi, che stando agli ultimi sondaggi politici continua a precipitare verso il 2%, sia favorevole all’uso del Mes, e proprio per questo ha lanciato una iniziativa su base regionale.

La Liguria prima Regione a esprimersi sull’uso del Mes

Ne ha parlato La Repubblica in un articolo dedicato alla decisione della Giunta della Regione Liguria, che entro un paio di settimane metterà ai voti l’uso del Mes. Ma cerchiamo di capire meglio come funziona la cosa.

La Liguria sarà la prima regione d’Italia a pronunciarsi sull’uso del Mes, attraverso la votazione di una mozione che il capogruppo di Italia Viva ha già depositato. “Porteremo il Consiglio a votare un documento che impegni il presidente e la giunta ad assumere una posizione favorevole all’opportunità che l’Italia ha di accedere al Mes, se verrà confermata l’erogazione senza alcuna condizione, e chiediamo che lo faccia prima che si pronunci il Parlamento”.

Sono queste le parole di Valter Ferrando che, insieme a Juri Michelucci, ha firmato la mozione. L’iniziativa è stata intrapresa anche in altre regioni poi, come la Lombardia e il Veneto, attraverso i rispettivi gruppi appartenenti a Italia Viva.

Secondo Ferrando “si tratta di una occasione che non possiamo perdere e che le Regioni devono rivendicare, visto che saranno le beneficiarie del riparto”. Si calcola che nella sola Liguria, attraverso l’uso del Meccanismo Europeo di Stabilità, potrà arrivare circa 1 miliardo di euro da spendere necessariamente per potenziare la Sanità.

“Una cifra cruciale per la nostra Regione, con cui non solo potrebbero essere disposti interventi urgenti, ma avremmo modo di riprogrammare tutta l’organizzazione della sanità pubblica, dagli ospedali, al rinnovamento dei macchinari, al personale” dice ancora Ferrando “con quei denari potremmo sostenere il turn over di medici, infermieri, oss, tecnici di cui abbiamo appena toccato con mano la gravissima carenza”.

Del Mes insomma la Liguria ha bisogno, secondo Italia Viva, che evidentemente non risulta minimamente preoccupata dal fatto che quelle risorse dovranno essere restituite con gli interessi, e che qualora ciò non avvenisse, cosa estremamente probabile vista la drammatica crisi economica in corso, il trattato del Mes prevede la perdita di sovranità in svariati ambiti da parte del Paese che ha fatto ricorso al fondo.

Grazie al miliardo di euro che spetterebbe alla Liguria, sui circa 37 miliardi che il Mes darebbe all’Italia, “potremmo finalmente programmare interventi nei nostri ospedali, che sono vecchi, come il Pronto soccorso del San Martino o parti del Santa Corona. E potremmo organizzare un sistema cuscinetto, necessario, che mantenga i posti Covid a lungo”.

Valter Ferrando spiega ancora che “potremmo con quei soldi completare ospedali come il Felettino e realizzare, pubblici, quello di Erzelli e quello di Arma di Taggia. E la rete della Case della Salute, con quella della Val Polcevera, che vanno consegnate urgentemente ai cittadini. E non dimentichiamo la rete territoriale, che va rafforzata nei numeri, aiutando il sistema, così fragile dei medici di famiglia”.

“Infine, con il Mes, possiamo garantire l’assunzione di personale giovane che potenzierà il sistema, per la durata dell’emergenza. E quando la pandemia finirà, rimarranno in corsia molti professionisti che, convivendo per un periodo con i colleghi più anziani, avranno già acquisito esperienza e ulteriori competenze”.

Il tasso di interesse non è così alto, fa notare poi Ferrando, che sostiene che il dibattito sul Mes debba interessare prima gli enti locali, le Regioni appunto, per approdare poi in Parlamento solo in un secondo momento.

“La durata del prestito è decennale, il tasso di interesse dello 0,1%, simbolico” dice infatti Ferrando che poi aggiunge: “prima che il Parlamento, a giugno, voti se accettare il Mes dall’Europa, poiché le competenze sanitarie sono in gran parte in capo alle Regioni, è inaccettabile che i consigli regionali non si pronuncino”.

