Manovra economica 2020: dopo il vertice ancora nessuna intesa nella maggioranza. Esecutivo a rischio

Non sono bastate le due ore di vertice a Palazzo Chigi per trovare la quadra sulla manovra economica 2020. La maggioranza che sostiene il governo Conte bis risulta ancora spaccata, e cominciano ad addensarsi nubi all’orizzonte dell’esecutivo la cui tenuta, secondo l’agenzia Fitch, è a rischio.

In pieno disaccordo con il governo nel corso della riunione, il partito di Matteo Renzi, che ha presentato dei subemendamenti per cancellare completamente la Plastic Tax e la tassazione sulle auto aziendali. Per questo Italia Viva ha abbandonato per alcune ore i lavori al Senato. Ora di fatto, a soli 3 mesi dall’avvio del secondo esecutivo guidato da Conte, si comincia a intravedere lo spettro della crisi.

Le cose vanno meglio in Aula, dove la maggioranza tiene incassando la fiducia sul decreto Fisco con 310 voti a favore e 199 voti contrari, ed ora si attende il voto finale sul testo nel pomeriggio di oggi, dopo le dichiarazioni sulle intenzioni di voto.

Il vertice a Palazzo Chigi

Alla riunione di ieri a Palazzo Chigi hanno preso parte, insieme al presidente del Consiglio Giuseppe Conte, il ministro dell’Economia Roberto Gualtieri appena tornato da Bruxelles, il ministro dello Sviluppo Economico Stefano Patuanelli, il ministro dell’Agricoltura Teresa Bellanova, il ministro della Salute Roberto Speranza, il ministro per i rapporti con il Parlamento Federico D’Incà e i vice ministri Misiani e Castelli, nonché il vicecapogruppo di Italia Viva Luigi Marattin.

Le due ore non sono state sufficienti per raggiungere un accordo in particolare sulle cosiddette microtasse, come ad esempio la plastic Tax, ma non solo. Disaccordo con Italia Viva anche per via della differenza di vedute sul decreto fiscale e sulla prescrizione ed ora cominciano ad esserci dei dubbi sulla tenuta del governo.

Infatti nel suo Global Economic Outlook, l’agenzia Fitch ha già espresso le sue perplessità in merito alla situazione attuale nella maggioranza, spiegando che questo clima di incertezza politica potrebbe mettere “a rischio la durata del governo”.

Dal partito di Matteo Renzi arrivano però delle rassicurazioni. “Stiamo lavorando, fiducia nella maggioranza” dicono da Italia Viva secondo quanto riportato dall’Ansa. Intanto da Palazzo Chigi arriva qualche dettaglio in più e alcune fonti spiegano che i partiti sono “tutti ‘daccordo che va fatto un ulteriore sforzo per ridurre la tassazione”.

Secondo le stesse fonti il presidente del Consiglio Conte avrebbe “chiesto alle strutture del Mef e alla Ragioneria di fare un ulteriore sforzo affinché quella che è già adesso una manovra che non aumenta la tassazione, non possa essere distorta per un paio di limitate misure collegate a tasse di scopo” e garantiscono che “anche gli esponenti delle varie forze di maggioranza hanno concordato” sul risultato.

Per raggiungere l’accordo slitta la plastic tax

La tassa sulla plastica, quella che prevede l’incremento della tassazione di 1€ per chilo di imballaggi di plastica, non piace a Italia Viva, e sarebbe proprio un rinvio dell’entrata in vigore di questa microtassa la soluzione al problema.

L’entrata in vigore della Plastic Tax potrebbe essere quindi rinviata per accontentare Matteo Renzi, ed assicurare così la tenuta del governo. Allo stato attuale la misura dovrebbe entrare in vigore nel mese di aprile 2020, ma a questo punto probabilmente slitterà al 2021, non si sa ancora in quale mese.

In realtà era stato fatto anche un altro tentativo, per andare incontro ad Italia Viva, quello di dimezzare la plastic Tax, e di rivedere anche la tassa sulle auto aziendali, la cui entrata in vigore sarebbe prevista per il mese di luglio 2020, ma niente da fare. Per Matteo Renzi questi ritocchi non erano sufficienti.

“Le tasse contro la plastica e lo zucchero ‘funzionano’ mediaticamente per i populisti” ha scritto Renzi su facebook poco prima che iniziasse il vertice “ma sono un autogol per le aziende del settore. Se vuoi ridurre la plastica, incentiva la trasformazione ecologica. Se vuoi cambiare stili di vita, investi sull’educazione. Ma aumentare le rasse serve a far cassa e fa licenziare 5.000 persone. Ecco perché Italia Viva combatte contro l’aumento di queste tasse”.

Italia Viva e Pd non vogliono che la Chiesa paghi l’Imu

E come se non bastasse, a complicare ulterioremente il quadro, nella maggioranza c’è disaccordo anche sulla questione del pagamento dell’Imu da parte della Chiesa cattolica. A denunciare il caso è stato il senatore M5s Elio Lannutti, che su Twitter ha scritto che “Italia Viva e Partito Democratico “hanno posto il veto all’emendamento per far pagare 5 miliardi di Imu alla Chiesa”.

