Spostamenti tra Regioni con il pass sul modello del Green pass europeo. Come funziona e quando arriverà

Il 26 aprile come sappiamo torna la zona gialla, il che significa che le Regioni con un quadro epidemiologico che rispetta i criteri per l’inserimento in questa fascia di rischio potranno tornare ad adottare misure di contenimento più blande.

Nelle Regioni in zona gialla sarà possibile tornare ad aprire bar e ristoranti, e ci si potrà spostare liberamente in tutto il territorio della Regione senza bisogno di alcuna autocertificazione.

Restano però da sciogliere ancora molti nodi riguardanti soprattutto le aperture previste per le settimane a venire, che dovrebbero comprendere anche cinema e teatri, e quindi la possibilità di organizzare eventi dal vivo, per non parlare della questione della stagione estiva, con la previsione di permettere gli spostamenti tra Regioni per raggiungere le varie località turistiche.

La risposta a tutti questi problemi potrebbe essere, secondo l’esecutivo guidato dall’ex presidente della Bce, un pass sul modello del cosiddetto Green Pass europeo. Ma se quest’ultimo dovrebbe essere pronto già a partire da quest’estate, il nostro pass potrebbe necessitare di tempi ben più lunghi.

Come funziona il pass per gli spostamenti tra Regioni

Prima di tutto è importante sottolineare che il pass non è necessario per spostarsi tra Regioni in zona gialla. Se almeno una delle due Regioni tra le quali ci si sposta è di un colore diverso, allora per effettuare lo spostamento potrebbe essere necessario esibire questo fantomatico pass che per il momento è solo un concetto alquanto vago.

L’idea sarebbe quella di realizzare un pass per permettere a tutti i cittadini di spostarsi ‘liberamente’ tra Regioni anche se in zona arancione o rossa, ma non solo, potrebbe essere necessario esibire il pass anche per prendere parte ad eventi pubblici, come partite di calcio o concerti, o per andare a cinema e a teatro.

Ma di fatto il pass in cosa consiste? Si tratta di un documento che attesta la sussistenza di una delle condizioni che dovrebbero indicare che il cittadino in possesso del pass non è da ritenersi contagioso e sono le sueguenti:

  • il cittadino ha ricevuto la somministrazione di entrambe le dosi del vaccino
  • il cittadino ha avuto il Covid ed è guarito
  • il cittadino è risultato negativo ad un tampone effettuato non più di 48 ore prima dello spostamento

Tutto questo però è ancora molto teorico, infatti quello che si sta cercando di fare in queste ore è di stabilire in che modo procedere all’atto pratico, e dal momento che i tempi sono piuttosto stretti, il rischio è che nel frattempo si dovranno adottare delle soluzioni temporanee.

App per spostamenti tra Regioni: quali sono gli ostacoli

Sullo sfondo resta il modello del Green Pass europeo, e quindi l’idea sarebbe quella di utilizzare anche in Italia una app con codice Qr. Se si tratterà alla fine di un pass digitale, l’esito negativo del tampone eseguito in una struttura accreditata oppure il certificato di avvenuta vaccinazione o di guarigione dal Covid dovrebbero essere abbinati a un codice a barre da scansionare al momento del controllo.

La scansione del codice verrebbe quindi effettuata al passaggio tra una Regione e l’altra, o al momento dell’ingresso ad un dato evento pubblico, allo stadio, al cinema o al teatro. Si pensa di rendere disponibile il meccanismo su smartphone, ma non si può certo dire che la strada sia spianata e sgombra da ostacoli, a cominciare dal fatto che non tutti hanno uno smartphone e nessuna legge impone di averne uno.

Una delle alternative alla soluzione della app potrebbe essere quella di una nuova tessera, tipo tessera sanitaria, che verrebbe realizzata con la collaborazione di Poste Italiane usando i dati forniti dall’autorità sanitaria.

Per questo progetto occorrerebbe però del tempo, si prevede occorra almeno un mese ma probabilmente di più. In alternativa ci si potrebbe appoggiare all’app IO, quella che oggi si usa per il meccanismo del cashback per intendersi, solo che per come è oggi non è predisposta per essere utilizzata per esibire questa sorta di ‘pass vaccinale’.

All’estero per esempio qualcosa di simile è già in uso, ad esempio nello Stato di New York, dove è stato adottato “The Excelsior Pass” che è un’app attraverso la quale si può accedere a concerti o eventi sportivi per i quali serve una prova di aver ricevuto il vaccino o di essere risultati negativi al Covid dopo aver fatto il tampone.

Nel caso di questa app i referti vengono inviati ad un portale che genera il Qr code che verrà letto dai dispositivi in dotazione al personale incaricato. Il funzionamento del sistema si basa su tecnologia blockchain e pertanto nessuno dovrebbe essere in grado di accedere alle informazioni sanitarie riguardanti il singolo soggetto.

