Da domenica nuove regioni in zona arancione, altre invece rischiano il lockdown ecco quali sono

La suddivisione del Paese in fasce di rischio decretata dall’ultimo Dpcm firmato da Conte ha scaturito non poche polemiche e altrettanti interrogativi circa i criteri sui quali si basa la distinzione tra regioni in fascia gialla, arancione e rossa.

E mentre qualcuno sta ancora cercando di farsi una ragione dell’esclusione di alcune Regioni dalle fasce più a rischio, o dell’inclusione di altre, le cose stanno già per cambiare in alcuni territori, e questo potrebbe avvenire già da domenica.

È proprio nel fine settimana che arriveranno infatti i nuovi dati per gli indicatori “automatici” in base ai quali alcune regioni che non erano state inserite né all’interno della zona arancione né in quella rossa potrebbero cambiare classificazione e ritrovarsi a dover adottare misure più stringenti di quelle previste fino a questo momento.

Quali sono i criteri che fanno finire una Regione in zona rossa?

Prima di tutto è necessario chiarire che la distinzione tra fasce di rischio gialla, arancione o rossa dipende dalle valutazioni di una Cabina di Regia a cui prende parte oltre al Dipartimento della prevenzione del Ministero della Salute, di cui Gianni Rezza è direttore generale, anche l’Istituto Superiore di Sanità del presidente Silvio Brusaferro, nonché i membri designati dalla Conferenza delle Regioni che in questo caso comprende Lombardia, Campania e Umbria.

Ciascuno degli scenari è associato ad un diverso livello di “rischio” di contagio. Nel primo, quello che inizialmente veniva identificato all’interno della fascia verde, e che in seguito è diventata gialla, l’indice Rt si trova al di sotto del valore di 1.

Silvio Brusaferro ha spiegato che “con Rt sotto il valore di 1, poi tra 1 e 1,25 dove” l’epidemia “è ancora gestibile, e poi tra 1,25 e 1,50 in cui l’epidemia corre veloce. Questi scenari determinano la velocità con cui un’infezione si trasmette. La combinazione degli scenari di rischio fa da driver principale per la definizione delle misure che non dobbiamo inventarci, ma sono definite nei documenti”.

Quindi per quel che riguarda il monitoraggio dell’andamento di Covid-19 in Italia “e per classificare tempestivamente il livello di rischio in modo da poter valutare la necessità di modulazioni nelle attività di risposta all’epidemia, sono stati disegnati alcuni indicatori con valori di soglia e di allerta che dovranno essere monitorati, attraverso sistemi di sorveglianza coordinati a livello nazionale, al fine di ottenere dati aggregati nazionali, reginali e locali” ha spiegato ancora Brusaferro.

Quanto al funzionamento dei 21 indicatori “divisi in tre grandi categorie” a spiegarlo è in una nota della Direzione generale della prevenzione sanitaria e della Direzione generale della programmazione sanitaria del ministero della Salute del 30 aprile scorso. Ed è qui che si iniziano a delineare gli elementi in base ai quali una regione finisce in zona arancione e un’altra invece ‘si salva’.

I dati, diciamolo subito, non arrivano con la stessa precisione e puntualità da tutte le Regioni. Su Il Corriere della Sera di oggi leggiamo infatti che per cinque regioni, vale a dire Abruzzo, Basilicata, Liguria, Veneto e Valle d’Aosta, alcune voci risultano mancanti. I dati relativi ad altre voci ancora, per la Valle d’Aosta, per la Campania, ma anche per Sicilia, Marche e Friuli-Venezia Giulia, arrivano ad intermittenza.

Campania, Veneto e Liguria da domenica potrebbero non essere più in zona gialla

Per questi motivi alcune regioni che al momento sono classificate come a rischio più basso e quindi inserite nella cosiddetta zona gialla, potrebbero finire ben presto nella fascia di rischio intermedia.

Le sei regioni che attualmente si trovano in zona rossa (4) e arancione (2) ci sono finite in base al monitoraggio aggiornato a venerdì scorso, quindi sui dati relativi al periodo 19-25 ottobre. Entro domenica però è previsto l’arrivo di nuovi dati più aggiornati che potrebbero far cambiare posizione ad alcune regioni che fino ad oggi ‘se l’erano cavata’.

Secondo quanto riportato da Repubblica una di queste regioni è il Veneto che è tra le regioni gialle con riserva per via dei dati incompleti. Nel Veneto abbiamo 3.347 focolai, 1.716 dei quali risultano essere nuovi. Ci sono inoltre molti casi non tracciati, per i quali non si è individuata la catena di trasmissione, e si tratta di oltre 4.869 casi. Nel Veneto inoltre dalla Cabina di Regia fanno notare una “bassa percentuale di completezza dei dati”.

“Considerando l’imminente rivalutazione del rischio su dati aggiornati alla settimana 26 ottobre-1 novembre 2020 – è scritto nell’ultimo verbale della Cabina di Regia – si ritiene di attenzionare in particolare queste Regioni per una definizione aggiornata e puntuale del livello di rischio” dice Repubblica, e tra le regioni a rischio troviamo anche la Toscana.

C’è poi il caso della Campania, che molti si aspettavano di vedere quantomeno tra le Regioni arancioni per via dei vari problemi in ambito sanitario con ospedali in affanno ecc… Anche qui infatti non è da escludere un passaggio dalla fascia gialla a quella arancione, d’altra parte si tratta di uno di quei casi in cui l’invio dei dati è risultato incompleto, in particolare quello relativo ai ricoveri.

Infine c’è un altro aspetto da considerare, per quel che riguarda il passaggio di una Regione da una fascia di rischio ad un’altra, ed è quello relativo alle scarse probabilità di passare da una a rischio più alto verso una a rischio più basso.

Se una regione classificata rossa ha un indice Rt che da 2 scende a 1,8 rimane ugualmente in fascia rossa, mentre se il valore aumenta senza superare la soglia pur rimanendo invariato il parametro si ritiene opportuno varare una stretta in forza del principio della prudenza.

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