Entro aprile la pandemia sarà finita anche da noi? Secondo JP Morgan la fine del Covid è “molto vicina”

È inevitabile che con il protrarsi, quantomeno in Italia, dello stato di emergenza sanitaria per via della diffusione del Covid-19, ci si domandi sempre più di frequente quanto tempo ancora durerà questa pandemia così ‘atipica’.

Una risposta alla domanda prova a darcela la stessa JP Morgan, con alcuni dei suoi analisti che hanno realizzato una previsione piuttosto precisa partendo dai dati relativi all’impatto della vaccinazione nei vari Paesi del mondo in cui ancora si adottano misure restrittive in chiave anti-Covid, come i più grandi Paesi dell’Ue e gli Stati Uniti.

Appare infatti doveroso ricordare che la politica delle misure restrittive, ove più severe ove più blande, continua ad essere applicata principalmente negli Usa ed in Europa, mentre nel resto del mondo le cose hanno preso ormai da mesi una piega completamente diversa.

Il ‘caso’ vuole che tra i Paesi che hanno imboccato una strada diversa, con un progressivo ritorno alla normalità, vi siano Brasile, Russia, India, Cina e Sud Africa, che poi sono i Paesi che fanno parte del BRICS.

L’analisi di JP Morgan indica la fine della pandemia entro aprile

Secondo un team di analisti della nota banca d’affari statunitense, la pandemia da Covid-19 avrà finalmente fine entro il mese di aprile. La previsione indica quindi ancora un mese di attesa o poco più, dopodiché la diffusione del Sars-nCoV-2 dovrebbe subire una battuta d’arresto determinante.

Del team di analisti che ha realizzato questa previsione fa parte anche il capo globale della strategia quantitativa e dei derivati della JP Morgan, Marko Kolanovic il quale, nel corso di una intervista rilasciata a Barrons ha spiegato che a breve ci troveremo davanti ad un calo generale dei casi in tutto il mondo, con i progressi sul piano vaccini a certificare la fine “effettiva” della pandemia entro il mese di aprile.

La previsione degli analisti di JP Morgan in realtà si presenta più ottimista ad esempio delle previsioni fatte da Bruxelles, che aveva indicato la fine dell’estate come il termine per uscire dall’emergenza.

La diffusione della variante inglese non rappresenta un problema

La previsione degli analisti di JP Morgan tiene conto anche della diffusione della cosiddetta variante inglese che tanto spaventa il ministro della Salute Roberto Speranza. Variante indicata come B.1.1.1.7 scoperta in numerosi Paesi del mondo tra cui 30 Stati USA, che è uno dei motivi per cui il Cts sta pensando di introdurre misure restrittive ancora più severe per il periodo delle festività di Pasqua.

“La diffusione della variante non è in contrasto con un calo complessivo del Covid e la fine della pandemia nel secondo trimestre dovuta alla vaccinazione, all’immunità naturale, alla stagionalità e ad altri fattori” ha spiegato Kolanovic nel corso dell’intervista.

L’analista della JP Morgan ha anche aggiunto che “l’analisi statistica dei dati attuali sulle vaccinazioni è coerente con un forte calo (cioè la fine effettiva) della pandemia entro 40-70 giorni” il che significherebbe entro la fine del mese di aprile al più tardi.

Per giungere a questa previsione il team di analisti della banca d’affari americana sono partiti dall’impatto della vaccinazione sulla diffusione dei casi di Covid-19, e sulla diffusione della cosiddetta variante inglese nelle aree in cui circolava pienamente e non.

Da quest’analisi è risultato che il picco post-festivo nei casi sia negli Usa che in Gran Bretagna era “quasi identico” nonostante negli Stati Uniti non fosse stata ancora rilevata la variante inglese.

“Dalle analisi è emerso inoltre che i casi in Danimarca nello stesso periodo sono aumentati ancora più velocemente che nel Regno Unito e negli Stati Uniti e da allora i casi in Danimarca sono diminuiti più rapidamente nonostante la variante inglese fosse diffusa maggiormente nel Paese” riporta l’AGI.

Così pure si è potuto osservare che i nuovi casi di Covid-19 in Florida e in California sono usciti dal picco del mese di gennaio più rapidamente rispetto alla media nazionale nonostante in quei due Stati si sia registrato una percentuale più alta di variante inglese rispetto alla media dell’intero Paese nel suo insieme.

Kolanovic ha spiegato infatti che “questo è un altro esempio che un aumento della prevalenza della variante può essere coerente con un calo dei casi complessivi (ad esempio a causa della stagionalità, della vaccinazione o dell’immunità naturale)”.

Secondo lo studio svolto dagli analisti della JP Morgan in media per ogni aumento del 10% dei vaccini anti Covid somministrati i nuovi casi positivi si sono ridotti a un tasso di 117 per milione di persone. “Ciò si confronta con una diffusione mediana di 230 casi di Covid-19 per milione di persone nel campione analizzato di circa 25 Paesi” concludono sull’AGI.

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