Caso Gregoretti, a votare per il sì al processo contro Matteo Salvini proprio i senatori della Lega

Sono proprio i senatori della Lega a votare a favore del processo a carico del loro leader Matteo Salvini, e lo fanno dietro sua precisa richiesta. Sembra assurdo ma è esattamente così che si sono svolti i fatti quando nella giornata di ieri si è riunita la Giunta per le immunità per votare la proposta di Maurizio Gasparri, contro l’autorizzazione a procedere.

Le forze politiche che compongono la maggioranza di Governo infatti hanno disertato il voto, e a votare sono rimaste solo quelle di opposizione, vale a dire l’intero centro-destra. In Giunta quindi hanno votato a favore della relazione del presidente dell’organismo Maurizio Gasparri di Forza Italia, i senatori Lucio Malan, Fiammetta Modena e Adriano Paroli, oltre a Gasparri stesso naturalmente, e il senatore di Fratelli d’Italia Alberto Balboni.

In totale quindi 5 voti favorevoli alla relazione Gasparri, cioè contro l’autorizzazione al processo nei confronti di Matteo Salvini. Altrettanti però ne sono arrivati dai senatori della Lega, che come richiesto dal loro leader, hanno votato contro la relazione di Gasparri, e quindi a favore dell’autorizzazione a procedere. Risultato 5 contro 5 e quindi in base al regolamento che prevede la bocciatura in caso di pareggio, la votazione termina con il no al testo in esame.

Obiettivo raggiunto quindi per Matteo Salvini, e ora la palla passa al Senato, che entro il mese di febbraio dovrà votare la risoluzione approvata dalla Giunta delle Immunità. Ma per quale motivo il leader del Carroccio avrebbe chiesto ai suoi senatori di votare contro la risoluzione di Gasparri? In realtà il motivo risiede negli effetti positivi che l’immagine del Salvini “perseguitato” può produrre in campagna elettorale.

Ed era proprio per evitare di fornire questo assist a Salvini che le forze di maggioranza volevano evitare di procedere con il voto in Giunta prima delle elezioni regionali in Emilia Romagna. E ci sarebbero anche riuscite se solo non fosse intervenuta la presidente del Senato di Forza Italia, Maria Elisabetta Casellati.

Una riunuone della Giunta che è stata prontamente definita “illegittima” e “una pagliacciata” dai senatori del centrosinistra e del Movimento 5 Stelle, che infatti non si sono presentati. In Giunta ci sono andati però i partiti di opposizione, Lega, Fratelli d’Italia e Forza Italia, e alla fine il risultato cui puntava Salvini è stato raggiunto.

Erika Stefani vota contro la relazione Gasparri, ma la definisce “tecnicamente ineccepibile”

Lo step successivo, come anticipato, è quello della votazione del Senato, e a sostenere il sì al processo nei confronti di Matteo Salvini, almeno sulla carta, dovrebbe essere proprio Erika Stefani, ex ministra e capogruppo della Lega in Giunta. Ed è stata proprio la Stefani, subito dopo aver bocciato la relazione di Maurizio Gasparri, a definire la stessa “tecnicamente ineccepibile”.

“È del tutto evidente che nell’azione dell’ex ministro Salvini sussiste il preminente interesse nazionale. Ha agito nell’interesse della Nazione e nel solco della collegialità” spiega la Stefani. In altre parole, quel che vuole dire la senatrice leghista è che Salvini ha deciso di bloccare la nave della Guardia Costiera Gregoretti fuori dal porti di Augusta con i suoi oltre cento migranti a bordo, coerentemente con la posizione del Governo, a cominciare proprio dal presidente del Consiglio Giuseppe Conte.

E proprio il premier Conte ha replicato in un’intervista rilasciata al programma Sono le Venti sul canale Nove. “Il ministro aveva fatto approvare un decreto sicurezza bis che rinforzava le sue competenze, ha rivendicato a sé la scelta di se o quando far sbarcare le persone a bordo della Gregoretti”.

La base leghista fa partire la campagna #digiunoperSalvini

Sull’autorizzazione a procedere in Giunta quindi la Lega ha votato sì su richiesta di Salvini, che ha preso questa decisione per garantirsi un vantaggio in campagna elettorale, ma stando a quanto il leader del Carroccio ha affermato, la Lega voterà sì anche a febbraio quando a esprimersì sarà il Senato.

“Sì, sono testone” dice Salvini “sono curioso, faccio di testa mia e non ascolto i legali. Sono stufo di passare le mie giornate rispondento su processi e cavilli. Se mi condannano mi condannano, se mi assolvono mi assolvono. Partita chiusa”.

E gli effetti si iniziano subito a vedere, con la base dell’elettorato leghista che lancia la campagna #digiunoperSalvini, alla quale lui stesso, ironicamente, aderisce. “Domani eviterò tortellini, cappelletti e lasagne. Per un giorno”.

Ma non sembra che quella del digiuno sia una strategia in grado di convincere Salvini, che nel frattempo fa un annuncio rivolto agli avvocati. “Apriremo un indirizzo email per tutti gli avvocati che vorranno partecipare alla difesa in questo processo. Magari ci sarà una difesa collettiva con 500 o mille avvocati”.

