Londra: il PIL del secondo trimestre segna un calo del 20,4% e il Regno Unito entra in recessione

Il Regno Unito è ufficialmente entrato in recessione, con la diffusione dei dati relativi all’andamento dell’economia del Paese nel secondo trimestre del 2020. Secondo quanto riportato dai maggiori media il PIL della Gran Bretagna è sceso del 20,4% a causa delle misure restrittive adottate in tutto il Paese nel periodo di lockdown.

Si tratta, secondo quanto riportato anche da La Stampa, della flessione trimestrale più forte da quando il governo ha cominciato a raccogliere questi dati in modo sistematico nel 1955. La Bbc afferma che secondo i dati dell’ufficio statistico nazionale si tratta della prima recessione per il Regno Unito da quando ci fu la crisi finanziaria del 2008, anche se in quell’occasione il Pil aveva visto una flessione del 2,2% soltanto.

In calo drastico anche il numero di occupati, co 220.000 lavoratori in meno nei tre mesi successivi alla chiusura del Paese a causa della pandemia di coronavirus. Il totale degli occupati scende quindi a 31,92 milioni di persone.

Al momento in Gran Bretagna non è stato registrato un incremento particolarmente forte del tasso di disoccupazione come invece accaduto negli Stati Uniti, dove il governo ha messo in campo il Coronavirus Job Retention Scheme del governo, che paga la maggior parte degli stipendi dei lavoratori che non sono stati licenziati.

Le aziende però prevedono che la situazione non migliori nel prossimo futuro, anzi ci si aspetta che la disoccupazione aumenti notevolmente entro la fine del 2020, con la chiusura del programma di sostegno ai lavoratori.

Nel solo mese di giugno l’economia del Regno Unito intanto ha registrato una crescita su base mensile dell’8,7%. Un dato che è stato sottolineato dallo statistico Jonathan Athow, che ha dichiarato: “l’economia ha iniziato a riprendersi a giugno con la riapertura dei negozi, le fabbriche che hanno iniziato a incrementare la produzione e l’edilizia residenziale continua a riprendersi”.

Il numero di decessi registrati nel Regno Unito, secondo l’Ufficio Nazionale di Statistica, è quello più alto d’Europa, con un totale di oltre 50 mila morti con il Coronavirus tra il 1° marzo e il 30 giugno 2020.

“La recessione causata dalla pandemia del coronavirus ha portato al più grande calo del PIL trimestrale mai registrato” ha spiegato ancora l’esperto dell’Ufficio Nazionale di Statistica “l’economia ha cominciato a rimbalzare a giugno… Nonostante questo, il PIL a giugno rimane ancora un sesto al di sotto del livello di febbraio, prima che il virus colpisse”.

Per far tornare l’economia britannica a regime ci vorrà fino all’ultimo trimestre 2021, quindi oltre un anno secondo le previsioni fatte la settimana scorsa dalla Banca d’Inghilterra. Inoltre gli esperti della banca hanno anche previsto un brusco aumento della disoccupazione.

D’altra parte il calo del PIL si mostra in tutta la sua drammaticità specie se rapportato alla media dei Paesi dell’area Euro che si attesta intorno al 12,1%. “I dati di oggi confermano che i tempi duri sono arrivati” ha detto commentando i dati il ministro delle finanze Rishi Sunakcentinaia di migliaia di persone hanno già perso il lavoro, e purtroppo nei prossimi mesi molti di più lo perderanno“.

Stando ai dati pubblicati in questi giorni, nel Regno Unito il livello di produzione nel mese di giugno era inferiore del 16,8% rispetto allo stesso periodo dell’anno precedente, mentre a maggio il calo della produzione era inferiore del 23,3%.

Il fatto che il Regno Unito abbia adottato in ritardo le misure restrittive prese dalla maggior parte dei Paesi dell’Ue durante la fase più acuta dell’emergenza sanitaria rappresentata dalla pandemia di coronavirus, ha fatto registrare una contrazione dell’ecnomia britannica inferiore a quella dell’area dell’euro rispetto ai primi tre mesi dell’anno.

Ancora una volta è interessante osservare i dati dell’Ufficio Nazionale di Statistica, che ha sottolineato come nei primi sei mesi del 2020 il Pil del Regno Unito sia sceso del 22,1%, mentre in Spagna la contrazione è stata del 22,7%, e negli USA si attestava intorno al 10,6%.

“La maggior contrazione dell’economia britannica riflette principalmente il modo in cui le misure di blocco sono state messe in atto per gran parte di questo periodo nel Regno Unito” spiegano gli esperti.

Si deve tener conto del fatto che in Gran Bretagna i negozi di prodotti non essenziali hanno riaperto solo il 15 giugno, mentre pub e ristoranti hanno riaperto poco più di un mese fa. E se per alcuni settori dell’economia sembra prospettarsi una ripresa relativamente rapida, per altri le cose non andranno così bene.

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