Il caso Moscopoli nel servizio di Report: per Lega e Fdi “violata la par condicio”

In questi giorni la trasmissione Rai condotta da Sigfrido Ranucci, Report, è finita al centro delle polemiche per il servizio riguardante il caso Moscopoli che vede coinvolto in primis Gianluca Savoini, attualmente indagato per corruzione internazionale, ma anche lo stesso leader della Lega, Matteo Salvini, più volte interrogato senza successo dai giornalisti.

Ebbene la trasmissione Report ha provato a fare il punto, cercando di svelare alcuni retroscena di indubbio interesse per chiunque abbia seguito la vicenda dall’inizio, ma secondo Matteo Salvini e Giorgia Meloni avrebbe violato la par condicio, in quanto il servizio è stato mandato in onda a pochi giorni dalla consultazione elettorale che riguarderà le regionali dell’Umbria.

A poche ore dalla messa in onda dello spot che annuncia la seconda puntata, la trasmissione Report è finita sotto accusa nello stesso Consiglio di Amministrazione Rai, ad opera dei consiglieri della Lega e di Fratelli d’Italia, convinti che il programma di Ranucci abbia violato il principio della par condicio in vista delle elezioni regionali in Umbria.

“In questa azienda sono sempre stato libero di fare correttamente il mio lavoro” ha commentato Ranucci “continuerò a essere libero e non ho motivo di pensare il contrario”. Il punto però non sarebbe la libertà di espressione e di fare informazione, ma il tempismo, non proprio impeccabile. Visto che il caso Moscopoli è scoppiato ormai mesi fa e le indagini sono tutt’ora in corso, dal punto di vista dell’informazione non avrebbe fatto alcuna differenza se il servizio fosse stato mandato in onda dopo la tonata elettorale, invece che pochi giorni prima.

Igor De Biasio, consigliere indicato dalla Lega, e Giampaolo Rossi, indicato invece da Fratelli d’Italia, hanno quindi portato sul tavolo del dibattito un parere della Commissione di vigilanza parlamentare sull’applicazione della par condicio in occasione delle elezioni regionali che si terranno domenica in Umbria. I due consiglieri sostengono infatti che la normativa nazionale debba essere applicata anche nel caso di elezioni locali.

Accuse respinte però da Rita Borioni del Partito Democratico e Riccardo Laganà (dipendenti) che si sono schierati dalla parte di Ranucci, sostenendo che abbia solo esercitato il diritto di cronaca. Ma Rossi non ci sta e ribadisce che la puntata “è apertamente finalizzata al condizionamento del dibattito politico e questo il Servizio Pubblico non può farlo”.

Lo stesso Rossi, ex presidente di Rainet ed editorialista del Tempo, ha avuto da eccepire in particolare sulla tampistica, facendo presente che se la puntata fosse andata in onda una settimana dopo il voto, invece che prima, avrebbe fatto la differenza. In questo caso infatti, secondo il consigliere di Fdi il servizio sarebbe rientrato nell’ambito della “legittima libertà editoriale” del programma.

Una fonte Rai però puntualizza, e spiega che la legge sulla par condicio “prescrive che in occasione delle competizioni elettorali i mezzi d’informazione debbano garantire la parità di trattamento e l’imparzialità rispetto a tutti i soggetti politici sui temi della campagna elettorale, laddove il presunto finanziamento da 65 milioni al Carroccio tramite compravendita di petrolio russo non rientra tra le tematiche in ballo nelle regionali di domenica“. Senca contare poi che nel servizio mandato in onda da Report non si parla di nessuno degli esponenti politici candidati per le regionali in Umbria.

Ma sulla questione delle tempistiche Lega e Fratelli d’Italia proprio non ci stanno, e continuano a puntare il dito parlando di una curiosa coincidenza temporale. Secondo alcune fonti interne all’azienda, lo scopo dei rilievi mossi nel consiglio di amministrazione della Rai sarebbe proprio quello di provare ad evitare che Report torni lunedì prossimo su argomenti così scomodi per la Lega.

Il segretario del Pd Nicola Zingaretti intanto su Twitter si schiera in difesa di Ranucci e scrive: “nel servizio pubblico si difenda la libertà di espressione. Se qualcuno deve esprimere opinioni diverse o fornire versioni alternative ha il diritto di farlo. Ma censurare non può farlo nessuno”.

Sulla stessa linea il deputato del Pd Emanuele Fiano. “Sembra che i membri di destra del Cda Rai, invece di preoccuparsi del baratro degli ascolti in alcuni programmi ideati e lanciati nel corso della stagione sovranista, ancora viva nel servizio pubblico, perdano tempo a censurare l’informazione di Report che ha semplicemente divulgato i pericolosi intrecci di affari intorno a Salvini e ad un disegno inquietante che puntava a colpire la collocazione dell’Italia nell’Alleanza Atlantica e nell’Unione Europea” ha dichiarato Fiano.

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