Per il Pd “Matteo Salvini è sempre più disperato, fuori controllo”

Il Partito Democratico, nella figura del di Nicola Oddati, braccio destro del segretario Nicola Zingaretti, esprime grande perplessità in merito alla condotta del leader leghista. “Matteo Salvini è sempre più disperato, fuori controllo. Chiama a raccolta avvocati, parla di sciopero della fame, arriverà anche a incatenarsi davanti al Parlamento”.

“Non ci crede più nessuno alle sue sceneggiate” dice Oddati “è scappato già da un processo e non ha dato risposte sui presunti fondi russi al suo partito, sugli affari opachi dfei suoi uomini. È stato il peggior ministro dell’Interno della Repubblica italiana, indossava le divise di quegli stessi uomini delle forze dell’ordine ai quali solo noi abbiamo pagato gli straordinari di quando era lui al Viminale”.

Luigi Di Maio su Salvini “è passato dal sovranismo al vittimismo”

Ma cosa è successo esattamente a Sant’Ivo alla Sapienza, dove si tengono le sedute della Giunta per le immunità di Palazzo Madama? La situazione che si è andata a profilare appare paradossale, ma è la logica conseguenza di una precisa strategia politica.

Prima di tutto Salvini è evidentemente convinto che un eventuale processo non approderebbe ad una sentenza di colpevolezza nei suoi confronti, e in secondo luogo sa che dal punto di vista dei consensi gli frutterebbe invece un considerevole vantaggio.

Così dopo aver sperato che la Giunta votasse a favore dell’autorizzazione a procedere nei suoi confronti, quando ha visto che le forze di maggioranza avevano mangiato la foglia, ha deciso di chiedere ai suoi il “favore” di votare per il processo. “Io chiederò domani a chi deve votare, e quindi anche ai senatori della Lega, di farmi un favore: votate per mandarmi a processo e la chiariamo una volta per tutte” ha detto Salvini dal palco “portatemi in tribunale e la chiudiamo una volta per tutte, e sarà un processo contro l’intero popolo italiano”.

“È passato dal sovranismo al vittimismo” è stato il commento del leader del Movimento 5 Stelle, Luigi Di Maio. Le forze di maggioranza infatti hanno provato ad evitare di fornire a Salvini questo assist da sfruttare in campagna elettorale facendo leva su un’immagine da vittima dei più forti, ma alla fine ad averla vinta, fingendo di perdere, è stato proprio il leader leghista.

“Quelli del Pd non hanno neanche la faccia di difendere la loro idea” ha commentato Salvini “vogliono mandarmi a processo e decidere dove, come e quando”. Ma se da una parte, per evitare clamori in pieno clima elettorale, le forze di Governo preferivano rinviare la votazione della Giunta, dall’altra le forze di opposizione hanno tentato di anticipare il voto proprio per poter attuare questa strategia.

Il voto determinante della presidente del Senato Maria Elisabetta Casellati

E ancora una volta, dove il centrodestra non arriva coi numeri, arriva con la presidente del Senato, Maria Elisabetta Alberti Casellati, che si è subito prestata. Ma cominiciamo dall’inizio. La Giunta per le immunità aveva votato all’unanimità, vale a dire sia i partiti di Governo che quelli di opposizione, il fatto che il mese di scadenza entro il quale si sarebbe dovuta tenere la votazione fosse “perentorio”.

La scadenza era quindi quella di venerdì scorso, ma poi, in Giunta per il regolamento, il centrodestra ha cambiato posizione, votando a favore della proposta del leghista Ugo Grassi che proponeva una deroga ai termini di scadenza e fissava la votazione alla data di ieri, lunedì 20 gennaio.

La proposta però non sarebbe passata, se non fosse stato per il voto, decisivo, della presidente del Senato, la Casellati appunto, di Forza Italia, che ha scatenato di nuovo le proteste della maggioranza.

I prossimi appuntamenti del caso Gregoretti

Ora che la Giunta ha respinto la relazione di Maurizio Gasparri grazie ai voti contrari della Lega, restano 30 giorni per giungere alla votazione dell’Aula secondo quanto stabilito dal regolamento del Senato.

Di solito l’Aula prende atto delle decisioni della Giunta, salvo nel caso in cui 20 senatori presentano una mozione di segno opposto. In quel caso infatti si dovrà procedere con la votazione della mozione, il che avverà quasi sicuramente.

Non resta che attendere quindi il verdetto del Senato, per capire se ci sarà oppure no il processo contro Matteo Salvini, che, ricordiamo, potrebbe essere accusato di sequestro di persona per i fatti del 26 luglio 2019, quando vietò lo sbarco degli oltre 100 migranti che si trovavano a bordo della nave della Guardia Costiera Gregoretti.

La nave infatti, dopo aver salvato i migranti fu bloccata a Catania, e per altri giorni davanti al porto di Augusta, dove si era spostata proprio su indicazione del Comando generale della Capitaneria di Porto.

Allora la Procura di Catania aveva aperto un’inchiesta della quale ha in un secondo momento chiesto l’archiviazione “per manifesta infondatezza della notizia di reato”. I giudici però non l’hanno vista in questo modo, e hanno portato avanti le indagini nell’ambito dell’accusa di sequestro di persona “aggravato dalla qualifica di pubblico ufficiale, dall’abuso dei poteri inerenti alle funzioni esercitati, nonché di aver commesso il fatto in danno di soggetti minori di età”.

Se il Senato approverà, come ci si aspetta che faccia, l’autorizzazione a procedere, Salvini sarà accontentato. “Portatemi in tribunale e la chiariamo una volte per tutte” ha chiesto, e così sia.

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