Prezzi di gas e luce destinati ad aumentare ancora, la produzione industriale è a rischio

La crisi energetica è destinata a durare ben più a lungo di quanto si speri, e le sue conseguenze, che rischiano di essere molto più gravi di quel che si sta percependo in questa fase iniziale, potrebbero compromettere seriamente la tanto attesa ripresa economica.

Si attende un intervento congiunto da parte delle istituzioni dei vari Paesi membri dell’Ue in tutto il Vecchio Continente, ma sembra che anche in questo senso non ci siano buone notizie all’orizzonte, e ciò non fa che ridurre le probabilità di iniziare a vedere una qualche ‘luce in fondo al tunnel’.

In questi giorni infatti si è tenuto a Lussemburgo il summit straordinario del Consiglio energia dell’Unione europea che aveva come tema centrale quello dell’aumento record dei prezzi dell’energia elettrica e del gas.

L’incontro però non ha portato ad alcun risultato, e nessuna soluzione è stata ancora trovata per mitigare con un’azione coordinata tra i vari Paesi membri Ue la straordinaria e altrettanto preoccupante impennata dei prezzi dell’energia.

E dal momento che non è emersa una posizione consensuale circa gli interventi di riforma da applicare a livello comunitario, saranno i singoli governi dei Paesi membri a decidere, caso per caso, in che modo intervenire.

In Italia per esempio il governo guidato dall’ex presidente della Bce Mario Draghi ha deciso di varare il bonus sociale, in grado di applicare uno sconto automatico in bolletta non solo per le famiglie con reddito basso ma anche per le microimprese, che sono quelle maggiormente a rischio in questo contesto di aumenti del costo dell’energia.

Saranno quindi i singoli Stati membri, almeno fino alla fine del 2021, a tentare di mitigare in totale autonomia, gli effetti che questi aumenti del costo dell’energia rischiano di avere su famiglie e attività.

Tra le proposte avanzate la creazione di un sistema di stoccaggio comune di gas

Tra le proposte che sono stata avanzate in occasione del summit tenutosi a Lussemburgo il 25 ottobre quella di creare un sistema di stoccaggio comune di gas. La proposta è arrivata dal blocco dei Paesi del Nord, ma non ha riscosso particolare successo.

Il ministro italiano per la transizione ecologica, Roberto Cingolani, ha tuttavia espresso un parere favorevole a questa proposta “accogliamo con favore l’intenzione della Commissione europea di lavorare su regole che definiscano le modalità operative a livello europeo per la gestione degli stoccaggi, secondo modelli regolati basati su norme di mercato” ha dichiarato infatti il ministro.

“Inoltre, nell’attuale quadro di grande aumento dei prezzi, deve essere tenuto in considerazione l’impatto sulla sicurezza degli approvvigionamenti, visto che il gas naturale comunque svolgerà ancora un ruolo significativo nella transizione energetica” ha aggiunto Cingolani ribadendo la disponibilità da parte dell’Italia di investire nella ricerca e innovazione per le fonti rinnovabili, lo stoccaggio e tutte le tecnologie emergenti.

Ma mentre l’inflazione continua ad accelerare tra i ministri che hanno presieduto il summit non si raggiunge alcun accordo sulle misure da adottare a livello comunitario.

Quanto alla direzione da imboccare tuttavia è chiaro che si dovrà puntare sulle rinnovabili per il prossimo futuro, come la stessa commissaria Ue per l’Energia, Kadri Simson, ha sottolineato, ricordando però che ci sarà bisogno anche di fonti stabili nella fase di transizione, e tra queste potrebbero rientrare il gas e l’energia nucleare.

Le previsioni peraltro non sono delle migliori per quel che riguarda la durata della crisi energetica in cui ci troviamo che potrebbe invece, persino aggravarsi nei prossimi mesi.

È la stessa Simson ad evidenziare che “in questo contesto di transizione non c’è alcuna indicazione di un calo imminente dei prezzi dell’energia” come leggiamo su MilanoFinanza.

La crisi energetica, che riguarda comunque tutti i Paesi industrializzati, tocca più da vicino l’Europa che si mostra maggiormente vulnerabile sotto questo aspetto, e le conseguenze non possono che prospettarsi più gravi con a rischio l’intero quadro macroeconomico di crescita.

“I timori di un eccesso di domanda hanno ceduto il posto alle pressioni sui prezzi guidate dall’offerta” spiega Florence Barjou, chief investment officer di Lyxor asset management “le difficoltà di approvvigionamento e l’aumento dei costi di trasporto e dell’energia – i prezzi del gas naturale sono aumentati di oltre il 100% dall’inizio dell’anno – si sommano alle pressioni sui prezzi un po’ meno transitorie giorno dopo giorno”.

“Inoltre questi fattori pesano contemporaneamente sulla produzione, con la parziale chiusura delle linee di produzione ma anche sul potere di acquisto dei consumatori” ha sottolineato l’esperto di Lyxor.

A trarre beneficio da questa situazione sono invece, secondo Volker Schmidt, senior portfolio manager di Ethenea, le società di estrazione di gas e del petrolio, così pure i produttori di elettricità pura, compreso i produttori di elettricità a carbone.

Infatti, come ha ricordato Antonio Annibale, gestore del team Multi Asset Italia di Gam, e riportato da MF, “dopo anni di rendimenti deludenti, da inizio anno il recupero di redditività ha fruttato una performance dell’indice S&P 500 energy del 500% (dati 20 ottobre)”.

Il settore conserva infatti un outlook positivo con utili che continuano ad essere rivisti al rialzo, come si può evincere anche dal +13% registrato dal comparto dell’energia statunitense nel corso dell’ultimo mese.

Per consumatori e aziende però il quadro non è affatto rassicurante. Tanto gli uni quanto gli altri possono godere di una sorta di protezione temporanea contro l’aumento dei prezzi dell’energia, avendo stipulato dei contratti a lungo termine o di copertura, ma cosa succederà se, come previsto, la crisi energetica e conseguente caro-prezzi dovesse perdurare ancora a lungo?

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