Covid-19 e ripresa economica: vaccinazioni a rilento e nuove varianti peggiorano le previsioni per il 2021

Mentre in alcuni Paesi del mondo la pandemia da Covid-19 viene affrontata senza ricorrere a particolari restrizioni delle libertà individuali, senza imporre chiusure che determinano per forza di cose una crisi economica senza precedenti, in altri Paesi la strada maestra è il lockdown, misure di contenimento la cui efficacia non è mai stata scientificamente dimostrata.

Tra i Paesi in cui si è assistito ad un graduale allentamento delle misure restrittive, o alla pressochè totale assenza di imposizioni in tal senso, troviamo in Europa la Svezia e la Bielorussia in particolare, ma anche nel resto del mondo ci sono esempi analoghi, come il Giappone o la Russia, che proprio in questi giorni ha annunciato di aver rimosso anche le ultime restrizioni riaprendo discoteche e locali notturni e annunciando il ritorno alla normalità.

Il mondo si divide quindi tra Paesi pro restrizioni e Paesi contrari, ed è quantomeno interessante notare come tra i Paesi con il maggior numero di vittime per milione di abitanti troviamo proprio i Paesi in cui sono state imposte le restrizioni più severe, a cominciare dall’Italia. E questo certamente non è sufficiente a dimostrare che le restrizioni producano l’effetto opposto, ma di certo dimostra che non si può affermare il contrario.

Di certo però c’è, e questo è più che dimostrato, che le misure restrittive causano danni enormi alle economie dei Paesi che decidono di imporle. A pagare il prezzo più alto sono le famiglie, i lavoratori e le piccole e medie imprese, mentre una piccola fetta del mondo imprenditoriale, costituito perlopiù da grandi società multinazionali, non subisce alcun danno, ed in alcuni casi, come ad esempio quello delle società di e-commerce, vengono realizzati utili ancora più consistenti.

Il piano vaccini procede a rilento nell’Ue

Nell’intendo dichiarato di contrastare la diffusione del virus, e qundi preservare la salute di miloini di cittadini, si sta scommettendo molto sul vaccino, ma troppo poco sulla terapia. Alcuni trattamenti efficaci, come ad esempio quello che prevede l’utilizzo dell’idrossiclorochina, sono stati bollati come inefficaci o persino pericolosi, salvo poi scoprire che così non era.

Il vaccino, strada sicuramente valida e che vale la pena percorrere fino in fondo, viene indicato come la panacea, ma i tempi sono tutt’altro che maturi per ritenerlo una soluzione efficace fin da subito.

Inoltre il vaccino distribuito in Europa da Pfizer, Moderna o AstraZeneca non ha terminato le fasi di sperimentazioni, tant’è vero che molte, troppe domande restano ancora senza risposta. Non solo, ma ora alcuni Paesi, tra i quali anche l’Italia, stanno riscontrando delle difficoltà nel piano vaccinazioni per cui tutta l’operazione sta procedendo troppo a rilento.

Nell’Ue il piano vaccinazioni non decolla, con circa il 2% della popolazione che ha ricevuto il siero. Si tratta di un dato decisamente troppo basso, più basso di quello registrato dalla Gran Bretagna, dove si è già arrivati al 10% dei vaccinati. Distanze siderali invece dai risultati raggiunti in Israele, dove già il 40% dei cittadini ha ricevuto il vaccino.

Tornando poi un attimo al Regno Unito, i buoni risultati ottenuti sono anche il risultato della decisione di intiettare le due dosi a distanza meno ravvicinata rispetto a quanto previsto dalle sperimentazioni cliniche. Tuttavia non è dato sapere se in questo modo si ridurrà l’efficacia del vaccino, del quale purtroppo si sa molto poco. Quanto a questo specifico interrogativo comunque dall’Astra Zeneca dicono che non dovrebbero esserci problemi.

BCE: per Legarde si tratta di una doppia recessione

Il piano vaccinazioni quindi procede a rilento in tutta Europa, dove nel frattempo stanno continuando a svilupparsi nuove varianti del virus, che sebbene non mostrino ancora segnali di una maggiore pericolosità, sembrano dimostrare di essere invece più contagiose.

I governi pro-restrizioni stanno quindi seguendo ancora una volta la strada che ci ha portati nella crisi economica più drammatica dal dopoguerra, e questo naturalmente viene interpretato come un segnale ben poco rassicurante dai vari osservatori.

