Tra Russia e Francia scoppia la guerra dello champagne. Opportunità per il prosecco made in Italy

La decisione del governo di Mosca non può che essere sgradita a quello di Parigi, infatti il Cremlino ha stabilito che solo determinati vini prodotti in Russia potranno essere definiti “champagne” mentre quelli prodotti in Francia apparterranno semmai alla categoria dei semplici “spumanti”.

È stato infatti lo stesso presidente Vladimir Putin a firmare la legge che detta queste regole. Il provvedimento è entrato in vigore già da qualche giorno e con esso sono arrivati anche i primi attacchi alla decisione di bollare come semplice spumante quello che in Francia viene considerato rinomato champagne. 

Il dibattito che è scaturito dalla decisione del governo russo ha coinvolto sebbene in modo piuttosto indiretto, anche l’Italia. Infatti con l’entrata in vigore di questo provvedimento che distingue lo champagne russo dallo spumante francese non si poteva che tornare a parlare dell’importanza delle denominazioni originali al di fuori dei Paesi membri dell’Unione europea, ed in particolare del Made in Italy

La nuova legge approvata da Mosca rappresenta per la Francia un attacco frontale a quella che è una delle più simboliche eccellenze dei cugini d’oltralpe. In Russia a partire dai primi di luglio potranno essere definiti “Shampanskoe” solo i vini con bollicine prodotti al di là degli Urali, dove i processi di vinificazione e maturazione non arrivano a durare anche diversi anni come in Francia, ma sono generalmente affidati alla catena dell’industria alimentare.

Dalla Francia non ha tardato ad arrivare una replica. Il Comitè Champagne si è dichiarato “scandalizzato per la nuova legislazione russa sull’etichettatura dei vini” ed ha precisato che “disapprova questa normativa che non assicura ai consumatori russi un’informazione chiara e trasparente sull’origine e le caratteristiche dei vini”.

Si dispiace inoltre che “questa nuova legge rimetta in discussione più di vent’anni di colloqui bilaterali tra l’Unione europea e la Russia sulla protezione delle denominazioni d’origine”.

Da parte di Bernard Arnault e LVMH, gruppo che possiede maison storiche come Pierre Jouet, la risposta è stata il blocco dell’export verso la Russia finché non si riuscirà a “trovare una soluzione appropriata”, e nel frattempo diversi big dello champagne potrabbero a breve affiancare Dom Perignon.

Tuttavia LVMH ha subito accusato il colpo sulla Borsa di Parigi, con il titolo che ha perso nella mattinata circa lo 0.7% scendendo a 656,10 euro, mentre prima che venisse emanata la legge il valore si attestava intorno ai 665 euro.

La legge russa offre un’opportunità al made in Italy

Sembra che il provvedimento firmato da Putin rompa le uova solo nel paniere francese, mentre per l’Italia non ci sono conseguenze negative al momento. Anzi, dal momento che l’embargo non riguarda gli spumanti italiani, l’export verso la Russia gode quanto mai di ottima salute.

Secondo i dati raccolti e divulgati da Coldiretti infatti l’esportazione in Russia di vini spumanti italiani è aumentata del 37 per cento circa nel primo trimestre 2021 rispetto allo stesso periodo dell’anno precedente.

Sempre stando ai dati forniti da Coldiretti, lo scorso anno in Russia sono state stappate circa 25 milioni di bottiglie di spumante. Sono infatti molto apprezzati il Prosecco e l’Asti, come dimostra il fatto che nella classifica dei Paesi maggiori consumatori di questi prodotti la Russia si piazza al quarto posto dopo Germania, Stati Uniti e Regno Unito.

La piega che ha preso il mercato in seguito all’approvazione di questa nuova legge in Russia sembra quindi che avvantaggerà l’Italia nell’esportazione del suo made in Italy.

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