Istat: a gennaio e febbraio nessun significativo aumento dei decessi in Italia nonostante il Covid, perché?

Il 30 marzo scorso l’Istat ha pubblicato un documento molto interessante che ci aiuta a capire meglio cosa sta succedendo esattamente in Italia in questi mesi. Ci troviamo ad affrontare l’ennesima stretta sulle misure di contenimento per il contagio, ed è impossibile non notare come ad una riduzione del numero dei nuovi casi, con il netto abbassamento dell’indice Rt, corrisponda invece un incremento delle misure restrittive imposte.

Ci si aspetterebbe che con un miglioramento della situazione epidemiologica si vada verso un alleggerimento delle restrizioni imposte, invece sta accadendo il contrario. Ci troviamo infatti con la soppressione della zona gialla fino a fine aprile e, ormai da gennaio, con nuove soglie Rt da rispettare per ‘conquistare’ una fascia di rischio più bassa.

Vale sicuramente la pena analizzare approfonditamente l’andamento del contagio da Covid-19 in Italia, ma in questo caso analizzeremo un altro aspetto altrettanto interessante, ed è quello del numero dei decessi.

Cosa dicono i dati Istat sui decessi in Italia dei mesi di gennaio e febbraio

Un paio di mesi fa abbiamo visto i dati Istat sui decessi registrati in Italia nel corso del 2020, ed abbiamo avuto la possibilità di avere un quadro più dettagliato grazie anche all’ausilio di alcuni grafici che ne rendevano più agevole la lettura.

In questo caso ci limitiamo ad osservare i dati Istat relativi al primo bimestre dell’anno, che nell’analisi svolta dall’Istituto di statistica tengono conto in parte di alcune stime, nello specifico per quel che riguarda il mese di febbraio.

Cosa emerge dai dati Istat relativi ai mesi di gennaio e febbraio 2021? Il dato che salta all’occhio immediatamente è che nonostante l’emergenza Covid-19, non si è registrato alcun incremento anomalo del numero dei decessi rispetto allo stesso periodo degli anni scorsi.

Quello che vediamo è che il dato nazionale che indica il numero dei decessi registrati tra gennaio e febbraio si attesta intorno ai 126.866 decessi. Parliamo di decessi complessivi, derivanti da ogni genere di causa di morte, comprensivi di quelli registrati come decessi Covid.

Ebbene il dato che vediamo relativo a gennaio-febbraio 2021 non si discosta molto dalla media 2015-2019 che si attesta su 125.741 decessi. Vediamo quindi che nonostante il Coronavirus – stando ai dati che attingiamo dai vari bollettini – ad oggi abbia causato in Italia qualcosa come 111.000 morti, nei mesi di gennaio e febbraio 2021 non si registra alcun particolare incremento del numero dei decessi sul dato complessivo degli anni scorsi.

Nel primo bimestre dell’anno 2021 si sono registrati infatti poco più di 1.100 decessi in più rispetto alla media degli scorsi anni. Un dato che risulta del tutto incongruente con quello dei bollettini, dato in base al quale ci aspetteremmo un incremento notevole del numero dei decessi, come minimo nell’ordine delle 15/20 mila unità.

Invece così non è. L’incremento è decisamente contenuto, e se il raffronto non viene fatto con la media dei decessi, ma con il dato dei decessi dei singoli anni per lo stesso periodo, scopriamo che rispetto al dato relativo al 2015 (129.545), e ancor più a quello relativo al 2017 (134.917), il numero dei decessi registrati in Italia nei mesi di gennaio e febbraio 2021 è persino inferiore.

Nonostante il Covid la mortalità non aumenta, come mai?

Insomma non si rileva alcuna variazione significativa del dato relativo al numero dei decessi nei mesi di gennaio e febbraio 2021, ed è un’osservazione che anche il report dell’Istat riporta.

Nel documento dell’Istat viene commentata la Tabella 2, che di seguito pubblichiamo. E in quelle righe leggiamo quanto segue:

“il fatto che la mortalità del 2021 sia a livello medio nazionale di poco superiore a quella della media 2015-2019 farebbe pensare che rispetto agli anni precedenti la mortalità per cause diverse dal Covid-19, come ad esempio l’influenza, sia diminuita, anche grazie alle misure di distanziamento e prevenzione adottate per il contenimento della diffusione dell’epidemia”.

