Se non altro è stato di parola, il ministro dell’Istruzione del Movimento 5 Stelle Lorenzo Fioramonti, che ha deciso di rassegnare le sue dimissioni come aveva già preannunciato solo pochi mesi addietro. Il motivo? I 3 miliardi di euro che avrebbero dovuto finanziare istruzione e ricerca non sono mai arrivati.

“Ci vogliono investimenti e subito, nella Legge di Bilancio: due miliardi per la scuola e uno almeno per l’università. Lo dico ora” avvertì il ministro il 5 settembre “se non ci saranno mi dimetto” e così è stato.

Era il giorno del giuramento del governo Conte bis, e il ministro dell’Istruzione Lorenzo Fioramonti aveva già messo le cose in chiaro. Ora, avendo constatato a iter della manovra economica 2020 chiuso, che i fondi che aveva chiesto non sono stati stanziati, ha deciso di tener fede alla promessa fatta, e ha quindi rassegnato le sue dimissioni.

La lettera di dimissioni è stata già presentata al presidente del Consigloio Giuseppe Conte, e Palazzo Chigi ne ha dato conferma la sera di Natale. Intanto su Facebook l’ex ministro spiega che “sarebbe servito più coraggio da parte del Governo”.

Per Fioramonti servivano tasse di scopo per finanziare l’istruzione

Lorenzo Fioramonti, già viceministro dell’Istruzione nel primo governo Conte, aveva presentato la sua strategia che avrebbe rilanciato la scuola e l’università, ma servivano fondi che sarebbero dovuti arrivare attraverso le tasse di scopo. Sarebbe stato necessario quindi inserire delle microtasse su attività inquinanti come i voli aerei o su stili di vita ritenuti poco sani, come il consumo di bevande dolci.

“L’idea è: faccio un’attività che inquina (volare), ho un sistema di alimentazione sbagliato? Metto una piccola tassa e con questa finanzio attività utili, la scuola e stili di vita sani” spiegava il ministro dell’Istruzione a Il Corriere della Sera quando rilasciò la sua prima intervista da ministro.

Seguì un vivace dibattito politico sul tema delle tasse di scopo, unico modo, secondo il ministro per rilanciare l’istruzione, così come viene fatto in altri Paesi d’Europa. Si parlò molto infatti della tassa sulle merendine, di quella sui biglietti aerei, che fu respinta anche perché ritenuta dannosa per il turismo. Sul Corriere del 21 settembre si leggeva: “La tassa sui voli vale 137 milioni e irrita le compagnie: paga il turismo”.

Insomma morale della favola niente tasse di scopo e niente fondi per la scuola, così il ministro dell’Istruzione prende atto della decisione dell’esecutivo e abbandona il suo incarico. Lo aveva detto con chiarezza fin dal primo momento: “la scuola in questo Paese avrebbe bisogno di 24 miliardi. I 3 miliardi che io ho individuato non sono la sufficienza ma rappresentano la linea di galleggiamento”.

Fioramonti: “sarebbe servito più coraggio da parte del Governo”

Ora però al ministro non restava proprio nient’altro da fare, e sui social ha commentato la sua scelta di dimettersi scrivendo: “la verità è che sarebbe servito più coraggio da parte del Governo per garantire quella linea di galleggiamento finanziaria di cui ho sempre parlato, soprattutto in un ambito così cruciale come l’università e la ricerca”.

“Pare che le risorse non si trovino mai quando si tratta della scuola e della ricerca” ha scritto ancora su Facebook Fioramonti “eppure si recuperano centinaia di milioni di euro in poche ore da destinare ad altre finalità quando c’è la volontà politica”.

Ora che ha lasciato l’incarico di ministro dell’Istruzione, Fioramonti continuerà a sostenere l’esecutivo guidato da Giuseppe Conte, e stando a quanto trapelato in queste ore sarebbe intenzionato a formare un proprio gruppo parlamentare, sempre a sostegno del premier. Secondo l’Ansa potrebbe persino formare un nuovo soggetto politico uscendo dal M5s insieme a Nunzio Angiola e Gianluca Rospi.

Per quel che riguarda il ministero dell’Istruzione, nei prossimi giorni si avranno maggiori informazioni in merito al successore di Fioramonti, che al momento sembra poter essere Nicola Morra, presidente della commissione Antimafia. Lo stesso Morra che era già stato indicato come possibile titolare di un dicastero durante la formazione del secondo esecutivo guidato da Giuseppe Conte.

Giorgia Meloni: “doveva dimettersi molto prima”

Per la leader di Fratelli d’Italia, la scelta di presentare le dimissioni dall’incarico di ministro dell’Istruzione di Lorenzo Fioramonti è tutt’altro che condivisibile. “Non sentiremo la mancanza del ministro Fioramonti, che avrebbe dovuto rassegnare le sue dimissioni già da tempo per i suoi post ignobili e deliranti contro le Forze dell’Ordine e le donne” ha detto Giorgia Meloni.

“Lo ha fatto solo dopo l’approvazione della manovra” ha spiegato poi la Meloni “ammettendo il fallimento su scuola e università di un Governo guidato da un professore” e aggiunge ancora “la sua eredità è un pessimo decreto scuola e la sciagurata invenzione di sugar e plastic tax, due folli tasse che mettono a rischio migliaia di posti di lavoro in Italia. Senza contare la sua proposta di aumentare l’Iva, come ci riportano alcune indiscrezioni di stampa di queste ore”.

“Se ne va uno dei peggiori ministri che l’Italia repubblicana abbia avuto” conclude poi Giorgia Meloni “e ora questo Governo faccia un altro bel regalo agli Italiani: vada a casa”.

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