Coronavirus, al Consiglio europeo 4 Paesi si oppongono all’operazione di salvataggio dell’Italia

L’esito del Consiglio europeo non è stato positivo per l’Italia e per gli altri Paesi le cui economie sono in ginocchio per via delle misure di contenimento adottate per fermare il diffondersi del Covid-19. Contro un’operazione di salvataggio di queste economie si sono espressi in particolare quattro Paesi e tra questi, come prevedibile, c’è la Germania.

“Una comunità che lascia cadere i suoi membri nel momento di maggior bisogno non merita questo nome” titola la versione online del Die Zeit dopo l’esito negativo della riunione dei 27 che si è tenuta nella giornata di giovedì.

Nel corso dell’ultimo Consiglio Europeo infatti Germania, Olanda, Finlandia e infine anche Austria, si sono espressi con parere contrario circa una operazione di salvataggio delle economie europee condotta dalla Bce, anche con strumenti emergenziali come i Covid-bond.

Il prossimo Consiglio cui prenderanno parte i 27 sarà tra due settimane, ma prima che i ministri delle Finanze dei Paesi dell’Ue si riuniscano, sarà senza dubbio utile seguire il dibattito politico all’interno dei singoli Stati, che potrebbe cambiare tonalità anche in base ai dati relativi alla diffusione del coronavirus, e quindi alle conseguenze sulle rispettive realtà economiche.

Una settimana fa la casa automobilistica Volkswagen ha chiuso gli stabilimenti in Europa, ed il direttore finanziario ha spronato la Bce ad agire tempestivamente per quel che riguarda l’acquisto dei commercial paper, cioè “debiti a breve scadenza delle aziende che la Banca Centrale ha incluso nel suo nuovo programma di aiuto” come riporta Il Messaggero.

La Germania dice no all’uso dei Covid-bond

Gli effetti sulle economie europee si fanno sentire, dove in maniera meno evidente, dove decisamente più pesante, ma sembra essere ancora diffusa la convinzione in alcuni Paesi del Nord Europa che ogni Stato debba essere in grado di cavarsela da sé.

Sembra di questo parere la Germania, dove il dibattito assume una connotazione dal forte carattere politico anche per via dell’approssimarsi dell’appuntamento elettorale di ottobre. Angela Merkel non si ricandiderà, è stata ella stessa ad annunciarlo, ma il nome del suo successore ancora non è venuto fuori.

Intanto però la sua posizione continua ad avere il peso di sempre, e da europeista convinta di questa Europa in cui la Germania fa il buono e il cattivo tempo, ha affermato di preferire gli strumenti esistenti, vale a dire il fondo salva-Stati, sul quale sono sempre più fitti i dubbi circa il fatto che gli Stati li salvi davvero.

Il ministro delle Finanze tedesco, Peter Altmeier, nel frattempo si è espresso contrariamente rispetto ai covid-bond e ha definito “fantasma” il dibattito sul tema. Invece Alternative fur Deutschland ha espresso parere contrario anche sull’utilizzo del Meccanismo Europeo di Stabilità, una posizione condivisa dalle forze politiche dell’area sovranista italiana, ma per motivi nettamente contrapposti.

I tedeschi di Afd infatti si chiedono “perché dovremmo pagare per gli Italiani” e ancora su questa linea che sa sempre meno di unione europea e sempre più di ognuno per sé, nel mese di giugno 2019 Alternative fur Deutschland  ha presentato una mozione in parlamento con la quale chiedeva al Governo di Angela Merkel di impedire che l’Unione monetaria potesse prevedere in qualche modo una messa in comune del debito.

Sempre Afd ha rilasciato numerose dichiarazioni contro l’Italia e contro altri Paesi del Sud Europa, mentre i rapporti con le forze sovraniste dell’Europa dell’Est si fanno sempre più stretti.

I sovranisti olandesi

L’aria che si respira in Olanda è densa del più becero sovranismo, e nonostante l’incontro di gennaio scorso a Palazzo Chigi tra il primo ministro Rutte ed il presidente del Consiglio Conte si sia svolto all’insegna della cordialità, il rapporto coi Paesi Bassi non è dei più promettenti.

Inevitabile ricordare le dichiarazioni di Jeroen Dijsselbloem, membro del partito del lavoro olandese ed ex presidente dell’Eurogruppo, che tre anni fa, quando ricopriva l’incarico di ministro delle Finanze di un Paese che in qualche modo era diventato una sorta di paradiso fiscale che offriva rifugio a grandi realtà in cerca di un escamotage per aggirare gli oneri fiscali, si lasciò andare in dichiarazioni non esattamente impeccabili.

L’eurosocialista sulla Frankfurt Allgemeine disse che “durante la crisi dell’euro i Paesi del Nord hanno dimostrato solidarietà con i Paesi più colpiti” tuttavia, aggiunse “non puoi spendere tutti i soldi in alcol e donne e poi chiedere aiuto”.

Di recente però il compagno di partito di Rutte si era anche reso conto di “aver chiesto troppo alla Grecia” quando la sua economia era sull’orlo del baratro, economia in soccorso della quale non sono andati solo i Paesi del Nord ma anche gli altri, tra cui ovviamente l’Italia.

Rutte è stato confermato alla guida del Paese a marzo 2019, vincendo di misura. Nell’area sovranista olandese ci sono figure come Geert Wilders, che si trovava sul palco con Matteo Salvini a Milano a maggio in piena campagna elettorale per le elezioni europee 2019, ed è il principale sfidante di Rutte.

Eppure non è l’unico, e siamo ancora in area sovranista, con Thierry Baudet, che ha dato alla luce appena tre anni fa un nuovo partito di estrema destra che però non ha raccolto grandi consensi alle Europee 2019, mentre alle politiche ha conquistato una consistente fetta del Senato, diventando il secondo partito del Paese.

Anche Finlandia e Austria contro unione fiscale ed eurobond

Anche il nuovo Governo della Finlandia si oppone all’unione fiscale e agli eurobond, con il partito socialdemocratico uscente vincitore dalle consultazioni di aprile 2019, affermandosi per uno 0,2% in più sui sovranisti della formazione “I veri Finlandesi”.

Il pressing delle formazioni politiche di destra si fa pesante, ed il Governo si è trovato costretto già una volta a cambiare il premier dopo pochi mesi soltanto. Inoltre a destra del partito de I veri Finlandesi ci sono altre due forze politiche xenofobe ed antieuropeiste.

Per l’Austria il discorso cambia ben poco. Non solo si tratta del primo Paese dell’Ue che ha deciso, a ragione peraltro, di chiudere i confini con l’Italia appena sono apparsi i primi casi di Covid-19 nel nostro Paese, ma ora fa muro anche sulla possibilità di aprire ad aiuti economici per quei Paesi, come il nostro appunto, che si trovano ad affrontare un’emergenza prima di tutto sanitaria, ma inevitabilmente anche finanziaria.

E se il fatto che l’Austria abbia sbarrato i confini a noi come è abituata a fare con i migranti lo possiamo in fondo anche accettare, non sono accettabili le dichiarazioni del primo ministro Sebastian Kurtz. “L’Italia non può diventare una seconda Grecia, non siamo disposti a pagare i debiti dell’Italia” ha affermato qualche mese fa.

Kurtz d’altra parte guida una coalizione che sta assumendo sempre più i connotati di una forza sovranista, ed è proprio grazie a questa nuova linea che il Partito Popolare austriaco si è affermato alle scorse elezioni.

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