Netflix perde abbonati e il titolo cala in borsa, ecco quali sono le cause di questo crollo

Netflix perde abbonati e il titolo cala in borsa. Ora si prospetta l’arrivo di abbonamenti con pubblicità. La più grande azienda per la produzione cinematografica, televisiva e la distribuzione online dei contenuti, sembra affrontare la sua prima battuta d’arresto.

Dopo un decennio di continua crescita, che ha portato la piattaforma a raggiungere l’importante quota di 222 milioni di abbonati, ora il gigante statunitense si vede costretto ad affrontare il suo primo momento di crisi, in un anno che è cominciato già molto male per la società.

Solo nel primo trimestre, infatti, si è registrato un calo di 200mila iscritti, oltre che un forte calo del titolo a Wall Street, che a Nasdaq ha vissuto una giornata a dir poco terribile (con la chiusura di mercoledì che registra un -35,12%).

Si tratta di numeri che ribaltano completamente le previsioni più ottimistiche e che preludono a una perdita addirittura maggiore di iscritti già nei prossimi mesi. Per il momento la pattaforma di streaming ha sottolineato che ciò è dovuto principalmente alla sospensione dei servizi in Russia, a causa dei conflitti che si registrano tra Mosca e Kiev, oltre alla difficoltà di raggiungere dei nuovi abbonati.

I vertici, però, sanno perfettamente che questa che poteva essere una frenata fisiologica, dopo aver presentato la sua prima serie nel 2013, House of Cards, e pubblicato oltre 126 serie e film originali nel 2016, arrivando così ad una capitalizzazione che nel 2020 era pari a 138 miliardi di euro, potrebbe portare adesso all’inizio di un periodo molto più buio dei felici anni passati.

La stima sulla perdita di iscritti nel corso dell’anno

Per la prima volta da quando è stata ideata (1997), la piattaforma Netflix ha cominciato a perdere utenti invece di guadagnarli. La comunicazione dei risultati del primo trimestre di quest’anno agli azionisti, come previsto dalla normativa americana sulle società quotate in borsa, ha avuto subito delle ripercussioni in borsa, soprattutto se si considera che le stime per l’anno corrente erano decisamente positive, e parlavano di un aumento del numero di iscritti pari ad almeno 2,5 milioni entro la fine del 2022.

La causa di questa improvvisa perdita di abbonati non va ricercata solamente nel conflitto tra Russia e Ucraina, dove la perdita è stata pari a circa 700mila utenti. Tra Stati Uniti e Canada, infatti, si è registrata una perdita altrettanto grave, pari a circa 600mila abbonati.

Si tratta di valori che lasciano intendere che la situazione non migliorerà sicuramente a breve. Le cose, anzi, sembrano destinate a peggiorare, con una nuova stima che parla addirittura di una possibile perdita di altri 2 milioni di abbonati entro la fine dell’anno corrente.

Quali sono le cause di questa perdita?

I motivi principali sembrano essere 4, di cui alcuni collegati tra loro. Il primo, forse quello che ha inciso maggiormente, è quello riguardante l’aumento dei prezzi. Naturalmente non tutti hanno accettato, o avrebbero potuto accettare, il rincaro.

Le forti difficoltà economiche che molte famiglie stanno affrontando, infatti, si sono tradotte in una rinuncia al servizio, soprattutto ora che le circostanze, rispetto alla situazione che si presentava un anno fa, permettono agli utenti di avere numerose alternative a Netflix.

Tra pandemia e lockdown, infatti, il numero di abbonati è inevitabilmente aumentato, ma negli ultimi mesi il numero di persone vincolate alla realtà domestica è diminuito enormemente, con sempre più gente che ha preferito fare altro nel proprio tempo libero.

Allo stesso tempo vi è stata la diffusione di altre piattaforme di streaming che hanno cominciato a diventare sempre più competitive, come Disney+ e Amazon Prime Video, offrendo quindi una maggiore possibilità di scelta.

In entrambi i casi, infatti, il costo dell’abbonamento è più basso rispetto a quello previsto da Netflix, a fronte di un’offerta sempre più ricca e arricchita. Per quanto riguarda Disney+, infatti, un abbonamento prevede un costo pari a 8,99 euro al mese, oppure 89,99 euro all’anno.

Nel caso di Amazon Prime Video, invece, un abbonamento costa solamente 36 euro all’anno, senza contare che quest’ultimo prevede anche la spedizione gratuita di numerosissimi articoli. Quindi, dei concorrenti sempre più forti e spalleggiati da realtà altrettanto grandi, stanno pian piano demolendo ciò che Netflix ha conquistato nell’ultimo decennio.

L’ultimo motivo, ma non meno importante, è quello della pratica della condivisione abusiva diffusa, che trasforma i 222 milioni di abbonati ufficiali in oltre 320 milioni di fruitori di contenuti attivi. Secondo queste cifre, quindi, un utente su tre sfrutterebbe l’abbonamento di amici, parenti o conoscenti grazie alla condivisione delle credenziali. Un fenomeno, quest’ultimo, cui l’azienda ha cominciato a porre un freno solamente da poco.

Le contromosse di Netflix per cercare di recuperare iscritti

Tutti questi motivi, collegati tra loro, hanno portato ad un inevitabile arresto della crescita di Netflix, la quale è adesso al lavoro per cercare di porre rimedio a tutta questa situazione (ad esempio cercando di sondare la reazione degli utenti tramite l’introduzione di nuove icone, come quella del doppio pollice).

Reiterare il successo e i record nei primi 28 giorni di programmazione di contenuti come ad esempio The Witcher (76 milioni di utenti), Bridgerton (82 milioni) e Squid Game (142 milioni), appare al momento molto difficile.

Dare in alcune occasioni la possibilità agli utenti di cambiare il finale di una serie tv non può bastare, mentre la soluzione che sembra essere più adatta, anche per cercare di ridurre il costo degli abbonamenti, è quella di introdurre la pubblicità.

Ad affermarlo è lo stesso cofondatore e amministratore delegato del gigante dello streaming statunitense Reed Hastings, spiegando che qualora si accettino gli annunci pubblicitari si avrà l’opportunità di godere di contenuti a prezzi molto più bassi.

Al momento i prezzi vanno dai 7,99 euro a 17,99 euro al mese, a seconda del numero di profili attivabili e di device che possono essere utilizzati in contemporanea, ma nel corso dell’anno potrebbero arrivare delle nuove opzioni per gli utenti abbonati.

Non si tratta del primo caso di spot all’interno dei contenuti in streaming, basti pensare infatti a Pluto Tv (gratuita grazie all’introduzione di pubblicità) e Chili con l’offerta di alcuni filme gratuiti, che da sempre danno spazio agli annunci promozionali.

Inoltre la diffusione della piattaforma in moltissimi Paesi lascia spazio anche alla produzione e distribuzione di contenuti personalizzati, specifici a seconda delle aree geografiche, ma tutto ciò comporterebbe naturalmente un aumento dei costi.

Moltissimi ragazzi tra i 14 e i 25 anni investono gran parte del loro tempo in videogame o guardando video ludici su Twitch, TikTok e YouTube. Per questo motivo Netflix ha già pensato di introdurre una sezione riservata ai videogame, senza alcun costo aggiuntivo, ma l’efficacia di questa scelta in termini di nuovi iscritti è tutta da vedere.

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