Green Pass: verso l’obbligo per ristoratori e per dipendenti di aziende pubbliche e private

Dovrebbe mancare meno di un mese alla ulteriore estensione dell’obbligo di Green Pass che a partire dal 27 settembre o al più tardi dal 4 ottobre, potrebbe interessare tutti i ristoratori e i dipendenti che operano nel settore della ristorazione. Non solo, perché si parla anche di obbligo per tutti i dipendenti di imprese private e per quelli della Pubblica Amministrazione.

Una stretta che dovrebbe servire per raggiungere l’obiettivo dell’80% della popolazione vaccinata contro il Covid-19 entro la fine del mese di settembre, imponendo di fatto, seppur in maniera indiretta la vaccinazione a chi altrimenti non avrebbe nessuna intenzione di sottoporvisi per le più disparate ragioni.

Verso il Green Pass per chi lavora nella ristorazione

A partire dal 6 agosto si era venuto a creare l’ennesimo paradosso, e sebbene ormai ci si dovrebbe essere abituati a scelte totalmente prive di senso logico, di buon senso, di basi scientifiche, nonché in profonda contraddizione le une con le altre, alcune di queste continuano a stupire.

In questo caso specifico ci si riferisce al paradosso costituito dal fatto che nei bar e nei ristoranti a richiedere il Green Pass per entrare, come imposto dalla legge nel caso in cui il cliente intenda sedere al tavolo al chiuso, erano persone per le quali non esisteva alcun obbligo di avere il Green Pass.

Insomma da un lato c’erano i clienti costretti ad esibire il Green Pass e dall’altra i lavoratori nella ristorazione che chiedono il Green Pass a chi entra ma loro possono tranquillamente non esserne in possesso.

Ancora non ci sono certezze in merito all’obbligo, sia per quel che riguarda le tempistiche dell’eventuale ulteriore estensione del Green Pass, sia per l’aspetto sanzionatorio che difficilmente potrà essere lo stesso che si applica alla clientela. Qualche dettaglio sull’allargamento della platea dei cittadini tenuti a mostrare il green Pass dovrebbe iniziare ad emergere con la riunione della cabina di regia prevista per giovedì.

Al momento sappiamo che l’obbligo di Green pass per chi lavora nella ristorazione dovrebbe interessare sia chi lavora in cucina che chi lavora in sala. L’estensione dell’obbligo dovrebbe permettere di avvicinarsi maggiormente alle percentuali di vaccinati che il governo si è prefissato di raggiungere, e nel caso in cui questi provvedimenti non risultassero sufficienti allora potrebbe valutare l’obbligo vaccinale.

Green Pass obbligatorio per tutti i dipendenti pubblici e privati

La road map del governo guidato da Mario Draghi viene così sintetizzata da Adnkronos: “Green Pass esteso a tutti i luoghi di lavoro e terza dose di vaccino anti-Covid al via da settembre per i pazienti fragili” ma la riunione della Cabina di Regia inizialmente prevista per questa settimana rischia di slittare e quindi i tempi iniziano già ad allungarsi.

Per Confindustria e per i Sindacati comunque i piani del governo non presentano grosse criticità, e pazienza se ledono il diritto al lavoro sancito dalla Costituzione. L’unica piccola postilla che si è ritenuto di dover aggiungere è che i costi dei tamponi non devono ricadere su aziende o lavoratori.

“Dobbiamo crescere ancora di più con le vaccinazioni” continua a ripetere il ministro della Salute Roberto Speranza “penso all’estensione del Green Pass e ad ulteriori ipotesi che sono state dibattute e che possono consentirci, se dovesse servire, di rafforzare ancora di più la nostra campagna”.

E per Confindustria tutto sommato non ci sono problemi ad estendere l’obbligo del Green Pass a tutti gli ambienti di lavoro, qualche precisazione tuttavia viene fatta. “Ho sentito affermare che si vorrebbero utilizzare i tamponi per arrivare a licenziare: tutte falsità che non so neanche come commentare” dice Carlo Bonomi, presidente di Confindustria.

“È ovvio che come tutti i provvedimenti ci deve essere un percorso di accompagnamento e poi un percorso sanzionatorio, ma questo sarà opera del governo che farà delle scelte sentite la parti sociali” ha aggiunto ancora Bonomi.

Sull’obbligatorietà del Green Pass come condizione per ciascun cittadino per poter esercitare uno dei propri diritti inalienabili sanciti dalla Costituzione da Confindustria arriva un messaggio molto chiaro.

“Nel caso si dovesse decidere per l’obbligatorietà nei luoghi di lavoro, come noi auspichiamo, e le parti sociali trovassero un accordo su questo, io credo che ci possa essere da parte del governo un riconoscimento di questo passaggio, di questo possibile accordo tra noi e i sindacati facendo un’operazione di utilità sociale e quindi facendosi carico del costo dei tamponi che sicuramente non può essere a carico delle imprese” spiega Bonomi.

“io credo che le imprese hanno già sostenuto dei costi di messa in sicurezza dei luoghi di lavoro e i contributi previsti dal governo per il rispetto dei protocolli sanitari sono stati diciamo infinitesimali rispetto a quello che sono stati i costi che abbiamo sostenuto” ha aggiunto Bonomi “quindi non si può chiedere alle imprese di sostenere un costo per delle scelte legittime dei lavoratori che decidessero di utilizzare altri sistemi previsti all’interno del Green Pass”.

E se Confindustria dice Sì all’obbligo di Green Pass per tutti i lavoratori, la risposta dei Sindacati non è molto diversa. “Quando si parla di sicurezza i costi non possono essere assolutamente sulle spalle dei lavoratori” dice Pierpaolo Bombardieri della Uil anche a nome di Cisl e Cgil, senza in alcun modo elevare critiche alla linea che il governo ha deciso di seguire.

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