Realizzare qualcosa del genere in Italia in poche settimane, tanto meno in pochi giorni, è però del tutto impossibile, il che significa che si dovrà adottare qualche soluzione temporanea cui ricorrere a partire dall’ormai vicinissimo 26 aprile, data per la quale si prevede la riapertura dei confini delle Regioni.

Tra gli ostacoli da superare il costo del tampone

In Italia il piano vaccinale è ancora piuttosto indietro, e molti cittadini non hanno potuto ricevere il vaccino ma non per propria scelta. E per quel che riguarda invece l’alternativa del tampone negativo, ha dei costi che andrebbero a gravare sulle spalle di cittadini già ampiamente provati economicamente.

Il problema del costo del tampone è sotto gli occhi di tutti, ed il dibattito politico è già iniziato. “Il governo sta lavorando al varo del ‘pass’ con cui i cittadini potranno spostarsi liberamente anche tra Regioni classificate con un colore rosso o arancione e, naturalmente, per favorire l’arrivo di turisti in Italia, come proponevamo da tempo” ha scritto via social Carlo Sibilia (M5s).

“Un tampone negativo nelle 48 ore probabilmente sarà una delle tre condizioni per ottenere il pass, in alternativa alla certificazione della vaccinazione o alla guarigione dal Covid-19″ ha infatti confermato il sottosegretario agli Interni “è però importante mettere subito in chiaro che dovrà essere onere dello Stato assicurare gratuitamente il tampone antigenico o molecolare“.

Sibilia ha infatti precisato che “quando il tampone diventerà strumento per riprendere a spostarsi e a produrre in sicurezza, i costi dovranno essere a carico dello Stato. Sarebbe inconcepibile che i costi per raggiungere l’obiettivo condiviso della riconquista della normalità finissero per ricadere sul cittadino, già provato dalle restrizioni legate alla crisi sanitaria”.

Tra l’altro il costo del tampone varia a seconda della Regione, infatti alcuni esponenti del M5s in Commissione Affari Costituzionali al Senato fanno notare che si tratta di un’altra “stortura figlia di un Paese che 21 diversi servizi sanitari, e il governo non potrà imporre questa spesa a cittadini e famiglie che vorranno spostarsi per turismo o per altre ragioni”.

Entro l’autunno tutti vaccinati, a cosa serve il pass?

Insomma per avere un vero e proprio pass per gli spostamenti tra Regioni e per accedere a eventi pubblici che vanno dalla partita di calcio allo spettacolo teatrale, si dovrà attendere un po’. E se il Green Pass europeo dovrebbe essere pronto già a giugno, visto che quello italiano difficilmente batterà sul tempo quello dell’Ue, probabilmente il nostro sarà pronto solo dopo l’inizio della stagione estiva.

A questo punto facendo un paio di rapide considerazioni non ci si può che porre una domanda: ma a cosa dovrebbe servire il pass? Sappiamo, in quanto è già accaduto l’estate scorsa, che nella stagione calda il Sars-nCoV-2 è praticamente inoffensivo, come la stragrande maggioranza dei virus respiratori e dei coronavirus.

Per la stagione estiva quindi il Covid-19 non rappresenta certo un rischio per la salute pubblica. Il virus, come abbiamo visto e come è stato ampiamente spiegato e documentato, continua a circolare, seppur molto meno come è facile evincere anche dallo storico dei dati, ma senza produrre sintomi, insomma si dimostra “clinicamente morto”.

L’estate scorsa infatti non vi era alcuna restrizione, e non si sono registrati né picchi di contagi né tantomeno picchi di decessi. Il problema potrebbe ripresentarsi invece con la fine della stagione estiva, ma il pass per gli spostamenti tra Regioni potrebbe servire molto poco anche in quell’occasione, ed ecco perché.

Il viceministro della Salute, Pierpaolo Sileri, un mese fa ha dichiarato: “la vera vaccinazione di massa, che interesserà cinquantenni e quarantenni sarà completata tra aprile e giugno, quando oltre due terzi della popolazione entro l’estate sarà immunizzata. Massimo a ottobre, tutti gli Italiani avranno ricevuto anche la seconda dose“.

La sottosegretaria alla Salute Sandra Zampa a inizio febbraio ha dichiarato: “credo che uno sforzo grandissimo ci potrebbe portare alla fine dell’estate, quindi a ottobre-novembre, a raggiungere in Italia il 70% delle persone vaccinate”.

