Boris Johnson, dopo le ultime recenti sconfitte sul piano politico, e la sentenza della Corte Suprema del Regno Unito che ha dichiarato illecita e quindi nulla la sospensione dell’attività del Parlamento per tre settimane, sembra se possibile ancor più determinato a far uscire la Gran Bretagna dall’Ue entro la data del 31 ottobre.

Il 29 settembre Johnson aveva già mostrato la sua determinazione assicurando di non avere alcuna intenzione di dimettersi per “lasciare a qualcun altro il compito di cercare una proroga della Brexit”. In un’intervista alla Bbc ha infatti dichiarato: “sono stato eletto per portare avanti il partito”, e al congresso del partito Conservatore ha affermato: “mi sono assunto la responsabilità di guidare il partito in un momento difficile e credo che sia altrettanto responsabile continuare a farlo”.

E per quel che riguarda la Brexit, qualunque sia la situazione a fine ottobre, il Regno Unito è fuori dall’Ue. In sintesi è questo il pensiero del leader Tory, che al congresso del suo schieramento, dopo aver reso omaggio al suo predecessore Theresa May, ha dichiarato: “usciremo dall’Europa il 31 ottobre, succeda quel che succeda”.

E al motto di Get Brexit Done, ieri Johnson ha presentato a Bruxelles la sua offerta, da lui definita: “un compromesso costruttivo” che almeno in teoria dovrebbe essere accettabile per entrambe le parti. Prevede l’istituzione di forme di controllo doganale, ma non ripristinerà “in alcuna circostanza il confine” tra Irlanda e Irlanda del Nord.

Secondo Johnson l’accordo consentirà al Regno Unito di “riprendere il controllo delle sue leggi, del suo denaro e dei suoi confini”. Un’opportunità per andare avanti, voltare pagina verso un miglioramento. A Dublino però l’accordo non piace.

La proposta di Johnson al vaglio della Commissione Europea

Per il presidente della Commissione Ue Jean Claude Junker, la nuova proposta avanzata da Johnson contiene degli “avanzamenti positivi” ma non sarebbe ancora soddisfacente in quanto presenterebbe ancora alcuni “punti problematici”.

Tra Johnson e Junker c’è stato un colloquio telefonico, ed è stato in quella occasione che il presidente della Commissione Europea ha fatto presente che “ci sono ancora dei punti problematici che richiederanno un ulteriore lavoro nei prossimi giorni, in particolare per quanto riguarda il backstop”.

Per la Commissione è di fondamentale importanza preservare “il delicato equilibrio” creato con l’accordo di pace sull’Irlanda del Nord, inoltre Bruxelles ha espresso timori in merito alla necessità di “sostanziali regole doganali” e ha ribadito che “la Ue vuole un accordo” garantendo che prenderà visione e valuterà obiettivamente la nuova proposta.

“Restiamo uniti e siamo pronti a lavorare 24 ore al giorno, sette giorni su sette perché questo accada, come abbiamo fatto negli ultimi 3 anni” fanno sapere dalla Commissione Europea.

Johnson pronto a chiedere di nuovo la sospensione del Parlamento

E nel frattempo Boris Johnson intende ritentare la strada della sospensione del Parlamento, ma per meno giorni questa volta, dalla sera dell’8 ottobre al discorso della Regina che si terrebbe il 14.

Il discorso della Regina nel quale presenta la nuova linea programmatica dell’esecutivo può essere pronunciato solo dopo una sospensione del Parlamento. A diffondere l’informazione della possibile sospensione del Parlamento un comunicato di Downing Street.

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