Campagna vaccinale: obiettivo 90% sempre più lontano. Difficile ora convincere i non vaccinati

A non aver ricevuto la somministrazione del vaccino anti-Covid è ancora il 14% circa degli Italiani, e quelli che restano nonostante il Green Pass obbligatorio persino per poter lavorare, difficilmente potranno essere convinti attraverso questa misura.

Il target, quanto meno il target attuale, è fissato al 90%. All’inizio era il 75, poi l’80, adesso il 90, e visto l’andazzo non si può escludere che raggiunta questa percentuale il traguardo verrà spostato al 95 per cento.

D’altra parte la decisione di raggiungere ‘quota 90’ non poggia su basi scientifiche, e se in un primo momento gli esperti del governo si ostinavano a dire che con il 75% di vaccinati sarebbe stato possibile raggiungere l’immunità di gregge, salvo poi dover ammettere che così non era affatto, ora non vi è neppure questa prospettiva.

Obiettivo 90% sempre pià lontano, perché?

Una volta raggiunta la copertura del 75% si raggiungerà l’immunità di gregge e sarà possibile iniziare a tornare alla normalità. Questo è quello che si diceva ad inizio campagna vaccinale, ed è stata questa la prima spinta, la ‘carota’ iniziale per convincere i cittadini a sottoporsi alla sperimentazione del farmaco.

Ora in Italia siamo all’86% di copertura con la campagna di vaccinazione di massa (ufficialmente terminata il 30 settembre) e dall’esecutivo spiegano che “con il 90% di vaccinati e con la platea degli anziani fragili coperti anche dalla terza dose, il governo ipotizza di allentare l’obbligo di green pass, limitandolo ad alcune categorie in condizioini di rischio alto” si legge su Il Giornale.

Si ha la vaga sensazione che il traguardo venga spostato sempre un po’ più in là, ma questa volta il rischio è che ci sarà ben poco da spostare perché quello del 90% di vaccinati inizia a diventare un traguardo piuttosto difficile da raggiungere.

Il sistema che si sta usando, quello del bastone e della carota, ha funzionato piuttosto bene fino ad ora. Con il Green Pass la promessa di tornare alla normalità da una parte, e la privazione di diritti fondamentali come quello del lavoro dall’altra, eppure per gli Italiani che ad oggi, nonostante tutto, non si sono ancora vaccinati, il governo dovrà escogitare qualcos’altro.

E tra le ipotesi c’è proprio quella di introdurre l’obbligo vaccinale per alcune categorie di lavoratori, ad esempio per quelli che sono a contatto con il pubblico. È stato lo stesso sottosegretario alla Salute Andrea Costa a parlarne nei giorni scorsi, proprio per via del fatto che la campagna vaccinale ormai sembra aver raggiunto lo “zoccolo duro” rappresentato da chi proprio non ne vuole sapere di ricevere il vaccino.

La percentuale dei non vaccinati nella fascia di età 30-59 anni è la più alta con un totale di persone che non hanno ricevuto il siero di circa 4 milioni e mezzo, parliamo quindi di cittadini che da quando è stato introdotto il meccanismo discriminatorio del Green Pass sono rimasti fermi sulla loro posizione.

Ed ora, a due settimane dall’entrata in vigore dell’obbligo di Green Pass per lavorare, la curva delle somministrazioni delle prime dosi è letteralmente crollata.

Il presidente del Consiglio Mario Draghi in questi giorni ha voluto ringraziare gli operatori del terzo settore che hanno accettato di ricevere il farmaco, ed ha ribadito l’importanza del vaccino.

“Grazie alla campagna vaccinale abbiamo superato i momenti più difficili” ha detto l’ex presidente della Bce “l’Italia ha riaperto e sta ripartendo, ma non possiamo dimenticare chi ha sofferto o soffre tuttora”.

Dal Commissario straordinario all’emergenza, il generale Francesco Paolo Figliuolo, nel frattempo è arrivato un appello: “stiamo riscoprendo la normalità grazie all’effetto di una campagna vaccinale senza precedenti, che ha portato in pochi mesi a proteggere oltre 46,5 milioni di italiani, che rappresentano oltre l’86,5% della popolazione over 12. Il nostro obiettivo è sfondare la quota dell’86% e andare al 90%”.

Peccato che di questo passo per arrivare al 90% ci vorranno ancora diversi mesi, sempre che le somministrazioni delle prime dosi non si riducano ulteriormente, ed è proprio questo che il governo vorrebbe riuscire ad evitare.

Le percentuali dei non vaccinati sono tra l’altro estremamente variabili in base alle diverse zone d’Italia. Risulta altissimo il numero dei non vaccinati ad esempio a Bolzano, dove si tocca il 43,8%, mentre in Sardegna scende al 19,6%.

Non sono ancora vaccinati, secondo i dati in possesso della fondazione Gimbe, circa 90 mila insegnanti, cioè il 6% dell’intero corpo docenti (a Bolzano la percentuale degli insegnanti non vaccinati è invece del 21,1%), e tra i ragazzi di età compresa tra i 12 e i 19 anni ne restano da vaccinare 1,2 milioni, cioè il 27% della popolazione di quella fascia di età.

Hanno ricevuto invece solo la prima dose circa 250 mila studenti, ma il governo spinge perché ricevano anche la seconda il prima possibile in quanto “nelle scuole non esiste il rischio zero di contagio, ma è possibile minimizzarlo tramite un approccio multifattoriale integrando differenti interventi di prevenzione individuale e ambientale” ha spiegato il presidente di Gimbe Nino Cartabellotta.

Ma quali sono i rischi che corrono i più giovani che contraggono il Sars CoV-2? Stando ai dati settimanali raccolti dall’Istituto Superiore di Sanità nel periodo tra il 4 e il 17 ottobre 2021, tra i giovani di età compresa tra 0 e 19 anni sono risultati positivo in tutto 8.857 soggetti, gli ospedalizzati sono stati in tutto 99, con 3 nei reparti di terapia intensiva, ma nessun decesso.

I dati relativi ai decessi Covid comunque, come messo in evidenza dallo stesso Istituto Superiore di Sanità, vanno rivisti alla luce dell’ultimo aggiornamento. Questo ha infatti messo in evidenza come sul totale di oltre 130 mila decessi registrati come morti Covid, solo 3.700 circa sarebbero effettivamente morti per complicazioni legate alla malattia, mentre in tutti gli altri il decesso è stato causato da altre patologie pregresse o cause diverse dal Covid.

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