Gli economisti ritengono infatti che le stime di crescita per il 2021 dovranno essere riviste al ribasso. In Francia c’è il rischio di un terzo lockdown nazionale a breve, come il governo di Parigi ha già confermato, e nel frattempo la fiducia delle imprese in Germania è scesa al minimo da otto mesi nel mese di gennaio stando alle stime dell’Istituto Ifo.

Nel corso di una conferenza stampa che si è tenuta in questi giorni sul tema della ripresa economica, la presidente della Banca Centrale Europea, Christine Lagarde, ha accennato in modo esplicito ad una doppia recessione per l’intera eurozona.

“La produzione probabilmente si sarà contratta nel quarto trimestre del 2020 e l’intensificazione della pandemia pone dei rischi ribassisti per le prospettive economiche a breve termine” ha dichiarato la Lagarde.

Una parte delle preoccupazioni per i futuri scenari economici dipende proprio dalle difficoltà riscontrate nel campo del piano di vaccinazioni. Per avere dei risultati soddisfacenti, e per poter considerare il vaccino un’arma veramente efficace nella prevenzione del Covid, serve più tempo.

Le difficoltà riscontrate da alcune case farmaceutiche nello sviluppo del farmaco, come l’Istituto Pasteur in Francia e la Merck statunitense, hanno spinto le case farmaceutiche ad abbandonare lo sviluppo del farmaco proprio in questi giorni per via di risultati considerati deludenti.

Cosa dovremo aspettarci nel prossimo futuro dal punto di vista economico?

L’ottimismo che aveva iniziato a circolare a fine 2020 per l’arrivo del tanto atteso vaccino anti-Covid, si sta progressivamente spegnendo di fronte agli ostacoli che abbiamo brevemente illustrato.

Con la distribuzione del vaccino sarebbe dovuto essere possibile procedere con un progressivo allentamento delle restrizioni, e questo avrebbe permesso la ripartenza dell’economia, alimentando la speranza che la ripresa economica potesse iniziare in tempi più o meno brevi.

Ora la situazione si mostra ben diversa, visti gli scarsi risultati ottenuti fin qui con il piano vaccinazioni ed il moltiplicarsi di varianti del Covid-19. E questo ha indotto molti osservatori a prevedere che il Fondo Monetario Internazionale avrebbe rivisto al ribasso le previsioni sulla crescita mondiale in occasione dell’aggiornamento delle Prospettive Economiche Mondiali.

Non hanno contribuito a dipingere un quadro migliore poi i nuovi focolai comparsi in alcune regioni della Cina, con milioni di cittadini cinesi finiti di nuovo in lockdown per la prima volta dopo mesi di ‘normalità’. Quella della Cina si era infatti rivelata come la più rapida ripresa dallo shock iniziale provocato dalla comparsa del Covid-19.

Con la comparsa dei nuovi focolai in Cina hanno iniziato ad essere diffuse raccomandazioni circa il rischio rappresentato dai viaggi verso le regioni interessate in occasione del Capondanno Lunare, e questa sono state una delle principali cause che hanno portato al sell-off del prezzo del greggio.

Tuttavia per quel che riguarda l’aspetto della pericolosità del virus, ci sono alcuni dati che possono essere ritenuti persino incoraggianti. I nuovi tassi di contagio per esempio, ma anche il numero dei ricoveri per Covid-19, hanno visto una drastica riduzione in questi ultimi giorni negli USA, inducendo lo Stato della California a fare marcia indietro rispetto all’introduzione di ulteriori restrizioni.

Negli Usa si assiste ora ad una timida riapertura di bar e ristoranti, con tutte le cautele del caso, e precauzioni quali la riduzione della capacità al 25%.

L’amministrazione Biden comunque ha detto molto chiaramente che l’idea di una rapida vittoria contro il virus va messa completamente da parte. Il governo ritiene necessario imboccare con ancor più convinzione la strada delle quarantene e dei divieti di ingresso negli USA.

La ripresa economica quindi appare tutt’altro che a portata di mano. Ne ha parlato anche il capo economista di Pantheon Economics Ian Shepherdson affermando che “ogni passo verso la riapertura prima che il Covid sia sparito rallenterà l’arrivo dell’immunità di gregge, e di conseguenza costerà vite che avrebbero potuto invece essere salvate”.

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