Il presidente della Conferenza Stato Regioni, nonché governatore dell’Emilia Romagna, Stefano Bonaccini, a fine marzo ha dichiarao: “se, come mi auguro e come previsto, l’Ue garantirà all’Italia 130 milioni di dosi vaccinali nel secondo e terzo trimestre, vorrà dire che entro ottobre noi potremmo aver vaccinato tutti gli Italiani“.

Ebbene se queste previsioni si riveleranno corrette in autunno ci potremo trovare alternativamente davanti a due scenari. Nel primo dei due il vaccino funziona e quindi pur non impedendo di contrarre e di trasmettere il virus, impedisce di ammalarsi, e quindi siamo ufficialmente fuori dall’emergenza sanitaria in quanto a rischiare di ammalarsi sarebbe solo quella ristretta minoranza di Italiani che non hanno fatto il vaccino.

Nel secondo dei due scenari, che riteniamo assolutamente improbabile, il vaccino non funziona, quindi non solo chi si vaccina può contrarre e trasmettere il virus, ma può anche ammalarsi come gli altri. In questo caso la condizione di aver ricevuto il vaccino non può essere considerata valida ai fini della validità del pass per gli spostamenti.

Come funziona il pass verde per gli spostamenti, le novità

Con il nuovo decreto entra in vigore a partire dal 26 aprile il pass verde per gli spostamenti, che come abbiamo visto viene rilasciato a coloro che:

  1. hanno ricevuto la somministrazione del vaccino anti-Sars-nCoV-2
  2. sono guariti dal Covid-19, con contestuale cessazione del periodo di isolamento che contrariamente a quanto indicato dall’Oms in Italia prevede ancora il risultato negativo del test molecolare
  3. hanno effettuato un test molecolare o antigenico con esito negativo al virus Sars-nCoV-2.

Vediamo ora i casi uno per uno, cominciando naturalmente dal completamento del ciclo vaccinale contro il Covid-19. In questo caso il pass ha una validità di 6 mesi, e la certificazione viene rilasciata in formato cartaceo oppure digitale a seconda delle richieste dell’interessato.

A rilasciare il pass è la struttura sanitaria presso la quale il paziente è stato sottoposto al siero anti-Covid e solo al termine del completamento del ciclo e quindi della eventuale somministrazione della seconda dose ove necessaria. La struttura sanitaria in questo caso contestualmente al rilascio provvede a rendere disponibile la certificazione nel fascicolo sanitario elettronico dell’interessato.

Per quanto riguarda invece la guarigione dal Covid-19, in questo secondo caso la validità del cosiddetto pass verde è comunque di 6 mesi, come nel primo caso, ma certifica l’avvenuta guarigione che può essere attestata da un certificato intestato al paziente guarito sia in formato cartaceo che digitale a seconda della richiesta dell’interessato.

Il certificato viene rilasciato in questo caso dalla struttura presso la quale è avvenuto il ricovero, nel caso in cui un ricovero vi sia stato, ovvero, nel caso dei pazienti che non sono stati ricoverati, dal medico curante, medico di medicina generale o pediatra di libera scelta.

Anche in questo caso la certificazione viene resa disponibile nel fascicolo sanitario elettronico dell’interessato. In questo caso la certificazione cessa di essere valida nel momento in cui il soggetto, nel corso dei 6 mesi di validità, dovesse risultare nuovamente positivo al Sars-nCoV-2.

Nel caso in cui la certificazione di guarigione sia stata rilasciata in un periodo precedente all’entrata in vigore del nuovo decreto fissata al 26 aprile, la loro durata decorre dalla data del rilascio.

Nel terzo caso, vale a dire quello che prevede il rilascio del pass verde a seguito di test molecolare o antigenico negativo, la validità è di sole 48 ore e viene rilasciata, su richiesta dell’interessato sia in formato cartaceo che digitale, dalle strutture sanitarie pubbliche e da quelle private autorizzate e accreditate e dalle farmacie che svolgono i test, ovvero dai medici di medicina generale o pediatri di libera scelta.

Chi ha già completato il ciclo di vaccinazione prima della data di entrata in vigore del decreto ma non ha ricevuto alcuna forma di certificazione al momento della somministrazione del vaccino anti-Covid, può richiedere la documentazione che certifichi l’avvenuta somministrazione alla stessa struttura che ha erogato il trattamento.

Il pass verde per gli spostamenti tra Regioni dovrebbe restare in vigore solo fino all’attivazione della piattaforma europea del green pass, che dovrebbe essere completata entro il prossimo giugno. In questa piattaforma andranno a confluire tutti i certificati nazionali dei Paesi membri che avranno già introdotto misure simili al pass verde.

A questo punto entrerà in vigore il cosiddetto DGC-Digital Green Certificate che dovrebbe avere validità in tutti i Paesi dell’Unione Europea.

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