Di Maio contro l’Olanda rigorista, è ora di dire basta ai paradisi fiscali

Da parte del ministro degli Esteri, Luigi Di Maio, in questi giorni di dura trattativa con l’Europa circa le misure economiche da adottare per affrontare l’emergenza, c’è sempre stato il massimo sostegno al Governo. L’obiettivo più volte ribadito da Di Maio è quello di “trovare il miglior accordo possibile con l’Europa”, ma il dialogo, specie con alcuni Paesi del nord Europa, si è rivelato particolarmente difficile.

La posizione presa dal presidente del Consiglio sull’uso del Mes è molto chiara, ed è condivisa appieno dal Movimento 5 Stelle, così come lo stesso Vito Crimi, nel suo ruolo di reggente del MoVimento, ha più volte sottolineato.

Dichiarazioni che lo stesso Di Maio ha detto di aver apprezzato. “Vito sta portando avanti un ottimo lavoro e Conte va sostenuto con tutte le nostre forze” ha sottolineato il ministro degli Esteri, che ha poi ribadito che “la partita in Ue è molto complessa e non bisogna abbassare la guardia, dopo di che non dimentichiamoci che in ogni caso il nuovo Mes dovrà passare dal Parlamento. Quindi c’è poco da discutere, i voti non ci sono”.

Nel Movimento infatti erano in molti ad iniziare a preoccuparsi di quale piega possa prendere la trattativa con gli altri Paesi membri, specie considerata la scarsa propensione a concedere terreno da pare dei cosiddetti rigoristi, come l’Olanda che fin dall’inizio è rimasta in prima linea a chiedere che il Mes venga usato con l’applicazione di tutte le sue condizioni.

E su questo tema Di Maio ha rilasciato alcune dichiarazioni anche alla stampa estera. “Qui c’è in gioco il futuro dell’Ue, non dell’Italia” ha detto alla Dpa tedesca, lasciando trapelare parte della sua irritazione per le posizioni assunte da alcuni Paesi membri.

Già qualche giorno fa, in un incontro con i vertici del ministero e con i suoi più stretti collaboratori, aveva chiesto di prendere in considerazione la possibilità di portare sui tavoli europei il tema dei paradisi fiscali. Un nodo che prima o poi deve essere sciolto, ma alcuni si domandano se non sia una risposta alla posizione rigorista del Governo di Amsterdam.

Dal M5s assicurano che Di Maio “vuole solo un’Europa migliore e più solidale”, ma lo stesso Di Maio ha poi fatto maggiore chiarezza dicendo: “il comportamento dei Paesi Bassi è stato intollerabile. Certe chiusure tra l’altro si sono riversate anche sui quotidiani locali aprendo uno scontro tra opinioni pubbliche dei vari Stati, questo è molto triste. E visto che qui in Ue ci sono problemi mai affrontati, come i paradisi fiscali, è bene che se ne inizi a discutere”. Il ministro ha poi aggiunto: “io sogno un’Europa unita dall’amicizia, non dagli interessi dei singoli”.

Ed effettivamente quello dei paradisi fiscali non è un problema che si può continuare a rimandare ad oltranza. Secondo lo studio “The Missing Profits of Nations” che è stato realizzato dai ricercatori Thomas Tørsløv e Ludvig Wier dell’Università di Copenhagen e Gabriel Zucman dell’Università di Berkley, l’Italia perde il 19% di entrate fiscali ogni anno a causa della ‘concorrenza sleale’ rappresentata da diversi paradisi fiscali nel mondo.

Secondo questo report, mancano all’appello circa 8 miliardi di dollari di tasse, che deriverebbero da oltre 25 miliardi di imponibile che va a finire nei paradisi fiscali attraverso torbidi percorsi contabili. 6 di questi 8 miliardi che dovrebbero finire nelle casse dello Stato italiano vanno invece a finire in Olanda, Irlanda e Lussemburgo.

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