
Il presidente Donald Trump ha annunciato la possibilità di utilizzare i proventi generati dai dazi doganali per distribuire nuovi assegni di stimolo economico ai cittadini americani, con l’obiettivo di contrastare gli effetti inflazionistici provocati proprio dall’inasprimento delle tariffe.
Secondo i dati governativi, oltre 100 miliardi di dollari sono stati incassati finora grazie ai dazi imposti su prodotti provenienti da paesi come Cina, India, Vietnam e altri. L’amministrazione Trump ha avviato questa strategia commerciale già a partire dal cosiddetto “Liberation Day”, il 2 aprile, con l’intento dichiarato di riequilibrare il disavanzo commerciale degli Stati Uniti. Tuttavia, l’impatto si è fatto sentire anche sul mercato interno: i prezzi di numerosi beni di consumo sono aumentati a causa della forte dipendenza delle filiere americane dai fornitori esteri.
Un “rimborso” per le famiglie americane?
Trump ha dichiarato:
“Ci stiamo pensando seriamente abbiamo così tanti soldi che entrano grazie ai dazi, che un piccolo rimborso per certe fasce di reddito potrebbe essere davvero utile.”
Sebbene non sia ancora stato definito il meccanismo di distribuzione, l’idea ricorda i famigerati assegni del CARES Act varati durante la prima presidenza Trump, nel pieno della pandemia di COVID-19, per supportare cittadini e imprese colpiti dalla crisi economica.
Benefici e critiche al sistema dei dazi
I dazi hanno permesso agli USA non solo di raccogliere fondi diretti, ma anche di rafforzare la posizione nei negoziati con paesi partner, che sarebbero disposti a investire centinaia di miliardi di dollari per ottenere condizioni commerciali più favorevoli. Tuttavia, colossi della distribuzione come Walmart hanno espresso preoccupazione: i costi aggiuntivi imposti sui beni importati rischiano di ricadere interamente sui consumatori, dato il margine di profitto estremamente ridotto nel settore retail.
Un effetto già visibile è l’aumento dei prezzi su elettronica di consumo, dove si stima che i nuovi dazi possano far lievitare i costi di oltre il 10%, spingendo i produttori a rivedere la propria strategia di distribuzione e approvvigionamento.
L’annuncio potrebbe trasformarsi in una mossa chiave in vista delle prossime elezioni, puntando a rafforzare il sostegno delle fasce sociali più colpite dall’inflazione.
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