Una spiegazione che fa acqua da tutte le parti, ma proviamo a vedere perché facendo anche un piccolo passo indietro. A fine febbraio 2020, quindi nel periodo in cui in Italia si parlava molto del Covid per via delle notizie che arrivavano dalla Cina e da Wuhan in particolare, su Agi Agenzia Italia era apparso un articolo col quale si tentava di far luce sulla differenza tra il Covid-19 e la classica influenza stagionale.

Dati%20Istat%20gen%20febDal momento che del tasso di letalità del Covid si sapeva molto poco, e ancora oggi i dati sono spesso contrastanti, si tentava quantomeno di fare chiarezza sulla letalità dell’influenza stagionale.

“Le informazioni sul nuovo coronavirus sono ancora insufficienti per avere un quadro completo sulla sua letalità” si leggeva sull’Agi “mentre numeri più solidi li abbiamo per quanto riguarda l’influenza stagionale”.

Ma quali sono quindi questi numeri? Sull’Agi leggiamo che “secondo il database di Istat sulle cause di morte (ossia su quelle malattie che hanno condotto il decesso) nel 2017 i morti per influenza sono stati 663, il doppio dei 316 registrati l’anno precedente. Nel 2015 i decessi sono stati 675 e 272 nel 2014. Tra il 2007 e il 2013 i morti per influenza sono stati rispettivamente: 411, 456, 615, 267, 510, 458 e 417″.

Una media di decessi che tra il 2007 e il 2017 porta il totale dei morti per influenza a circa 460 l’anno.

Ora torniamo alle considerazioni svolte nel documento dell’Istat dove si dice che il dato relativo al numero di decessi dovuti alle varie cause registrati in Italia tra gennaio e febbraio sia sostanzialmente invariato rispetto alla media degli ultimi 5 anni nonostante il Covid potrebbe essere dovuto al fatto che “la mortalità per cause diverse dal Covid-19, come ad esempio l’influenza, sia diminuita, anche grazie alle misure di distanziamento e prevenzione”.

Un’ipotesi che come dicevamo fa acqua da tutte le parti. Stando ai dati ufficiali in Italia abbiamo registrato oltre 100.000 decessi Covid in un anno, mentre di influenza stagionale se ne registravano mediamente meno di 500 (non 500 mila, bensì 500).

E ora ci viene proposta l’ipotesi che non si rileva un aumento significativo dei decessi, nonostante i 100.000 morti di Covid, perché saremmo stati in grado, grazie alle varie misure restrittive, di evitare i 500 decessi che sarebbero stati causati dall’influenza stagionale.

In parole povere ci dicono: è vero che abbiamo avuto i 100.000 decessi per Covid quest’anno, ma avendo accidentalmente evitato, grazie alle misure di contenimento, i 500 decessi per influenza stagionale, abbiamo pareggiato il conto.

In conclusione, se nel documento dell’Istat si azzarda che il pressoché inesistente incremento dei decessi nel primo bimestre 2021 rispetto alla media degli anni scorsi “farebbe pensare” a quel che abbiamo fin qui illustrato, vorremmo quantomeno dissentire e dire che invece farebbe pensare ben altro.

Farebbe pensare, tra le altre cose, che se si continua a catalogare come decessi Covid tutti coloro che dopo essere deceduti per qualsiasi causa, sono risultati ad un certo punto – prima o dopo il decesso – positivi ad un tampone sulla cui attendibilità vi sono peraltro fior di dubbi, è inevitabile che ci si vada a scontrare con dati che non fotografano la realtà.

Il dato dell’Istat in definitiva farebbe pensare che non si registra alcun significativo aumento dei decessi nel bimestre analizzato in quanto nel numero dei morti registrati come decessi Covid confluiscono in realtà i decessi per ogni altra causa. Il che significa che finché non sarà stata fatta una distinzione tra decessi con il Covid e decessi per il Covid si continueranno a registrare inevitabilmente incongruenze di questo tipo.

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