Conte sulla proroga dello stato di emergenza fino al 15 ottobre “scelta per certi aspetti obbligata”

È stata approvato dal Senato, ed oggi anche dalla Camera dei Deputati, la proroga dello stato di emergenza che Conte ha deciso di portare fino al 15 ottobre 2020. “È una scelta inevitabile e per certi versi obbligata, fondata su aspetti meramente tecnici” dice il premier nelle comunicazioni al Senato in merito all’intenzione di prorogare lo stato di emergenza.

Ma a quali dati tecnici il presidente del Consiglio Giuseppe Conte sta facendo riferimento? Dal momento che la proroga a suo dire è legata all’emergenza per la pandemia di Covid-19, non possiamo che dedurre si tratti di quelli relativi all’andamento del contagio.

I “dati tecnici” di Conte per la proroga dello stato di emergenza

Quando in Italia la pandemia era nella sua fase più drammatica si contavano fino a 4 mila nuovi casi al giorno, e non si trattava, come ora, di pazienti quasi sempre asintomatici, ma di persone che meno di rado necessitavano il ricovero in ospedale.

Vi era poi il problema dei posti letto in terapia intensiva. Infatti prima della pandemia, secondo quanto apprendiamo da TgCom24, che riporta le parole del commissario straordinario all’emergenza Domenico Arcuri “i posti letto in terapia intensiva, che erano 5.579, ora sono 9.284, e cioè il 79% in più“.

La dichiarazione peraltro è di inizio aprile, quindi la disponibilità di posti letto in terapia intensiva, che rispetto all’inizio dell’emergenza sanitaria era già raddoppiata, ora è aumentata ulteriormente.

Non solo, sono aumentati anche gli altri posti letto nel frattempo. Arcuri spiega infatti che “quelli nei reparti di malattia infettiva e pneumologia che erano 6.198 ora sono 34.320, oltre 4 volte in più, è stato fatto uno sforzo gigantesco”.

Il sistema sanitario italiano ora è quindi in grado di far fronte, all’occorrenza, ad un numero di malati di Covid-19, anche gravi, molto più elevato rispetto a quanto non lo fosse nei mesi di marzo e aprile. Inoltre sono stati fatti enormi passi avanti nel trattamento dei pazienti malati di Covid, il che permette di affrontare con buone speranze di successo anche i casi più critici.

Questo in estrema sintesi il quadro che descrive la situazione in cui si trova il sistema sanitario, ora vediamo invece la situazione dal punto di vista dell’andamento della pandemia, cominciando proprio dal numero dei casi di coronavirus registrati giornalmente.

Nella giornata di lunedì 27 luglio, stando a quanto riportato da La Repubblica, sono stati registrati 170 nuovi casi di coronavirus, mentre il giorno seguente ne sono stati registrati 212. Ricordiamo che stiamo parlando di un Paese con oltre 60 milioni di abitanti, e che molti di questi casi sono importati. E ribadiamo che nel pieno dell’emergenza siamo arrivati a registrare oltre 4.000 casi di coronavirus in 24 ore.

Repubblica parla di una “lieve risalita dei nuovi contagiati di coronavirus a quota 212”. In realtà però i nuovi casi registrati risultano più numerosi di quelli registrati il giorno prima semplicemente perché è aumentato il numero dei tamponi effettuati.

Troviamo il dato relativo ai tamponi effettuati sempre su La Repubblica, dove leggiamo che il 27 luglio sono stati effettuati 25.551 tamponi, mentre tra il 28 luglio ne sono stati effettuati 48.170. Per capire se a parità di tamponi effettuati il numero dei nuovi casi è in aumento oppure no è sufficiente fare una semplice proporzione.

Il risultato del rapido calcolo matematico è molto chiaro. Nella giornata del 27 è risultato positivo al coronavirus lo 0,665% dei tamponi effettuati, mentre nella giornata del 28 la percentuale dei positivi sul totale dei tamponi effettuati scende allo 0,440%. In sintesi non c’è alcun aumento dei casi tra il 27 e il 28 luglio, semmai c’è una riduzione.

Vediamo ancora un po’ di quei “dati tecnici” che il presidente del Consiglio ritiene impongano una proroga dello stato di emergenza. Le persone decedute con il coronavirus nelle ultime 24 ore sono 12 (su oltre 60 milioni di abitanti!). Il totale delle persone attualmente positive in Italia è di 12.609, ma sono quasi tutti asintomatici.

Sono invece ricoverate con sintomi solo 749 persone, alle quali si aggiungono le 40 persone in terapia intensiva, che diminuiscono di 5 unità. Meno di 800 persone malate di coronavirus su oltre 60 milioni di abitanti. Questi sono i “dati tecnici” e indicano che non vi è alcuna emergenza in corso.

