Ursula von der Leyen: “presenteremo una nuova strategia per Schengen”. Ecco quali sono i punti cardine

La presidente della Commissione Ue, Ursula von der Leyen, ha affrontato i vari temi caldi e presentato le sfide che i Paesi membri si trovano ad affrontare nelle prossime settimane e nei prossimi mesi. Nel suo primo discorso sullo stato dell’unione all’Eurocamera, la presidente della Commissione ha anche colto l’occasione per annunciare che il vertice globale sulla Salute del 2021 si terrà a Roma, quando la presidenza del G20 sarà passata all’Italia.

“Gli europei vogliono uscire da questo mondo del coronavirus, da questa fragilità, fuori da questa incertezza. Sono pronti per un cambiamento e sono pronti ad andare avanti. Questo è il momento per l’Europa per allontanarsi da questa fragilità verso una nuova vitalità” ha dichiarato davanti agli eurodeputati Ursula von der Leyen.

Il presidente dell’esecutivo comunitario ha toccato poi i vari punti cardine del programma da mettere in piedi per il rilancio dell’Europa all’indomani dell’emergenza sanitaria rappresentata dall’epidemia di Coronavirus.

Sono stati affrontati anzitutto temi di economia sociale, come quello dei salari. “Tutti nell’Unione devono avere i salari minimi. Funzionano ed è giunto il momento che il lavoro ripaghi” ha spiegato infatti la von der Leyen.

Poi è stata toccata la questione Covid-19, con un focus sulle condizioni del sistema sanitario europeo. “L’Europa deve continuare a proteggere vite e mezzi di sussistenza” ha detto la von der Leyen “la pandemia non sta prendendo forza e sappiamo come i numeri possano presto sfuggire dal nostro controllo”.

Poi ha dedicato alcune parole anche per elogiare l’operato di quei lavoratori che sono stati in prima linea nelle fasi più acute dell’emergenza. “Gli operatori sanitari hanno fatto miracoli” ha detto la von der Leyen, che ha poi ricordato che l’azione di Bruxelles ha permesso “a medici rumeni di andare ad aiutare gli ospedali italiani”.

Sulla Sanità la presidente von der Leyen ha speso ancora qualche parola evidenziando che occorre “costruire un’Unione della sanità più forte ed è giunto il momento di farlo”. “Il programma Eu for Health deve essere a prova di futuro e per questo ho proposto di aumentare i finanziamenti e spero che questo parlamento vada a rivedere i tagli fatti dal Consiglio europeo”.

La von der Leyen ha poi tracciato sommariamente le linee guida chiedendo di “rivedere le competenze in materia sanitaria” sottolineando che si tratta di “un compito urgente che sarà trattato nella Conferenza sul futuro dell’Europa”.

Quanto al tema dell’ambiente, l’attenzione della presidente della Commissione Ue si è focalizzata sul problema di ridurre le emissioni ad almeno il 55%. “Il nostro pianeta sta diventando sempre più caldo” ha infatti osservato Ursula von der Leyen.

Covid e sanità Ue: nasce l’Agenzia per la Salute

La presidente della Commissione Ue ha spiegato che la pandemia dimostra quanto ora sia necessario “costruire un’Unione della Sanità”. Fino ad oggi infatti il settore era rimasto sotto la gestione esclusiva dei governi dei rispettivi Paesi membri, mentre domani qualcosa potrebbe cambiare in considerazione delle difficoltà riscontrate nel trovare una risposta uniforme all’emergenza coronavirus.

Von der Leyen ha così annunciato la creazione di Agenzia per la Salute, che sarà in sostanza una versione europea della Barda americana. Per lanciare il progetto si partirà dal summit internazionale dedicato al tema salute. “Con il presidente del Consiglio Giuseppe Conte e la presidenza italiana del G20 nel 2021 organizzeremo un vertice globale sulla sanità in Italia, per dimostrare che l’Europa c’è per proteggere i cittadini” ha fatto sapere.

Il premier Conte ha poi confermato la disponibilità da parte dell’Italia: “felice di ospitare il Global Health Summit con Ursula von der Leyen. Uniti proteggeremo la nostra salute e costruiamo un futuro migliore per le prossime generazioni”.

E sempre restando sul tema della salute, la von der Leyen ha anche ribadito che il virus non è sconfitto, sebbene i numeri dicano proprio questo, o quantomeno che il virus non rappresenta più una grande minaccia per la salute della collettività, e rilancia l’importanza del vaccino. “Non basta trovare un vaccino, dobbiamo garantire che i cittadini di tutto il mondo vi abbiano accesso”.

Il piano per la riduzione delle emissioni inquinanti

Un tema, quello della protezione dell’ambiente che torna come una costante negli interventi dei vari esponenti di spicco della politica europea. Meno presente però nella fattualità delle scelte che vengono operate, a cominciare proprio da quella di distribuire in Italia 11 milioni di mascherine usa e getta al giorno, che dovranno poi essere in qualche modo smaltite.

