Mancano poche ore all’introduzione dell’obbligo di Green Pass per tutti i lavoratori, e c’è grande attesa per scoprire quali saranno gli effetti in particolare per il settore della logistica e del trasporto merci.
Secondo quanto riportato dall’Ansa e da altre fonti, sarebbe circa il 30 per cento la quota dei lavoratori impiegati in questi settori a non essere vaccinati, e già questo basterebbe per creare non pochi problemi all’intera rete di distribuzione, ma in realtà come sappiamo gli scenari che si prospettano sono ben peggiori.
Il Green Pass, e in particolare l’obbligo introdotto solo in Italia, di esserne in possesso anche soltanto per poter lavorare, rischia di gettare l’intero Paese nel caos. Un dettaglio pressoché irrilevante a quanto pare per l’attuale governo che si mostra irremovibile, o quasi, sulla scelta di imporre un lasciapassare per esercitare un diritto garantito dalla Costituzione.
Una discriminazione che fa carta straccia dei principi della Carta costituzionale e che una parte dei lavoratori italiani, cioè i portuali di Trieste, sembra aver deciso di non accettare.
Il porto di Trieste si ferma e non scende a patti
“I porti, la logistica, il trasporto delle merci: il primo giorno con l’obbligo del green pass in tutti i luoghi di lavoro potrebbe diventare anche il primo del grande caos” si legge sull’Ansa di oggi dove si parla di un Paese semiparalizzato “dagli scioperi e dai blocchi delle categorie produttive e dalle manifestazioni già annunciate per venerdì in decine di città”.
A farne le spese saranno, ancora una volta, i cittadini, ma per il governo è un prezzo misero da pagare se paragonato all’obiettivo di somministrare il farmaco sperimentale ad un numero il più elevato possibile di persone.
Passa in secondo piano quindi l’interesse della collettività, anche nell’aspetto della salute pubblica, visto che la protezione offerta dal vaccino subisce un significativo calo già dopo 4/5 mesi dalla seconda dose, rendendo in realtà a tutti gli effetti non-vaccinati, milioni di cittadini che hanno ricevuto il siero nei primi mesi della campagna vaccinale.
Avremo quindi cittadini non vaccinati senza Green Pass, e cittadini non protetti anche se vaccinati, che sono convinti di esserlo perché in possesso del lasciapassare. La strada imboccata dall’esecutivo guidato da Mario Draghi di fatto espone doppiamente i cittadini, mettendone a rischio la salute e creando enormi disagi più o meno direttamente collegati all’obbligo del Green Pass anche sui luoghi di lavoro.
Ad opporsi con fermezza a questa decisione dell’attuale esecutivo i lavoratori del Porto di Trieste che hanno già chiarito con un comunicato che non scenderanno a patti, e che l’unico accordo che sono disposti ad accettare è la cancellazione dell’obbligo di Green Pass per tutti i lavoratori in tutto il Paese.
“L’unica apertura che possono avere nei nostri confronti è togliere il Green Pass” dicono i lavoratori del Porto di Trieste “il blocco di venerdì è confermato”. Il portavoce dei portuali, Stefano Puzzer, ha anche preannunciato un coinvolgimento nella protesta del porto di Genova, e non solo “quasi tutti i porti si fermeranno” dice infatti.
Un blocco, quello del Porto di Trieste, che ha già indotto un cambiamento nei toni che fa riflettere. Il presidente della Regione, nonché presidente della Conferenza delle Regioni, Massimiliano Fedriga, ha rinnovato la proposta a partire dal 15 ottobre di “tamponi nasali meno fastidiosi e fai-da-te da effettuare con la supervisione responsabile d’ufficio”.
Se tamponi di questo tipo sono affidabili, tanto da essere proposti come opzione valida per ottenere il Green Pass per centinaia di lavoratori portuali, allora per quale ragione fino ad ora milioni di cittadini hanno dovuto subire la “tortura” di tamponi ben più invasivi? La risposta in realtà l’ha già data giorni fa il ministro Brunetta spiegando che subire il tampone deve essere spiacevole per indurre il cittadino a vaccinarsi.
I lavoratori del porto di Trieste hanno comunque rispedito al mittente la generosa offerta, ed il Governo dal canto suo ribadisce che si va avanti con l’obbligo di Green pass, costi quel che costi (ai cittadini).
“Il mio auspicio è che con il buon senso si possa arrivare a un equilibrio” dice il presidente Fedriga, altrimenti “rischiamo di fare un danno enorme, non soltanto all’economia della città, ma anche a tutti quei lavoratori che con l’indotto del porto lavorano, e non solo nel porto”.
Troppi autotrasportatori senza Green Pass, tutto il Paese a rischio scaffali vuoti
A lanciare l’allarme sono le varie associazioni di categoria che ricordano che con l’entrata in vigore dell’obbligo del Green Pass per tutti i lavoratori, inclusi quindi anche gli autotrasportatori, in tutto il Paese si rischiano disagi enormi.
Gli avvertimenti sono già arrivati da chi rappresenta i lavoratori portuali, e i lavoratori dell’agricoltura, e soprattutto stanno arrivando anche dal settore degli autotrasporti che rischia la paralisi a partire dal 15 ottobre, cioè dall’entrata in vigore dell’obbligo.
La percentuale degli autotrasportatori senza Green Pass infatti sarà molto alta. Si calcola che circa il 30 per cento degli operatori non avrà la certificazione entro la giornata del 15, ed è lo stesso presidente di Conftrasporto-Confcommercio, Paolo Uggè, a sottolineare questo dato in una lettera inviata al presidente del Consiglio Mario Draghi e al ministro delle Infrastrutture e dei Trasporti Enrico Giovannini.
Per buona parte, fa presente Uggè, si tratterebbe di lavoratori stranieri, una parte dei quali ha fatto un vaccino diverso da quelli autorizzati in Italia, come lo Sputnik russo o il cinese Sinovac. Niente Green Pass per questi lavoratori pur essendo vaccinati, sicché si rischia il caos con un’incognita enorme nei rifornimenti e sul funzionamento regolare dei trasporti e della logistica” ha spiegato il presidente Uggè.
Ivano Russo, direttore generale della Confederazione italiana dei trasporti e della logistica (Confetra) è circa l’80 per cento dei lavoratori stranieri a non essere vaccinato, e quindi “il rischio che si blocchi tutto è oggettivo” ha confidato all’Agi.
A non avere il Green Pass, secondo il direttore Russo è circa il 25-30% tra autotrasportatori, corrieri e operatori di magazzino. “È chiaro che se sottrai un terzo di forza lavoro a un settore già in affanno, da un lato perché è in crescita, dall’altro perché mancano circa 5 mila autisti, vai verso una decapitazione dell’attività di consegna” ha fatto presente Russo.
Si tratta di una situazione “critica” secondo la Federazione italiana autotrasportatori professionali (Fiap), che lancia l’allarme circa la possibilità di arrivare ad una situazione di scaffali vuoti e industrie bloccate.
La situazione “rischia di avere un impatto devastante sul settore, già gravato da una allarmante carenza di autisti” spiegano dalla Fiap che stima la carenza intorno alle 20/30 mila unità. “Dai dati raccolti dalle imprese operanti nel settore e da diversi produttori e committenti, si stimano inefficienze e una possibile riduzione della capacità di consegna sino al 50%” spiegano ancora dall’associazione.
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