Conte: “la dichiarazione dello Stato di emergenza è prevista dal codice di protezione civile”

Ha messo le mani avanti, il presidente del Consiglio, Giuseppe Conte, ricordando che quello che sta facendo il suo governo prorogando lo stato di emergenza fino al 15 ottobre, è del tutto legittimo.

“Ricordo che la dichiarazione dello Stato di emergenza è prevista dal codice di protezione civile” spiega infatti il premier “una fonte quindi di rango primario e di carattere generale, la cui legittimità è stata vagliata positivamente dalla Corte costituzionale. Costituisce il presupposto per l’attivazione di una serie di poteri e di facoltà, necessari per affrontare con efficacia e tempestività le situazioni emergenziali in atto”.

Qui però nessuno mette in dubbio che il governo abbia facoltà di dichiarare lo stato di emergenza, contrariamente a quanto afferma Conte, qui viene messo in dubbio, anzi categoricamente negato dati alla mano, che esista una qualche emergenza in atto. Non vi è alcuna situazione emergenziale, e quindi nulla che giustifichi la proroga dello stato di emergenza.

Conte ha poi proseguito “manteniamo un cauto livello di guardia, non intendiamo introdurre misure restrittive. Vi posso assicurare che da parte del Governo, mia personale, di tutti i ministri, non vi è nessuna intenzione di drammatizzare, né di alimentare paure ingiustificate nella popolazione. La scelta di prorogare lo stato di emergenza non è affatto riconducibile alla volontà di creare una ingiustificata situazione di allarme”.

Il Parlamento approva la proroga dello stato di emergenza fino al 15 ottobre

Prima il Senato e poi la Camera dei deputati, hanno approvato la risoluzione di maggioranza con la quale il governo Conte proroga lo stato di emergenza fino al 15 ottobre. Dopo la votazione che si è svolta ieri a Palazzo Madama, oggi anche la Camera ha approvato la proroga. I voti favorevoli sono stati in tutto 286, 221 i contrari.

L’opposizione, coesa, ha votato contro la proroga dello stato di emergenza. Giorgia Meloni ha parlato di “deriva liberticida” ed ha lanciato un monito all’esecutivo guidato dall’avvocato del popolo “non vi daremo tregua”.

Se dall’opposizione giunge complessivamente una condanna circa l’operato del governo Conte, anche all’interno delle stesse forze che compongono la maggioranza inizia a serpeggiare il malcontento.

Stefano Ceccanti del Pd ha chiesto in Aula che si dia un taglio all’utilizzo dei Dpcm, e che si torni ai decreti legge, attraverso i quali vi è un maggior coinvolgimento delle istituzioni democratiche a cominciare proprio dal parlamento, la cui centralità di cui tanto si parlava nella fase di composizione del Conte bis è risultata alla fine un mero proposito poi disatteso.

“Noi ci stiamo impegnando su una terza opzione: il via libera a un’emergenza di tipo nuovo. Nuova per almeno cinque motivi” ha detto Ceccanti, e ha poi elencato:

“perché con tempi brevi e certi. Perché basata sull’assoluta preminenza di norme primarie e sul carattere recessivo dei Dpcm. Perché basata su limitazioni territoriali e contenutstiche molto delimitate e non generalizzate, valorizzando le autonomie locali, regionali, funzionali, riespandendo pienamente tutte quelle libertà come quella religiosa, già valorizzata con i protocolli con tutte le principali confessioni religiose. Perché scuola, università, elezioni, saranno ricondotte rapidamente verso una sostanziale normalità. Perché il Parlamento non potrà e non dovrà subire le forti limitazioni di questi mesi”.

Proroga dello stato di emergenza, cosa comporta per i cittadini?

Il Parlamento ha approvato la proroga dello stato di emergenza fino al 15 ottobre, ma questo cosa comporterà per i cittadini italiani? Il presidente del consiglio Giuseppe Conte ha voluto subito precisare che “la dichiarazione di proroga dello stato di emergenza non lede la nostra immagine all’estero. Anzi, l’Italia viene vista come un Paese sicuro“.

Ma non è per fare pubblicità al nostro Paese che il governo Conte ha voluto prorogare lo stato di emergenza, le motivazioni ovviamente sono ben altre, ed è lo stesso presidente del Consiglio ad enunciarne alcune nella sua informativa resa al Senato.

“Se lo stato di emergenza non fosse prorogato cesserebbe il coordinamento attribuito alla Protezione Civile così come decaderebbero i poteri straordinari assegnati ai soggetti attuatori, che nella maggior parte dei casi sono i presidenti di Regione. Verrebbe a cessare la sua funzione anche il Comitato tecnico scientifico. A questo occorre aggiungere che al 31 luglio sono prorogati numerosi termini normativi di rango primario e secondario” ha spiegato il presidente del Consiglio.

Il premier è poi sceso in ulteriori dettagli aggiungendo: “dobbiamo essere consapevoli che se non prorogassimo” lo stato di emergenza, “cesserebbero di avere effetto le ben 38 ordinanze, di cui 4 al vaglio della Ragioneria, così come i conseguenti provvedimenti attuativi“.