La norma proposta dal Movimento 5 Stelle prevedrebbe infatti che la Chiesa Cattolica paghi l’Imu, compresi gli arretrati dell’allora Ici relativi agli anni che vanno dal 2006 al 2011, come da sentenza della Corte di Giustizia Europea.

Questo garantirebbe un gettito importante per le casse dello Stato, e non toccherebbe di certo i posti di lavoro, ma evidentemente sono altre le ragioni per cui il centrosinistra si oppone alla proposta 5 Stelle, opponendosi contemporaneamente alla sentenza della Corte di Giustizia Europea.

Le questioni irrisolte con Italia Viva

Italia Viva ha iniziato ad opporsi alla tassa sugli imballaggi di plastica sin dall’inizio. E’ dai primi di novembre che Matteo Renzi critica la plastic tax, nella sua versione iniziale poi modificata dalla maggioranza, ed ora torna all’attacco sempre sullo stesso tema, chiedendo la cancellazione della nuova imposta ecologica.

E quello della plastic tax non è l’unico nodo da sciogliere se si vuole tenere insieme la maggioranza di governo, perché ad Italia Viva ci sono altre proposte che non piacciono. A cominciare dal decreto fiscale, che dopo una scaramuccia tra Iv e il Pd è dovuto tornare in commissione per alcune modifiche, ed ora attende di incassare la fiducia della Camera.

Niente accordo nemmeno sul tema del carcere per i grandi evasori fiscali, né sulla questione della prescrizione. Ai parlamentari di Italia Viva infatti, tra i quali troviamo in prima fila Maria Elena Boschi, non va giù lo stop dopo il primo grado inserito nella riforma Bonafede, motivo per cui hanno preso parte alla maratona oratoria delle Camere penali davanti alla Corte di Cassazione.

Fitch: “a rischio la durata dell’esecutivo”

Un rapporto sempre più conflittuale quello con Italia Viva all’interno della maggioranza, che potrebbe anche destabilizzare seriamente il governo. E’ di questo avviso l’agenzia di rating Fitch, che descrive un quadro non tanto rassicurante. “I negoziati sulla legge di bilancio del 2020 hanno messo in evidenza le tensioni politiche tra il M5s e il Pd. Le complesse relazioni tra le due formazioni rappresentano un rischio per la durata dell’esecutivo per l’intera legislatura” si legge nel rapporto dell’agenzia di rating.

Poi Fitch prende in esame anche la questione delle elezioni regionali in Emilia Romagna che “saranno un test per la stabilità della coalizione di governo” un governo che, nonostante tutto, incassa risultati apprezzabili in termini economici. Nello stesso rapporto infatti si evidenzia che “la migliore performance dell’economia nel terzo trimestre del 2019″ potrebbe determinare una chiusura “con un +0,2% piuttosto che a zero”. Invariate invece le previsioni di crescita per il 2020 e per il 2021, che restano rispettivamente al +0,4% e al +0,6%.

Tutti i subemendamenti dal no alla plastic tax agli stipendi dei Vigili del Fuoco

Per Italia Viva la Plastic Tax deve essere cancellata, e con essa anche la sugar tax, ma non solo, perché il partito di Renzi ha presentato un altro subemendamento per dire no alla misura relativa alla tassa sulle auto aziendali, sebbene l’importo di quest’ultima tassa fosse stato già ridimensionato con un emendamento del governo.

Qualche subemendamento lo ha presentato anche il Movimento 5 Stelle, che ha chiesto l’equiparazione degli stipendi dei Vigili del Fuoco a quelli delle forze dell’ordine. A tal proposito il sottosegretario all’interno M5s Carlo Sibilia ha spiegato che “si tratta di 75 milioni di euro per il 2020, di 155 milioni per il 2021, di 155 milioni per il 2022 e di 200 milioni a decorrere dal 2023”.

Sempre dal Movimento 5 Stelle arriva anche la proposta di un bonus dell’importo di 250 euro per incentivare l’acquisto di airbag per moto. La proposta, firmata da Emiliano Fenu e depositata in commissione al Senato, è già stata presentata con il decreto fiscale, e anche stralciata per mancanza di coperture.

La proposta prevedeva una detrazione del 50% delle spese da sostenere per l’acquisto di airbag per moto, fino ad un massimo di 500 euro di spesa complessiva. Per poter procedere in tal senso sarebbe stata necessaria una copertura di 26 milioni circa nel 2021, per trovare i quali si sarebbe proceduto con un lieve incremento delle tariffe delle assicurazioni sulla responsabilità civile dei veicoli, in parole povere un aumento dei costi del premio RCA.

L’accordo nella maggioranza è stato invece trovato sulla proposta di introdurre in manovra un pacchetto di modifiche per gli enti locali, che facilitano di fatto le assunzioni di personale da inserire nelle Province e nei Comuni, e prevedono l’istituzione di un fondo di garanzia per i debiti commerciali.

Altre proposte firmate da tutti i partiti che compongono la maggioranza riguardano poi la stabilizzazione dei precari della ricerca, e il reperimento di risorse che permettano ai sindaci di finanziare i servizi. Ma si lavora anche per agire efficacemente nel contrasto al dissesto idrogeologico, per finanziare con 1.500 borse di studi in più gli specializzandi in medicina, e per aumentare di almeno 20 milioni di euro i fondi per la non autosufficienza.

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