Inflazione bassa un rischio per l’economia, ecco perché nell’analisi degli esperti di Ethnea

Se l’obiettivo di inflazione fissato dalle autorità monetarie viene sistematicamente mancato possono esserci delle ripercussioni tutt’altro che positive sull’economia, con rischi che da un lato sono legati ad un indebolimento in grado di trasformarsi da bassa inflazione a deflazione, dall’altro potrebbe essere un segnale che indica che le banche centrali non hanno il pieno controllo della situazione nonostante i tassi di interesse minimi.

E non si tratta solo di questo, perché se l’inflazione resta al di sotto del livello indicato dal target per un periodo di tempo troppo lungo, il livello complessivo dei tassi d’interesse si abbassa notevolmente, ed in presenza di tassi nominali molto bassi alle banche centrali restano margini troppo ristretti per ridurli ancora al fine di stimolare o stabilizzare la situazione economica qualora il caso lo richieda.

I tassi di interesse nominali seguono un trend al ribasso da 30 anni

Si tratta di un dato che è stato messo in evidenza da Andrea Siviero, Investment Strategist di Ethnea Independent Investors Sa, nonché ex Direttore della Cooperazione monetaria internazionale alla Banca Nazionale Svizzera.

Secondo l’esperto di Ethnea i tassi di interesse nominali seguono un trend al ribasso da 30 anni, raggiungendo in molti Paesi un livello al di sotto dello zero. Ciò che sta accadendo, secondo Siviero, può essere spiegato sia dal contesto di bassa inflazione in cui ci troviamo, sia contemporaneamente dal calo del tasso di interesse reale.

Da quest’ultimo si evince se la politica monetaria in atto sia troppo restrittiva o troppo accomodante e se, in quanto tale, rappresenta un benchmark per il tasso di interesse di riferimento in equilibrio.

L’esperto di Ethnea spiega infatti che se si abbassano i tassi di riferimento al di sotto, o portandoli al di sopra, del ‘tasso naturale’ le banche centrali hanno la possibilità di stimolare l’economia oppure rallentarla.

In questo momento secondo le stime, negli Stati Uniti si ha un calo del tasso d’interesse reale dal 3,5% del 1985 allo 0% del 2020. Un dato che ha la sua importanza in quanto un simile calo rappresenta una sfida per le banche centrali e comporta implicazioni non da poco per la politica monetaria.

Il calo del tasso reale, spiega l’esperto diEthnea, può rendere più difficoltosa la gestione del ciclo economico, rendendo altresì difficile stabilire il tasso di interesse nominale più adeguato.

L’analisi sviluppata da Siviero prosegue prospettando che questo trend avrà una durata tutt’altro che breve. Se si verificano degli shock negativi, le banche centrali hanno la possibilità di sostenere l’economia riducendo i tassi di interesse, operazione per effettuare la quale si rende necessario ricorrere a misure non convenzionali di politica monetaria come ad esempio il Quantitative Easing.

Se i tassi di interesse risultano stabilmente bassi, viene incoraggiata la ricerca di rendimenti più alti, e questo porta alla possibile formazione di bolle dei prezzi degli asset. Per la banche centrali questo rappresenta un problema perché mina la stabilità finanziaria. Una situazione questa che, come anticipato, secondo l’esperto di Ethnea durerà per un periodo di tempo alquanto lungo.

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