Sabotaggio Nord Stream, il prezzo del gas aumenta del 7%. Ue sempre più verso le rinnovabili

Non si parla di incidente, ma di azione di sabotaggio. Sul fatto che il danneggiamento di parte del gasdotto Nord Stream 1 sia stato intenzionale non sembra esservi quindi alcun dubbio, tutto quello che resta da capire è chi e perché.

Inutile dire che l’ipotesi di un’azione in tal senso ad opera della Russia dovrebbe essere categoricamente esclusa, d’altra parte Mosca avrebbe potuto interrompere l’erogazione di gas in qualsiasi momento, come peraltro aveva fatto in occasione dei lavori di manutenzione del Nord Stream, senza contare che la Russia, e in particolare Gazprom, ha tutti gli interessi ad esportare gas, specie in questa fase, visto che è tra le principali fonti di introiti per il Paese.

L’Ue pronta a fare chiarezza sul sabotaggio del Nord Stream 1

Ursula von der Leyen, e Josep Borrell hanno entrambi tenuto a sottolineare che dall’Europa arriverà una risposta forte al sabotaggio del gasdotto Nord Stream nel Mar Baltico.

In particolare la presidente della Commissione europea ha riferito di aver parlato con la premier danese Mette Fredriksen, in merito alle azioni di sabotaggio avvenute proprio nel tratto di competenza della Danimarca, promettendo indagini su quanto accaduto.

“È fondamentale indagare ora sugli incidenti, ottenere piena chiarezza sugli eventi e sulle ragioni” ha infatti scritto in un post su Twitter la von der Leyen “qualsiasi interruzione deliberata delle infrastrutture energetiche europee attive è inaccettabile e porterà alla risposta più forte possibile”.

Anche Josep Borrell, capo della diplomazia Ue, ha confermato che “ogni deliberata interruzione della fornitura dell’infrastruttura energetica europea è assolutamente inaccettabile e sarà affrontata con una risposta forte e unitaria”.

L’Ue si appresta pertanto a rafforzare la protezione delle proprie infrastrutture energetiche. Borrell ha infatti precisato: “sosterremo qualsiasi indagine volta a fare chiarezza su cosa è successo e perché, e adotteremo ulteriori misure per aumentare la nostra resilienza nella sicurezza energetica”.

Il governo danese si trova in prima linea nell’affrontare la questione del sabotaggio del gasdotto Nord Stream, e il ministro della Difesa, Morten Bodskov, è già partito per un incontro a Bruxelles con il segretario generale della Nato, Jens Stoltenberg per affrontare il tema del gasdotto e quello della guerra in Ucraina.

“Lavoriamo fianco a fianco coi nostri alleati per la pace e la sicurezza dell’Europa” è arrivato a scrivere il ministro in un post su Twitter, ma non è ben chiaro in che modo schierarsi al fianco del governo filonazista di Volodymyr Zelenski possa aumentare la sicurezza dell’Europa, o come inviare armi in Ucraina possa produrre come risultato la pace nel continente.

Quanto al danneggiamento del gasdotto, la premier danese ha dichiarato chiaramente che si tratta di un sabotaggio, infatti in un post pubblicato ieri 27 settembre aveva scritto che le perdite sono state causate da “atti intenzionali, non da un incidente”.

Sabotaggio Nord Stream preoccupa Enel

Il danneggiamento di parte del gasdotto Nord Stream preoccupa anche il CEO di Enel, Francesco Starace, che in un suo intervento all’Italian Energy Summit ha ribadito che bisogna mettere un tetto al prezzo del gas indicizzato al mercato TTF di Amsterdam.

Riguardo il sabotaggio del gasdotto, Starace ha dichiarato: “è molto preoccupante e dimostra come la vicenda appartenga non più al trasporto del gas ma a tutt’altre cose” e circa il price cap al prezzo del gas, il numero uno di Enel ha spiegato che ciò si rende necessario “per ricondurre alla normalità il prezzo che ora è slegato dal suo effettivo valore. Mi auguro che l’Europa arrivi a questa decisione”.

