Mark Zuckerberg pronto a lasciare Facebook nel 2022, nel suo futuro “progetti di filantropia”

Si tratterebbe di un vero e proprio scoop se la notizia dell’imminente addio a Facebook da parte di Mark Zuckerberg dovesse essere confermata. Della concreta possibilità che il creatore nonché CEO della celebre piattaforma social potrebbe lasciare le redini a qualcun altro ne ha parlato un giornalista del New York Times, Robert Cringley.

Si tratta di una fonte ritenuta più che attendibile, il che significa che le possibilità che quanto trapelato risponda al vero, e che Zuckerberg abbia intenzione di lasciare Facebook molto presto, sono piuttosto elevate. Quanto al cosa farà dopo, secondo il giornalista del NYT nel futuro dell’attuale CEO ci sarebbero “progetti di filantropia”.

L’attendibilità di Cringley come fonte è stata confermata anche da Forbes, che ha scritto a tal proposito che “la reputazione del giornalista è tale da dare peso all’indiscrezione”. Il giornalista oltre a scrivere per il New York Times è stato in passato il redattore di NewsWeek, nonché autore di un documentario di Tve dal titolo “The Transformation Age: Surviving a Technology Revolution”.

Sul suo sito web, Cringley espone alcune previsioni, e quella dell’addio a Facebook da parte del suo fondatore è la numero 2. Parte delle ragioni che lo spingerebbero a lasciare sarebbero da ricercarsi nei cambiamenti che hanno interessato e che interesseranno le piattaforme social in questa particolare e delicata fase.

“Con le grandi società internet che sono soggette ad un maggior controllo normativo, in particolare Facebook e Google, quest’anno sarà difficile soprattutto per Mark Zuckerberg” spiega il giornalista del NYT “e anche se non mi aspetto che Zuckerberg abbandonerà il suo lavoro di CEO quest’anno, alla fine lo farà sempliemente perché non è più così divertente come una volta e arriverà un punto (forse nel 2022) in cui lasciare il timone farà crescere le azioni di Facebook”.

Ed è lo stesso giornalista a portare un esempio concreto di quali sono le sfide legate alla gestione di un social network così grande come Facebook – che, ricordiamo, comprende anche Whatsapp – riportando la notizia che in questo momento “un bot che opera su Telegram vende per 20 dollari o meno le informazioni personali, inclusi i numeri di telefono di 500 milioni di singoli utenti Facebook”.

Una bella gatta da pelare, spiega il giornalista “qual è la risposta aziendale logica a una mossa del genere? Nessuno lo sa perché nessuno si è mai trovato a gestire una situazione come quella in cui si trova Facebook in questo momento. Infatti nessuno sa molto della gestione di compagnie grandi come Facebook, infatti il social network invade sempre più le nostre vite”.

Inoltre, sottolinea il giornalista “nessuna azienda internet incarna il suo fondatore più di quanto Facebook incarna Mark Zuckerberg” il che significa che qualsiasi cosa accada riguardo Facebook, che sia qualcosa di positivo o di negativo, sarà comunque responsabilità di Zuckerberg nel bene e nel male.

I mentori di Zuckerberg, Gates, Page e Jobs

Cringley ha anche citato i vari mentori di Mark Zuckerberg, individuandoli in Steve Jobs, Bill Gates e Larry Page. Ciascuno di loro aveva modi diversi di gestire il controllo. Ma dei tre l’unico che si era per certi versi ‘fatto da sé’ era Steve Jobs, il quale però è attualmente deceduto.

“Gli altri sono diventati tutti troppo ricchi e impegnati altrove per dedicarsi all’azienda giorno per giorno e se ne sono andati” racconta Cringley, che poi spiega che “anche loro hanno imparato da altri (ancora una volta Steve è un’eccezione). A Bill Gates è stato insegnato a dirigere un’azienda da IBM e da John Shirley, mentre Larry Page ha seguito un percorso tracciato da Jerry Yang ed è stato guidato da Eric Schmidt“.

Nessuno di loro però si è trovato ad affrontare quello che Zuckerberg si trova ad affrontare oggi, che è rimasto fino a questo momento in prima linea, assumendo su di sè tutte le responsabilità e facendosi carico di ogni singola scelta. Poi c’è Sheryl Sandberg che è COO di Facebook, ricorda il giornalista, ribadendo però che il capo resta Zuckerberg.

Allora che fine farà Facebook? Il giornalista del New York Times tiene a chiarire che non crede sia finito, ricordando che conta ancora su una base di utenti estremamente vasta, al tempo stesso però osserva che “il mercato dei social media è in transizione e nessuno dei miei figli ha un account Facebook” il che evidentemente qualcosa vuol dire.

Secondo Cringley “il 2021 vedrà Facebook colpito e pungolato, tassato e regolamentato e forse anche distrutto. Anche Google lo sarà, ma Facebook è francamente meno essenziale e più vulnerabile. Il modo in cui Zuckerberg risponderà sarà dove traccerà il suo percorso manageriale.”

“Comunque vada, ci vorrà un pedaggio” spiega il giornalista avviandosi a concludere “anche Zuckerberg alla fine deciderà che è meglio diventare un filantropo e trovare un nuovo modo per cambiare il mondo. Anche se probabilmente non prima del 2022″.

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