L’effetto deflagrante dell’iniziativa di Italia Viva

Ma a parte Italia Viva, nessuna forza politica in Italia è favorevole all’uso del Mes, ad eccezione di Forza Italia, che con il partito di Renzi non arriva a rappresentare nemmeno il 10% degli elettori su base nazionale. Il Pd sembra essere allineato sulla posizione presa dal presidente del Consiglio, Giuseppe Conte, mentre la stragrande maggioranza del Parlamento è chiaramente contraria al Mes, parliamo di Movimento 5 Stelle, Lega e Fratelli d’Italia.

Ma quali potrebbero essere gli effetti dell’iniziativa di Italia Viva sull’equilibrio delle forze politiche? In sintesi l’attuale esecutivo potrebbe finire zampe all’aria, rischio al quale peraltro è abituato, ma cerchiamo di capire come mai.

Partiamo ancora una volta, doverosamente, dalla Liguria. Nei giorni scorsi infatti è stato lo stesso governatore Giovanni Toti ad esprimersi favorevole all’uso del Mes, ma non sarà facile per lui votare a favore in Aula, dove la maggioranza della sua coalizione, di cui fa parte la Lega, è fortemente contraria all’uso del fondo salva-Stati.

All’interno della Giunta poi ci sono, in minoranza, Pd e Movimento 5 Stelle, che almeno in teoria dovrebbero votare contro il Mes. Quantomeno dovrebbe arrivare il no secco dei 5 Stelle, e in vista di una possibile alleanza per le elezioni regionali, anche il Pd dovrebbe seguire la stessa linea, altrimenti il connubio rischia di non vedere mai la luce.

“Qui si tratta di un ineludibile dovere istituzionale e di una responsabilità amministrativa. Si tratta di votare se accettare uno strumento in grado di cambiare radicalmente la qualità del servizio sanitario regionale, oppure no” sintetizza Ferrando, apparentemente affatto preoccupato in merito alla restituzione delle somme, che dovrebbe avvenire sì in 10 anni, ma già per il 2021 l’Italia, secondo le stime della stessa Ue, si ritroverà con un debito pubblico al 159%, non esattamente la migliore premessa per la restituzione di 37 miliardi di euro.

Quale futuro per questa Europa?

Alcuni osservatori ritengono che la situazione attuale potrebbe portare in un futuro non così lontano alla fine dell’Unione Europea. I Paesi membri che si trovano in maggiori difficoltà economiche a causa dell’effetto devastante delle misure restrittive per il contenimento del contagio da coronavirus, non vogliono usare il Mes, ma chiedono alla BCE di intervenire, di fare insomma il suo lavoro.

Come abbiamo visto, non tutti i Paesi dell’Ue sono allineati su questa richiesta, come l’Olanda ad esempio, e come la Germania. In particolare si è parlato di recente della sentenza della Corte costituzionale tedesca, che ha stabilito che il piano di aiuti della BCE nei confronti dei Paesi più colpiti dalla crisi sarebbe al di fuori delle sue competenze.

Si tratta di una crisi simmetrica che ha colpito i Paesi dell’Ue con inaudita violenza, ma non tutte le economie hanno la solidità necessaria per ripartire, e non è con l’uso del Mes che questo processo di ripartenza potrà essere foraggiato.

A questa conclusione sono giunti tutti i Paesi in maggiore difficoltà, come Francia, Spagna, Portogallo, Grecia, e forse anche l’Italia riuscirà ad assumere la stessa posizione, nonostante l’iniziativa kamikaze di Italia Viva. Quindi tocca alla BCE intervenire, ma così facendo andrebbe apertamente contro la Germania e contro una sentenza della sua corte costituzionale.

Alla Germania insomma un’Europa in cui la BCE si comporta da banca centrale, aiutando i Paesi in difficoltà in virtù del principio ‘whatever it takes’ di Mario Draghi, non piace, e la Corte è stata molto chiara su questo punto. La Germania allora potrebbe decidere addirittura di uscire dall’Europa, come spiega l’economista Valerio Malvezzi, ed è difficile immaginare un’Europa senza la Germania.

E se l’Europa decidesse di accontentare le richieste dei Tedeschi? In quel caso ad uscire dall’Europa potrebbero essere i Paesi membri che si vedrebbero negate le politiche economiche cui avrebbero diritto di ricevere da una banca centrale come la BCE. Come la prenderebbero quindi Francia, Spagna, Grecia e Portogallo?

E se anche l’Italia deciderà di non usare il Mes, in mancanza di una seria politica di aiuti da parte della BCE, quali strade potrebbe percorrere per far fronte alla crisi più grave dal dopoguerra?

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