Sale la tensione in Ucraina e per l’Europa cresce il rischio di perdere i rifornimenti di gas dalla Russia

La soluzione diplomatica della crisi ucraina non è ancora da escludere, ma le probabilità che si giunga ad un accordo visti gli ultimi sviluppi non sembrano molto alte. È anche vero che almeno per il momento un’invasione dell’Ucraina da parte dell’esercito russo non appare imminente, e tuttavia è uno scenario che nessuno si sente di escludere del tutto.

Quali sono i possibili sviluppi della crisi ucraina

Per un’attenta valutazione del quadro complessivo della crisi ucraina, e per analizzare attentamente i possibili risvolti della situazione attuale, bisognerebbe anche tener conto delle opzioni intermedie.

Alcuni esperti ritengono che per una invasione dell’Ucraina con l’intento di occupare il Paese e rovesciare l’attuale governo vicino a Ue e Usa la Russia dovrebbe mettere in campo forze ben superiori di quelle ammassate al confine, tuttavia Mosca potrebbe decidere di accontentarsi di molto meno, e puntare ad un riallineamento del governo di Kiev in senso meno filo-occidentale facendo leva sul consenso della popolazione dell’est e del sud del Paese.

Ma quali sarebbero gli sviluppi di un eventuale conflitto armato? Prima di tutto anche se vi sono forze Nato schierate, è difficile che si ritrovino effettivamente coinvolte nello scontro, perché i governi europei faranno tutto il possibile per evitarlo, così pure gli Stati Uniti. Secondo l’esperto di geopolitica ed ex generale italiano Carlo Jean, intervistato da Il Giorno, “la Nato si limiterebbe a qualche schieramento dimostrativo, senza contrastare direttamente un’eventuale avanzata russa”.

Quali conseguenze per i Paesi europei in caso di conflitto armato in Ucraina

Se la situazione dovesse precipitare e si arrivasse allo scontro armato in Ucraina, indipendentemente dal livello di coinvolgimento delle forze Nato, il rischio che i Paesi dell’Unione europea corrono è prima di tutto quello di ritrovarsi senza il principale fornitore di gas naturale.

Non dimentichiamo infatti che se l’Ucraina venisse invasa, dal momento che circa un terzo del gas russo che arriva in Europa passa da lì, le forniture potrebbero essere interrotte come ritorsione contro l’Ue se, come si presume, Bruxelles decidesse di applicare nuove sanzioni contro la Russia.

“Se dovessimo tagliare fuori Mosca dai mercati Putin colpirebbe dove fa più male” fa notare Helima Croft della Rbc Capital Markets parlando con il New York Times. Ed ecco perché gli Stati Uniti stanno studiando una fornitura speciale per i Paesi europei che, tuttavia, non è detto risulti sufficiente a soddisfare il fabbisogno del Vecchio Continente.

La Russia fornisce ogni anno all’Europa circa un terzo del suo intero fabbisogno di gas naturale, pari a 450 miliardi di metri cubi, (75 dei quali vanno all’Italia), e invece di guadagnare maggiore indipendenza in campo energetico, negli ultimi anni, l’importanza di queste forniture è persino cresciuta parallelamente alla decisione di Francia e Germania di ridurre il nucleare e il carbone.

L’importanza delle forniture di gas che arrivano dalla Russia si evince anche dagli effetti sui prezzi dovuti al peggioramento dei rapporti diplomatici e dell’aggravarsi della crisi ucraina. Infatti per via di questo braccio di ferro tra Usa e Russia il prezzo del gas è tornato a salire dopo che aveva accennato nelle ultime settimane una lenta discesa.

Gli analisti però non sono in grado di affermare con certezza che cosa succederebbe in caso di invasione dell’Ucraina per quel che riguarda le ripercussioni sulle forniture di gas all’Europa. Infatti se da una parte il Vecchio Continente dipende dal gas russo, specie nel periodo invernale, dall’altra la Russia trova nell’Europa una importante fonte di profitti.

Alcuni esperti ritengono infatti che la Russia stia tentando di dimostrarsi un fornitore di gas affidabile, ma al tempo stesso cerca di ricordare all’Europa quanto le sue forniture siano importanti.

Per l’Europa in questo contesto è fondamentale poter contare su forniture di gas dagli Stati Uniti, che continuano ad arrivare via mare da oltre Oceano, ma potrebbero essere sufficienti a compensare un eventuale stop delle forniture dalla Russia solo se il clima non diventa troppo rigido nel resto dell’invernata.

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