A partire dal 15 ottobre il Green Pass sarà obbligatorio su tutti i luoghi di lavoro, una norma che in tutto il mondo è stata introdotta solo in Italia e in Grecia, mentre in altri Paesi come la Danimarca e la Norvegia si va in una direzione diametralmente opposta con la rimozione di tutte le restrizioni pur in presenza di percentuali di vaccinati decisamente inferiori a quelle già raggiunte in Italia.
Il Green Pass, nelle sue varie forme per così dire ‘soft’ è stato introdotto in diversi Paesi europei, tra cui anche la Spagna, la Francia e il Portogallo. Niente pass verde invece in Germania, e tanto meno in Svezia dove, come sappiamo, la pandemia di Covid-19 è stata gestita senza lockdown né chiusure né obblighi di distanziamento o mascherine fin dall’inizio.
Eppure persino in Italia il Green Pass potrebbe essere rimosso prima o poi. Purtroppo però, visto che l’imposizione del pass non si fonda su criteri di natura scientifica, tant’è vero che siamo praticamente i soli al mondo ad aver introdotto un obbligo così esteso, non è possibile avere certezze in merito alla sua durata.
Costa: “sarà possibile rivedere ed eventualmente ridurre l’applicazione del Green Pass”
Della durata dell’obbligo del Green Pass in Italia ha parlato in questi giorni il sottosegretario alla Salute Andrea Costa, che in una intervista all’Ansa ha spiegato che “sarà possibile rivedere ed eventualmente ridurre l’attuale applicazione del green Pass con l’inizio del nuovo anno se i dati dell’epidemia di Covid-19 continueranno a mostrare un trend di miglioramento”.
Di certezze però, come accennato, non ce ne sono e non ce ne possono essere, infatti è lo stesso sottosegretario Costa a chiarire che “una valutazione più precisa sarà fatta a dicembre in concomitanza con la scadenza dello stato di emergenza che auspichiamo possa avere termine”.
Il 31 dicembre 2021 scade infatti lo stato di emergenza, con la possibilità di una ulteriore proroga fino al 31 gennaio 2022. Questa sarebbe poi la data finale che conclude i due anni di durata massima dello stato di emergenza secondo quanto previsto dal Codice della Protezione Civile.
Il sottosegretario ha specificato inoltre che una revisione del green pass “potrebbe significare mantenere l’attuale carta verde per alcune circostanze e non per altre. Mentre ora siamo di fronte ad una applicazione totale del Green Pass, si potrebbe passare ad una sua applicazione parziale”.
“Dunque se l’andamento dell’epidemia di Covid-19 continuerà ad essere positivo, è ragionevole pensare che con l’anno nuovo ci potrà essere una revisione delle misure e anche del green pass, che potrà dunque essere ridotto nella sua applicazione” ha aggiunto ancora Costa.
Il check point insomma sarà alla fine dell’anno e, almeno in teoria, a determinare un allentamento del Green Pass dovrebbe essere proprio l’andamento dell’epidemia, quindi i dati su contagi, ricoveri e decessi.
“Cruciale sarà proprio la valutazione dell’andamento epidemico che dovrà essere fatta a fine anno” ha fatto sapere infatti Andrea Costa “davanti a noi, pertanto, abbiamo ancora due mesi che si dimostreranno decisivi”.
Costa: “per il Green pass resta la validità di 12 mesi”
Non ci saranno novità, in ogni caso, per quel che riguarda la durata della validità del Green pass. Per chi ottiene il lasciapassare attraverso la vaccinazione o la guarigione dal Covid la durata resta infatti quella di 12 mesi dopo la recente proroga.
È sempre il sottosegretario alla Salute a confermarlo. “Per il green pass resta ovviamente la validità di 12 mesi, a partire dalla data di somministrazione della terza dose per chi la farà, o della seconda dose per chi non rientra nelle categorie indicate per il richiamo” ha infatti spiegato all’Ansa il sottosegretario Costa.
“Rispetto poi alla scadenza del green pass per la gran parte della popolazione, abbiamo comunque davanti un ragionevole tempo per valutare quello che sarà il quadro, augurandosi che da qui a pochi mesi il green pass magari non serva più perché siamo usciti dalla pandemia” spiega ancora Andrea Costa.
Le scadenze dei Green Pass infatti, che se non fosse intervenuta la proroga della validità da 9 a 12 mesi, sarebbero state ormai ‘pericolosamente’ vicine. Invece mentre in Israele si stabiliva che la protezione offerta dal vaccino cala dopo 4/5 mesi dalla seconda dose e si avviava la campagna per la somministrazione della terza dose, in Italia il governo Draghi interveniva nel senso opposto.
E con l’estensione della protezione offerta dal vaccino, seppur solo sulla carta (letteralmente), il problema della scadenza dei pass è rimandato a ‘tempi migliori’. “La scadenza dei green pass, che per la gran parte avverrà a 2022 inoltrato, è cioè un problema per il quale abbiamo sufficiente tempo davanti che ci consentirà di affrontarlo ed eventualmente trovare soluzioni” ha detto il sottosegretario alla Salute.
Il problema insomma non è imminente, ha spiegato Costa che con l’Ansa parla anche della questione terza dose. “Al momento non è sul tavolo un’ipotesi di obbligo per la terza dose anti-Covid” dice il sottosegretario “in generale, non c’è alcun tabù rispetto all’obbligo vaccinale ed il governo lo ha già previsto per alcune categorie, ma nel frattempo abbiamo deciso di avviare un percorso dando fiducia ai cittadini”.
Il percorso nel contesto del quale il governo sta “dando fiducia ai cittadini” che secondo Costa “hanno dimostrato grande disponibilità alla vaccinazione” è quello che prevede la sospensione senza stipendio di coloro che non accettano di vaccinarsi. Insomma tutta questa disponibilità alla vaccinazione evidentemente non c’era se il governo Draghi ha ritenuto necessario intervenire con un ricatto così vile.
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