“Ad esempio decadrebbero le misure per la gestione delle strutture temporanee per l’assistenza alle persone positive, il volontariato di protezione civile, il reclutamento di personale sanitario a supporto delle regioni e dei penitenziari, il numero verde, il pagamento dilazionato delle pensioni negli uffici postali, l’attivazione del sistema Gros, che è la centrale operativa remota di soccorso sanitario per cui in mancanza di posti letto in una regione, Gros interviene per la ripartizione e il trasferimento dei pazienti in altre regioni”.

Tutte misure, quelle elencate da Conte, delle quali nell’attuale situazione non vi è alcun bisogno. Si pensi al sistema Gros per i posti letto, quando in tutta Italia ci sono sì e no 800 persone ricoverate con il coronavirus, e solo 40 in terapia intensiva, quando la disponibilità di posti in terapia intensiva al momento è di circa 10.000.

“Con la proroga dello stato di emergenza continueremo a mantenere in efficienza quel sistema di misure che rendono il nostro Paese più sicuro a beneficio degli Italiani ma anche degli stranieri che vogliono visitare il Paese” dice ancora Conte “la scelta di prorogare lo stato di emergenza non può ritenersi lesiva della nostra immagine all’estero. Non vi è affatto questo rischio, anzi, è vero il contrario. L’Italia è vista da tutti come un Paese sicuro proprio grazie al sistema di monitoraggio e precauzione” che è stato attivato.

All’atto pratico la proroga dello stato di emergenza si concretizza in alcuni specifici aspetti, che di seguito proviamo ad elencare schematicamente.

  • Si continua con lo Smart Working. A decretare l’inizio del cosiddetto smart working è stato un Dpcm, quello del 25 febbraio. Il provvedimento permetteva di adottare la modalità di lavoro a distanza senza che fossero necessari accordi individuali come previsto dalla legge 81/2017 nelle sei regioni più colpite dal Covid-19.

    Poi con il Dpcm del 1° marzo è stata adottata la modalità semplificata estendendola a tutto il territorio nazionale fino al 31 luglio. Con la proroga dello stato di emergenza si estende la possibilità di ricorrere allo smart working fino al 15 ottobre.

    Tra l’altro, come evidenziato da IlSole24Ore, con il decreto Rilancio viene riconosciuto il diritto allo smart working a tutti quei lavoratori che hanno figli di età inferiore ai 14 anni.

  • Un Piano esteso per la scuola. La proroga dello stato di emergenza, secondo quanto spiegato dal presidente del Consiglio, permette al commissario straordinario all’emergenza Domenico Arcuri, di adottare misure straordinarie per la scuola, come l’acquisto dei banchi. In questo modo si renderebbe possibile il regolare inizio del nuovo anno scolastico.
  • Interruzione dei collegamenti con Paesi ritenuti a rischio. È ancora con la proroga dello stato di emergenza che l’esecutivo può provvedere ad interrompere i collegamenti, sia aerei che su rotaie e altri mezzi di trasporto, da e per i Paesi che sono ritenuti a rischio per la diffusione del coronavirus. In questo momento la lista dei Paesi coi quali l’Italia ha attivato il blocco è composta da 16 nazioni.
  • Navi per la sorveglianza sanitaria dei migranti. Il presidente del Consiglio ha parlato della necessità di prorogare anche “il noleggio di navi per la sorveglianza sanitaria dei migranti”. Sebbene vista la situazione di profonda crisi economica in cui versa l’Italia all’indomani del lockdown, e a quanto pare (sebbene i numeri sembrino suggerire tutt’altro) anche sanitaria, forse sarebbe il caso di iniziare a chiudere le frontiere invece di continuare con queste manfrine.
  • Attivazione del sistema Gros per eventuale mancanza di posti letto. Viene annoverato tra i vantaggi della proroga dello stato di emergenza, l’attivazione del sistema Gros, che “è la centrale operativa remota di soccorso sanitario per cui in mancanza di posti letto in una regione, Gros interviene per la ripartizione e il trasferimento dei pazienti in altre regioni“.

    I numeri relativi ai malati di Covid, e quelli relativi ai posti letto disponibili, rapportati anche a quelli che abbiamo avuto nel pieno dell’emergenza, indicano che le probabilità che occorra ricorrere al sistema Gros sono comunque remote.

  • Pagamento delle pensioni dilazionato per via degli accessi contingentati. Grazie alla proroga dello stato di emergenza continueranno ad essere contingentati gli accessi agli uffici postali, con tutto ciò che comporta in fatto di disagio per chi vi si reca ad esempio per ritirare la pensione.

    Si provvede quindi anche per i mesi successivi ad agosto ad anticipare i termini del pagamento dei trattamenti pensionistici, degli assegni, delle pensioni e delle indennità di accompagnamento per gli invalidi civili.

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