Ad ogni modo di ambiente e di un’Europa verde parla anche in questa occasione Ursula von der Leyen. “Intorno a noi vediamo gli effetti del cambiamento climatico” dice la presidente dell’esecutivo comunitario, che per affrontare le sfide del domani vede come unica strada percorribile quella del Green deal.

L’Ue infatti proporrà di portare il taglio delle emissioni dal 40% fino almeno al 55% entro il 2030. “I nostri studi di impatto mostrano che le nostre imprese possono farcela” ha spiegato la von der Leyen “abbiamo le prove che ciò che fa bene al clima fa bene all’economia e ai cittadini”.

Per raggiungere l’ambizioso obiettivo di un’Europa climaticamente neutra entro il 2050 è necessario, secondo la presidente della Commissione Ue, accentrare il 55% di riduzione dei gas inquinanti. Ed è proprio in questa direzione che verrà usato il 37% dei 750 miliardi previsti dal Recovery Fund, con il 30% dei fondi che sarà raccolto attraverso green bonds.

Un ruolo chiave nel green deal lo giocherò l’idrogeno, infatti la ex ministra di Angela Merkel ha parlato di “european hydrogen valleys” in grado di ammodernare industria, mobilità e agricoltura.

Il 20% del Recovery Fund per il piano digitale

Guardando al domani dell’Europa non si può trascurare l’esigenza di un sostanziale ammodernamento del Vecchio Continente, ed è in quest’ottica si prevede di investire il 20% dei fondi del Recovery Fund.

“Questo sarà il decennio dell’Europa digitale” ha dichiarato la von der Leyen. Molto importante sarà riuscire a stoccare in Europa i dati dei cittadini dei Paesi membri. Serviranno delle data room comuni che permettano all’Ue di sottrarre i dati al controllo di Usa e Cina.

Si pensa anche ad investimenti nel campo dell’intelligenza artificiale, con il lancio del 5G e del 6G. La presidente della Commissione europea ha annunciato lo stanziamento di “8 miliardi di finanziamenti per un supercomputer made in Eu” che “deve prendere il controllo del proprio futuro”.

Verso la riforma delle politiche migratorie

La riforma delle politiche migratorie della Ue sarà anticipata alla prossima settimana, lo aveva già annunciato un paio di giorni fa la presidente della Commissione europea, che chiede ai governi dei Paesi membri di trovare dei “compromessi” che permettano di evitare il flop registrato nel 2015, quando la sua carica era occupata da Jean-Claude Junker.

La proposta di riforma delle politiche migratorie lanciata da Juner cinque anni fa fallì proprio per via della poca flessibilità mostrata dai governi nazionali di alcuni Stati membri. “Se facciamo compromessi” osserva la von der Leyen “possiamo trovare soluzioni: salvare vite in mare non è un optional!”.

Ecco per quale motivo, secondo la politica tedesca “i governi che fanno di più e sono più esposti ai flussi devono poter contrare sulla solidarietà europea”. Dalle parole si dovrebbe quindi passare ai fatti, cosa che fino ad ora però non è successa.

La von der Leyen assicura che ci sarà “un link tra asilo e rimpatri con la distinzione tra chi avrà diritto di rimanere e chi no” con l’obiettivo di costruire “confini esterni forti e vie legali di migrazione”. Infine “ci assicuraremo che chi ha diritto all’asilo sarà integrato” nelle nostre società.

Appare evidente che non viene minimamente presa in considerazione la possibilità di iniziare a lavorare ad un progetto più ampio per la stabilizzazione dei governi dei Paesi di provenienza dei migranti, ponendo un freno ad un esodo ininterrotto che costringe milioni di persone ad abbandonare la propria casa nella speranza di un futuro dignitoso che difficilmente i Paesi europei sono poi in grado di offrire.

“Siamo convinti che la vita umana debba essere protetta da dovunque si venga” tuona la von der Leyen riferendosi ai partiti sovranisti “per l’estrema destra invece c’è un noi e un loro: questo porta odio. Voi siete portatori di odio, che non ha mai portato buoni consigli. Noi cerchiamo soluzioni”.

Accogliere i migranti finché continueranno ad arrivare tuttavia non è una soluzione. E non lo è soprattutto per loro, perché sono loro a pagare il prezzo più alto di una politica che si limita a rattoppare invece che a lavorare per il cambiamento di un modello che non funziona.

È la stessa von der Leyen ad entrare nel dettaglio offrendo le cifre del fenomeno migratorio. “Lo scorso anno in Europa sono arrivati 2 milioni di migranti e 140mila rifugiati. Dobbiamo essere in grado di gestire la situazione” ha spiegato.

Ecco perché servono soluzioni, come la stessa presidente della Commissione ha osservato, ma accogliere i migranti non cambierà il fatto che milioni di persone ogni anno continueranno ad essere costrette a lasciare le proprie case e la propria terra, e ciò non è umanamente accettabile.

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