Di Maio si dimette da capo politico del Movimento 5 Stelle, al suo posto Vito Crimi

Luigi Di Maio si dimette da capo politico del Movimento 5 Stelle, confermando così i rumors che si erano già susseguiti in questi ultimi giorni. Ne ha dato comunicazione ai ministri e ai viceministri 5 Stelle, anticipando l’annuncio previsto per le 17 in occasione della presentazione dei facilitatori nazionali e regionali per gli stati generali di marzo.

La decisione di Di Maio, che fino a poco tempo fa sembrava impossibile, era già stata anticipata da IlFattoQuotidiano. Ora Di Maio ha fatto un passo indietro, mostrandosi pronto ad ufficializzare le sue dimissioni conservando la carica di ministro degli Esteri, alla quale si dedicherà quindi a tempo pieno.

Il discorso pubblico si sta tenendo in questo momento al Tempio di Adriano a Roma in occasione della presentazione degli 86 facilitatori eletti in rete con 53 mila preferenze su circa 100mila iscritti alla piattaforma Rousseau.

Una delle poche certezze riguardo il futuro del Movimento 5 Stelle è quella del passaggio del testimone a Vito Crimi, che in qualità di membro più anziano del comitato di garanzia interno si farà carico dell’onere di traghettare il MoVimento fino agli stati generali. La reggenza affidata dunque a Crimi proprio in base a quanto stabilito dallo statuto stesso del Movimento.

Poi a Crimi spetterà il compito di scegliere il capo delegazione per il Governo. Legittime in questo momento, preoccupazioni circa la sopravvivenza dell’esecutivo, che però vengono fugate dalle parole dello stesso segretario del Partito Democratico Nicola Zingaretti.

“Credo che sul Governo non avranno effetti” ha dichiarato Zingaretti “sono segnali di un dibattito interno a M5s, che io rispetto, su come stare in questa fase politica. Io penso che schierarsi contro il centrodestra sia un punto dirimente”.

Di Maio leader del M5s dal settembre 2017

Una leadership, quella di Luigi Di Maio che inizia nel 2017, poco più di due anni fa sul palco di Italia 5 Stelle a Rimini. Era il 23 settembre quando ha assunto l’incarico dopo essere stato eletto con il voto della rete, ed ora, dopo aver portato il M5s a diventare il primo partito in Italia con il 32% delle preferenze alle politiche del 2018, e quindi al Governo, prima con la Lega e poi con il centrosinistra, Di Maio ha deciso di passare il testimone.

Sarà attraverso le elezioni in rete che verrà eletto il successore di Luigi Di Maio, stando a quanto stabilito dallo statuto del Movimento 5 Stelle, e dovranno essere indette entro 30 giorni. Tuttavia non sono in pochi a ritenere che la proclamazione del nuovo capo politico avverrà in occasione degli stati generali che si terranno nelle date del 13-15 marzo 2020.

Spadafora: “la cosa importante è restare uniti”

La notizia è stata commentata subito dal ministro per lo sport del M5s, Vincenzo Spadafora, che è da tempo uno dei fedelissimi di Di Maio. “La cosa importante è restare uniti, tenere tutti uniti nel Movimento, nello scegliere insieme la strada per il futuro” ha dichiarato Spadafora all’uscita da Palazzo Chigi dopo l’annuncio fatto da Di Maio.

“Oggi pomeriggio sarò a Roma insieme a tutti i facilitatori regionali” si è limitato ad annunciare Di Maio “mi collegherò in diretta perché ho delle cose importanti di cui parlarvi… Vi aspetto. A più tardi. Forza”.

Dopo Di Maio il “comitato eletto dagli iscritti”?

Non è neppure detto che a Di Maio succeda un capo politico con gli stessi “poteri”. Infatti proprio della possibilità di affidare la guida del Movimento 5 Stelle ad un comitato si è molto parlato in questi ultimi giorni, specie con l’intensificarsi delle voci riguardanti un possibile abbandono da pare di Di Maio, che hanno seguito le molte critiche provenute un po’ da tutte le direzioni nei suoi confronti.

Potrebbe quindi trattarsi di un “comitato eletto dagli iscritti” proprio come avevano chiesto alcuni senatori una decina di giorni addietro, con un documento che è stato firmato da una decina di parlamentari 5 Stelle.

Morra: “si vive una nuova fase della storia del Movimento”

Il presidente della Camera, Nicola Morra, che da tempo aveva esternato parere favorevole ad un cambio di “direzione” del Movimento, ha commentato la notizia via Facebook scrivendo: “Si vive una nuova fase della storia, breve e già assai intensa, del Movimento. Si affronta una nuova sfida: dimostrare che siamo capaci di realizzare l’intelligenza collettiva (come voleva Gianroberto) attraverso collegialità, partecipazione, trasparenza, per rendere il nostro presente, oltre che il nostro futuro, sempre più umano”.

“È necessario ricordare a noi stessi che insieme si giocano le partite, vincendo o perdendo tutti uniti! Anche per loro due” ha scritto ancora Morra, mentre Giuseppe Brescia, presidente della Commissione Affari costituzionali alla Camera, noto per essere molto vicino a Roberto Fico, ha dichiarato: “il mio rapporto con Luigi è stato sempre un po’ conflittuale, ma abbiamo sempre remato dalla stessa parte, quella che voleva il bene del Movimento e dell’Italia”.

“Insieme abbiamo raggiunto risultati inimmaginabili e lui di certo non si è mai risparmiato” ha detto ancora Brescia “se dovesse dimettersi da capo politico bisognerà pensare ad un nuovo modello di gestione, un comitato eletto dagli iscritti, che abbia la fiducia del garante. Potrebbe essere questa l’idea da portare alla discussione degli stati generali”.

Per Dalila Nesci mancano “strumenti di democrazia interna nel M5s”

Per la deputata M5s Dalila Nesci “il vero problema è la mancanza di strumenti di democrazia interna nel M5s”. La Nesci da tempo si trovava in disaccordo rispetto alle posizioni di Luigi Di Maio, e davanti alle sue dimissioni evidenzia una certa impreparazione della struttura democratica del Movimento.

“Non si sono mai voluti creare i presupposti di una successione a Di Maio” osserva Dalila Nesci “anche le sue modalità di uscita di scena prefigurano consapevolezza dei problemi strutturali del M5s, mi sembra piuttosto una manovra strategica suicidaria del consenso ad un passo dal voto per le elezioni regionali. Una tempistica illogica che rappresenta uno smarrimento politico grave e che ha come origine la crisi identitaria del M5s di cui parlo da tempo”.

“Il M5s non sa più da che parte stare né quale sia la direzione da prendere. L’atto di Luigi Di Maio è l’ennesimo atto di navigazione a vista del M5s” conclude la Nesci.

Silvestri: “finisce l’epoca degli ‘È colpa di Luigi'”

Il tesoriere del gruppo alla Camera Francesco Silvestri mette invece l’accento su un altro aspetto della vicenda ‘dimissioni di Di Maio’ quello che con la decisione del leader politico del M5s si chiude anche “l’epoca degli ‘È colpa di Luigi”.

“In questo momento il Movimento è chiamato ad unirsi intorno a sé stesso e non ad una persona” ha scritto ancora Silvestri “questo ci farà crescere e responsabilizzare ancora di più. Il Movimento è un’entità umana. Ha avuto un’infanzia, un’adolescenza, e adesso sta entrando nell’età adulta. Fa parte della crescita cambiare approccio verso ciò che succede. Questa scelta di Luigi è probabilmente il frutto di questo cambiamento” ha concluso Silvestri.

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