Una decisione in merito dovrebbe essere presa dai ministri dell’Energia dei Paesi memrbi il prossimo 30 settembre, ma “quello che manca all’Europa è avere una piattaforma separata in cui si possa vendere e comprare energia a lungo termine. Così molta parte del consumo energetico sarebbe già stata coperta da contratti fatti nel tempo” ha spiegato Starace.

Eni chiede rigassificatori

In un modo o nell’altro sembra che l’Europa debba rinunciare al gas russo, e il sabotaggio del Nord Stream non fa che dare spessore a questa sensazione.

Se l’Italia dovrà ripiegare sul GNL, visto che nel campo delle rinnovabili siamo ancora molto indietro sulla tabella di marcia, allora servono più rigassificatori.

E quanto alla necessità di investire in rigassificatori sembra che anche il CEO di Eni, Claudio Descalzi, abbia le idee chiare. “Abbiamo ora in Italia 18 miliardi di rigassificazione e i rigassificatori che abbiamo sono saturi. Sul 2022 dovremmo avere un addizionale di circa 9,7-10 miliardi di metri cubi, al 2023-2024 dovremmo avere 17 miliardi addizionali e nel 2024-2025 arriveremo a 21-22 miliardi di metri cubi” ha infatti spiegato Descalzi.

Il CEO ha poi tenuto a ricordare che il governo di Mario Draghi ha investito molto in Paesi ricchi di gas, infatti l’Algeria ha raddoppiato le quantità destinate all’Italia, e questo inverno dovrebbe contribuire con 3 miliardi di metri cubi di gas, che presto dovrebbero diventare 20 miliardi.

Prima della crisi ucraina, e quindi prima delle sanzioni contro la Russia che sono diventate sanzioni contro noi stessi, il maggiore contributore era la Russia, poi c’erano anche Algeria e Norvegia.

“Ora la Russia dà un contributo molto molto basso” spiega quindi Descalzi “dopodiché si aprono capitoli che erano a zero, come il Qatar e l’Egitto, l’Indonesia, il Congo e il Mozambico”. Ed è da qui che dovrebbe arrivare buona parte del gas nei prossimi mesi e nei prossimi anni, “devono dare un contributo che ci porti all’inverno 2024/2025 a essere indipendenti” ha quindi ribadito Descalzi, che ha quindi aggiunto: “servono rigassificatori”.

“Tutto deve essere pianificato per avere quantità in eccesso di gas che permettono di tenere basso il prezzo” ha quindi evidenziato il CEO di Eni “serve una riduzione dell’utilizzo con grade sacrificio però del sistema industriale. Questa è la parte negativa, ma la parte positiva è la sostituzione del gas con altri vettori. Da marzo abbiamo lavorato sui nostri sistemi energivori. Dovranno essere accelerati altri vettori come l’idrogeno che sono alternativi agli idrocarburi”.

Il prezzo del gas sale ancora, +7%

Quanto ai preparativi per l’inverno alle porte, l’Italia è riuscita ad accumulare quantità di gas fino a raggiungere il 90% degli stoccaggi, obiettivo raggiunto in anticipo rispetto alla scadenza di fine autunno, ed ora si punta al 93%.

Ne ha parlato in questi giorni il ministro per la Transizione Ecologica, Roberto Cingolani, che ha spiegato che si tratta di “un traguardo reso possibile dall’intenso lavoro portato avanti dal governo in questi mesi, grazie anche a Snam e al supporto di Gse e Arera”.

E grazie a questo risultato, secondo il ministro, l’Italia può “puntare verso un obiettivo ancora più ambizioso, al quale lavoreremo nelle prossime settimane, volto a raggiungere il 92-93% di riempimento degli stoccaggi, così da garantire maggiore flessibilità in caso di picchi sui consumi invernali.

Al di là dei progetti per il futuro, che in campo energetico prevedono sacrifici da parte di imprese e famiglie, il tutto per portare avanti una politica ostile nei confronti della Russia di Vladimir Putin, al presente abbiamo un ulteriore aumento del prezzo del gas alla Borsa di Amsterdam per via del sabotaggio del gasdotto Nord Stream, con la quotazione che arriva a 199,5 euro a MWh, registrando un incremento del +7,02% rispetto alla chiusura di ieri 27 settembre 2022.

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