Partite Iva, l’esonero dai contributi non ci sarà e in più aumenta l’aliquota da versare

Emiliana Alessandrucci, presidente del Colap (Coordinamento libere associazioni professionali), monitora quotidianamente l’umore dei lavoratori, professionisti e autonomi, alle prese con le scadenze fiscali mentre cercano di ripartire dopo il Covid.

Questa settimana, in particolare, l’umore non sembra essere dei migliori. Infatti entro il 30 giugno deve essere versato il saldo 2020 e l’acconto 2021 delle imposte sui redditi e dei contributi. Questi ultimi, però, non dovrebbero in teoria essere pagati da chi lo scorso anno è stato maggiormente danneggiato dalle restrizioni imposte per cercare di contenere i contagi da Covid-19.

La legge di Bilancio, infatti, prevede un esonero parziale per tutti i cittadini che nel 2019 hanno registrato un reddito inferiore ai 50mila euro e che poi a causa della pandemia hanno visto crollare i propri ricavi di almeno il 33%. Il problema, però, è che il decreto contenente tutti i dettagli, firmato a maggio dal ministro del Lavoro, Andrea Orlando, e poi passato al vaglio della Corte dei Conti e della Commissione Ue, non è ancora uscito in Gazzetta ufficiale.

A causa di questo dettaglio, quindi, anche le categorie precedentemente nominate dovranno pagare. Più in dettaglio, dovranno pagare tutti i lavoratori autonomi iscritti alla gestione separata dell’Inps. La relazione tecnica al decreto Sostegni che lo scorso marzo ha aumentato gli stanziamenti per la misura a 1,5 miliardi, stabiliva che erano circa 50mila quelli che ne avrebbero potuto beneficiare, insieme a oltre 390mila tra commercianti e artigiani e circa 330mila professionisti iscritti a casse private, come ad esempio quelle degli avvocati, degli architetti, dei giornalisti e dei medici.

Giuseppe Buscema, esperto della Fondazione studi consulenti del lavoro, ha poi spiegato: “ma con il Sostegni bis, artigiani e commercianti hanno ottenuto (a circa quattro giorni dalla scadenza) una proroga dal 17 maggio al 20 agosto e a quel punto chi ha diritto all’esonero non pagherà la seconda rata o verserà in misura ridotta”.

“Per quanto riguarda i professionisti iscritti a casse privatizzate, ognuna si è mossa in autonomia ma per la maggior parte hanno differito la scadenza. Invece per chi è iscritto alla gestione separata, e quindi versa a consuntivo sulla base della dichiarazione redditi, senza il decreto attuativo resta ferma la scadenza del 30 giugno, quando va saldato anche l’acconto del 2021″.

Emiliana Alessandrucci ha poi affermato che in realtà il promesso “esonero” dal pagamento in realtà è soltanto un semplice rinvio: “nonostante le nostre richieste e le riaperture che erano arrivate dal sottosegretario Durigon, non è mai stato approvato l’emendamento sulla contribuzione figurativa. Ma senza contributi figurativi ci ritroveremo, alla fine della vita lavorativa, con un anno buco ai fini della pensione“.

Quindi, nonostante il baccano creato sull’ipotetico “anno bianco per le partite Iva”, il Colap sta consigliando a tutti i suoi iscritti di pagare, se possibile. Per coloro che invece non hanno la possibilità di saldare il pagamento, magari perché la propria attività non è ancora ripartita, è consigliato attendere un altro decreto attuativo.

A breve, infatti, dovrebbe essere introdotta la “cassa integrazione per gli autonomi”, indicata dall’acronimo Iscro (indennità straordinaria di continuità reddituale e operativa) e introdotta, anch’essa, quest’anno attraverso la legge di Bilancio. Nonostante siano passati più di sei mesi, però, non si sa ancora nulla a riguardo e probabilmente ciò è dovuto anche alla riforma “universale” degli ammortizzatori prevista dal ministro Andrea Orlando.

In realtà il sostegno previsto non era poi così generoso, infatti si parla di una cifra che può andare dai 250 agli 800 euro al mese, per un periodo massimo di sei mesi e solo per chi nell’anno prima ha registrato un reddito inferiore a 8.145 euro. Un valore, quindi, sotto la soglia di povertà assoluta nella maggior parte d’Italia.

Un punto molto importante da considerare è che per finanziare l’Iscro, ancora “fantasma”, è stato deciso di aumentare ulteriormente l’aliquota contributiva da versare da parte di tutti gli iscritti alla gestione separata, che quindi è passata dal 25,7 al 25,9%. In sostanza, l’indennità ancora non c’è ma il balzello aggiuntivo è già qui.

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