Rischio blackout e riscaldamento razionato, ecco quanto costa all’Italia sanzionare la Russia

Per ora, nonostante le pesanti sanzioni imposte dall’Occidente, Mosca non ha ancora deciso di tagliare le forniture di gas erogate all’Europa, ma se ciò accadesse gli effetti sarebbero molto pesanti sia per le imprese che per le famiglie italiane, che si ritroverebbero dall’oggi al domani a vedersi razionati gas ed energia elettrica al fine di ridurre i consumi.

Si tratta di uno scenario che, almeno nell’immediato futuro, non sembra concretizzarsi. Ci sono Paesi Ue tuttavia che hanno già ‘messo le mani avanti’ annunciando che non supporterebbero ulteriori sanzioni contro la Russia per non esporsi eccessivamente sotto vari fronti.

Ma l’Italia no. Il nostro governo si mostra pronto ad affrontare tutte le conseguenze che deriveranno dalle sanzioni imposte alla Russia, compresi blackout programmati e interruzione delle forniture di gas per uso domestico, (cucina, riscaldamento o acqua calda) ma anche industriale.

Cosa succederebbe se la Russia interrompesse l’erogazione di gas

L’Italia si trova nella scomoda posizione di voler imporre sanzioni alla Russia in accordo con gli altri Paesi occidentali da una parte, ma di non essere materialmente nelle condizioni di poterlo fare in quanto dipende dalla Russia per il 40% circa delle importazioni di gas dall’estero.

Le conseguenze derivanti da un’eventuale risposta della Russia, che potrebbe decidere di interrompere le forniture di gas all’Italia, sarebbero molto dure, ed inciderebbero pesantemente sulla qualità della vita di 60 milioni di cittadini, senza contare le conseguenze economiche che si ripercuoterebbero su imprese e attività commerciali già perlopiù in serie difficoltà per via di altri fattori che abbiamo ampiamente approfondito.

Il punto è che il nostro Paese, come confermato dallo stesso presidente del Consiglio Mario Draghi, consuma mediamente tra i 70 e gli 80 miliardi di metri cubi di gas all’anno, e 18 miliardi di metri cubi di stoccaggio, e oltre il 40% del gas naturale importato dall’estero arriva dalla Russia.

Quindi cosa succederebbe se improvvisamente l’Italia non avesse più accesso a queste risorse? Stando a quanto emerso da uno studio svolto dalla Fondazione Eni-Enrico Mattei, riportato da Il Corriere della Sera, il rischio di razionamento sarebbe più che concreto.

In tal caso il governo imporrebbe dei “distacchi programmati” che si tradurrebbero il blackout della corrente elettrica, e/o tagli alle erogazioni di gas per uso domestico (riscaldamento, cucina, acqua calda) e industriale.

Le contromisure che attualmente l’Italia sta valutando infatti non sarebbero in grado di sopperire ai mancati rifornimenti dalla Russia, perché mancherebbero comunque all’appello tra gli 8,9 e i 10,5 miliardi di metri cubi di gas rispetto ai consumi standard nel nostro Paese.

Senza il gas russo in Italia rischio blackout e riscaldamento razionato

In questa fase l’Italia sta cercando di stipulare nuovi contratti per le forniture di gas dall’Algeria, ma si tratta di un canale che non garantisce la stessa disponibilità della materia prima che ci garantisce, o ci garantiva) la Russia.

L’Italia però non ha molte frecce al suo arco, sicché quando parliamo di nuovi interlocutori pronti ad entrare in scena, Algeria, Qatar e Libia sono tutto quello che abbiamo.

A questo piano si aggiunge quello di incrementare la produzione nazionale, che l’anno scorso invece di aumentare è diminuita a 3,1 miliardi di Smc, e lo stoccaggio del gas. Per tutto questo occorre tempo, e anche qui non siamo messi bene visto che la Russia potrebbe decidere (legittimamente peraltro) di chiudere i rubinetti da un momento all’altro.

Ed ecco che rispuntano fuori le centrali a carbone, che possono essere una buona idea per un Paese come la Germania, che ha effettivamente la materia prima per alimentarle, mentre per l’Italia, stando a quanto ha affermato lo stesso ministro per la Transizione Ecologica Cingolani, la spesa sarebbe superiore ai benefici che ne trarremmo.

Appare anche evidente che di fronte agli interessi geopolitici in Europa dell’est tanto la salute dei cittadini (ucraini per ora) quanto l’ambiente, passano in secondo piano. Viene da pensare infatti che sarebbe stato sufficiente rispettare gli accordi sulla base dei quali la Nato non avrebbe dovuto espandersi nei Paesi che si trovavano a suo tempo nella sfera d’influenza sovietica per evitare questa guerra e tutto ciò che ne consegue.

L’Ue verso l’Energy Compact per l’indipendenza dal gas russo

Ma la guerra resta e le sanzioni pure, quindi bisogna correre ai ripari prima che sia troppo tardi. Ora Bruxelles sta infatti mettendo a punto una “exit strategy” che dovrebbe mettere in sicurezza il sistema di approvvigionamento dei Paesi membri attraverso la definizione di un assetto più libero dalle importazioni di gas dalla Russia.

La Commissione Ue ha quindi lanciato nelle scorse ore l’Energy Compact, che prevede che i Paesi europei possano intervenire con l’attuazione eccezionale e limitata di prezzi regolamentati. Viene messo in evidenza che il quadro giuridico del mercato elettrico “consente interventi pubblici nella fissazione dei prezzi” e che la misura dovrebbe essere “mirata”.

Attraverso questo provvedimento Bruxelles punta ad aumentare gli investimenti finalizzati alla produzione di energia derivante da fonti rinnovabili. Dovrebbero infatti far parte del pacchetto una serie di incentivi destinati all’attuazione di piani per l’efficientamento energetico degli edifici.

Le prospettive però non sono esattamente le migliori, ed il presidente di Nomisma Energia, Davide Tabarelli, non usa mezzi termini. “Questa crisi sarà dolorosa” ha spiegato in un’intervista rilasciata a La Stampa “è profondamente sbagliato presentarla come una passeggiata che si risolverà con qualche correttivo. Dobbiamo razionare i consumi, già in questi giorni in cui fa ancora freddo bisogna spegnere la luce e abbassare il riscaldamento. Non possiamo aspettare il prossimo inverno e sperare che le cose migliorino”.

“La politica ci gira intorno. Le cose da fare subito sono due: riaprire le centrali a carbone come accade in mezza Europa e dire chiaramente agli italiani che bisogna iniziare a spegnere la luce e ridurre i consumi” ha ribadito Tabarelli.

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