
Tesla ha finalmente aperto il suo primo showroom in India, nella metropoli di Mumbai, segnando un passo storico per l’azienda di Elon Musk in uno dei mercati emergenti più vasti e caotici del mondo. Ma l’euforia per il debutto si è subito scontrata con un dato clamoroso: il prezzo del Model Y, pari a circa 70.000 dollari, è quasi il doppio rispetto alla Cina, dove lo stesso modello costa poco più di 36.000 dollari. La ragione? Le tariffe doganali indiane, da tempo al centro di scontri diplomatici e ostacoli per l’arrivo ufficiale di Tesla nel Paese.
Tasse elevatissime e strade disastrate: la rabbia degli utenti sui social
Sui social network, e in particolare su X (ex Twitter), moltissimi utenti indiani hanno criticato duramente la politica fiscale del governo. Un utente ha fatto notare che 2,9 milioni di rupie (circa 35.000 dollari) del costo della Tesla corrispondono solo a tasse. “Paghi 30 lakh di tasse per guidare su buche o ponti rotti”, ha scritto, denunciando una situazione definita addirittura “tax terrorism”. C’è anche chi ha dichiarato: “Aspettavo Tesla dal 2017, ma non spenderò mai una simile cifra per strade in condizioni vergognose.”
L’Autopilot può funzionare davvero in mezzo a buche, mucche e caos urbano?
Molti dubbi sono stati sollevati sulla reale fattibilità tecnica del sistema di guida assistita FSD (Full-Self Driving) in un contesto urbano come quello delle grandi città indiane. “Non vedo l’ora che il pilota automatico si schianti con precisione in una buca”, ha scritto sarcasticamente un utente. Altri sottolineano che Tesla dovrà affrontare problemi unici, come la guida contromano, le corsie invisibili, le mucche in mezzo alla strada e persino i ponti inclinati a 90 gradi. Alcuni utenti ipotizzano che l’intelligenza artificiale della casa americana avrà bisogno di “AI + intervento divino” per sopravvivere.
Musk invitato a guidare di persona a Mumbai: nasceranno le Tesla volanti?
In mezzo all’ironia, un utente ha invitato Elon Musk a guidare personalmente una Tesla a Mumbai, sulla tratta da Andheri Saki Naka a BKC, una delle più dissestate e trafficate della città. Dopo quell’esperienza, sostiene, il fondatore di Tesla potrebbe avere finalmente l’ispirazione per realizzare le tanto attese auto volanti, “specialmente per l’India”. Un altro commento più ottimista suggerisce che, proprio in un ambiente così difficile, il sistema FSD potrebbe migliorare notevolmente, se addestrato con dati provenienti dal traffico indiano.
Un mercato di lusso con ostacoli tecnici e fiscali
Dopo Mumbai, Tesla aprirà uno showroom anche a Delhi, ma le attuali barriere fiscali e infrastrutturali limiteranno il bacino d’utenza al solo mercato di fascia alta, in competizione con marchi come BMW e Mercedes-Benz. L’India rappresenta un banco di prova affascinante ma insidioso per Tesla, che cerca nuovi sbocchi in un momento di calo delle vendite in Europa e Nord America. Secondo Cantor Fitzgerald, la società potrebbe addirittura rivedere la propria guidance per il 2025 in occasione della prossima trimestrale. La domanda resta: sarà l’India a piegarsi a Tesla, o Tesla a doversi piegare all’India?
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